Perché leggere questo articolo? A New York City sta per arrivare la congestion charge, un pedaggio sul traffico che costringerà i mezzi privati a pagare fino a 23 dollari al giorno per circolare in piena Manhattan. La pesante tassa fa impallidire l’Area C di Milano e scatena le proteste di molti pendolari, rider e residenti newyorkesi.
L’area C sbarca a New York. Da giugno 2024, la Grande Mela sarà la prima città degli Stati Uniti a imporre una “congestion charge”: un pedaggio urbano imposto a mezzi privati per accedere in alcune zone della città. Più precisamente nella Congestion Relief Zone di Manhattan, ovvero tutte le strade pari o inferiori alla 60esima strada. L’obiettivo è ridurre il traffico, abbassando le emissioni di diossido di carbonio, e investire il ricavato nel miglioramento dei mezzi pubblici. Una strategia di lotta all’inquinamento – e per racimolare denaro – a cui, però, gli States non sono arrivati per primi.
Per una volta è New York a seguire Milano. Il sistema di pedaggio urbano nel capoluogo lombardo esiste infatti dal 2008 sotto il nome di Ecopass, l’attuale area C. E quando Palazzo Marino ha lanciato il suo ticket di ingresso in centro per ridurre il traffico, il modello a cui guardare non era di certo l’America. Ma Londra, che quella barriera anti-smog l’aveva già innalzata nel 2003, e Singapore, dove tale tassa esiste sin dal 1974. La congestion charge newyorkese, però, si distingue su tutte per il suo conto salatissimo, che fa impallidire quella milanese. Se infatti l’area C costa 5 euro nei feriali, per entrare a Manhattan nell’ora di punta si pagherà da 15 a 23 dollari al giorno.
New York, un pedaggio per ridurre lo smog e il traffico
Il 27 marzo 2024, il consiglio di amministrazione della Metropolitan Transportation Authority (MTA) ha approvato il congestion pricing a New York. Secondo le stime dell’MTA, il pedaggio ridurrà del 17% il traffico nel quartiere centrale degli affari di Manhattan. Circoleranno quindi circa 100mila veicoli in meno ogni giorno, alleviando l’affollamento nella zona più congestionata degli Stati Uniti. Ogni anno infatti i newyorkesi perdono in media 117 ore seduti nel traffico, il che costa loro quasi 2000 dollari in termini di produttività e tempo sprecato. Con tale tassa, dunque, si prevede di sbloccare la mobilità, di migliorare la qualità dell’aria e di generare un miliardo e mezzo di dollari l’anno. Soldi che saranno poi investiti in progetti per il miglioramento delle infrastrutture e dei trasporti pubblici, per garantire spostamenti più rapidi e sostenibili.
Le auto che entreranno nella zona dovranno pagare da 9 a 23 dollari al giorno e 5 dollari di sera. Per i furgoni invece la tassa ammonta a 36 dollari giornalieri. Anche gli utenti dei taxi pagheranno un supplemento di 1,25 dollari, mentre quelli di Uber vedranno aumentare le corse di 2,50 dollari. Sono però previsti sconti ed esenzioni. Infatti i proprietari di veicoli il cui reddito annuo lordo rettificato non supera i 50mila dollari o che hanno ricevuto sussidi per redditi bassi possono beneficiare di una riduzione dell’imposta pari al 50%. I mezzi che trasportano persone con disabilità e i veicoli di emergenza autorizzati saranno invece esenti dal pedaggio.
Ma cosa ne pensano i newyorkesi?
La pratica di istituire il pagamento di un pedaggio per attraversare una via o un confine territoriale risale all’epoca medievale. E da sempre ha rappresentato un metodo rapido per rastrellare denaro. In passato il pretesto per la riscossione era la protezione del viaggiatore da parte delle autorità del luogo. Ad oggi, invece, è la riduzione della congestione del traffico e quindi dell’inquinamento. È questa la strada imboccata dalle grandi metropoli internazionali, nonostante le numerose sfide legali, polemiche e proteste. Che neanche a New York sono mancate. Soprattutto da parte degli autisti del rideshare, colpiti duramente dalla tariffazione della congestione. Molti di loro infatti riescono a malapena a guadagnarsi da vivere e sostengono che una tassa per guidare a Midtown costituirebbe un ulteriore fardello economico.
Gli stessi newyorkesi non ci stanno e intentano azioni legali collettive per fermare il pedaggio prima che inizi. La lotta contro la congestion charge sta dunque ottenendo sempre più sostegni e consensi. La class action dei residenti si aggiunge alle proteste dei pendolari e ad altre denunce. Come quella del governatore del New Jersey Phil Murphy, secondo cui la tassazione della Grande Mela viola la Costituzione degli Stati Uniti, discriminando gli abitanti del New Jersey.
L’area C di New York anche a danno di chi non guida
La Congestion Pricing Zone (CPZ) potrebbe danneggiare anche i newyorkesi che non guidano. Molti residenti della zona vivono in condomini residenziali con parcheggi accessori, gestiti da società di parcheggio, che pagano affitti considerevoli ma che aiutano a coprire i costi operativi dell’edificio. Se il pedaggio funzionerà, meno persone si sposteranno con veicoli privati e molti di questi operatori di garage abbandoneranno i loro contratti di locazione. Gli edifici – molti dei quali occupati da newyorkesi a reddito medio e da anziani a reddito fisso – verranno lasciati per coprire il deficit con affitti più alti o spese di manutenzione.
I residenti della zona e gli imprenditori dovranno inoltre pagare salari molto più alti per compensare i costi aggiuntivi del pendolarismo per attrarre e trattenere lavoratori. Oltre all’impatto sulle imprese, l’area C nella Grande Mela potrebbe avere anche un enorme ricaduta finanziaria sulle istituzioni artistiche, teatrali e culturali, il 46% delle quali si trova proprio nella zona della congestion charge.