Perchè leggere questo articolo? “Salvini uomo tigre”. È la belva con cui si identifica il vicepremier nell’intervista rilasciata a Francesca Fagnani. Scelta azzeccata anche per l’esperto di comunicazione politica Alessandro Nardone, intervistato da True-News.it, secondo cui Salvini si conferma un buon comunicatore, ma pecca di incoerenza.
Tra tutte le belve, quella che più rappresenta Matteo Salvini è la tigre. Ed effettivamente, che gli vada bene o male, lui gioca sempre all’attacco. Lo ha dichiarato il vicepremier stesso durante la sua intervista a Belve. Incalzato dalle domande di Francesca Fagnani, il leader della Lega si è destreggiato in un intenso confronto tra vita privata e professione politica. True-News ne ha analizzato la comunicazione insieme a due esperti. Mentre per Patrick Facciolo la performance di Salvini è stata una “occasione persa”, (QUI L’INTERVISTA), secondo Alessandro Nardone, il vicepremier si conferma un buon comunicatore. Anche se di recente, a livello politico, sta mancando di coerenza.
Salvini intervistato a Belve: secondo lei come ne è uscito?
Credo che Salvini ne sia uscito bene. Ha delle ottime doti comunicative. Complessivamente nell’intervista è riuscito a creare empatia, dimostrando in certi passaggi di sapersi prendere anche poco sul serio. È stato al gioco e lo ha fatto, secondo me, in maniera intelligente.
Ci può analizzare la comunicazione del vicepremier, sia nello specifico dell’intervista che in generale?
Nell’intervista Salvini è stato coerente col suo personaggio. Ha fatto anche delle considerazioni interessanti, ad esempio parlando del suo rapporto con Giorgia Meloni. Dal punto di vista della comunicazione politica, è un ottimo comunicatore e bisogna riconoscergli di aver compiuto un’impresa memorabile. Ha risollevato una Lega moribonda, inchiodata al 3% e collocata soltanto al Nord, raggiungendo lo storico risultato delle Europee con cui ha superato il 30%. Il problema è ciò che è avvenuto dopo. Senza entrare nel merito politico e restando sul piano della comunicazione, uno dei fattori più importanti per qualsiasi brand e per ogni leader politico è la coerenza. Valore fondamentale per creare e mantenere credibilità e consenso nel lungo periodo. Salvini, oggi, sta pagando la mancanza di coerenza nelle sue scelte politiche, nonostante la predichi.
Nell’intervista, Fagnani riporta citazioni di lode nei confronti di Salvini “come grande comunicatore che piace perché dice stesse cose che si sentono al bar”. Secondo lei è questa la ricetta del suo successo?
Se fosse questa la ricetta del successo di Salvini avremmo milioni di leader. Queste affermazioni sono semplificazioni fatte da chi non è del mestiere della comunicazione. Salvini ha sicuramente tra le sue qualità quella di sapersi sintonizzare sul comune sentire dei cittadini. Il vicepremier, come Meloni e Trump, è assolutamente un animale politico dotato di istinto politico e ciò emerge dalla sua ottima capacità di comunicare. Ma ci sono tanti altri fattori che compongono una strategia complessiva che si sviluppa su un arco temporale medio-lungo. Attraverso un lavoro scientifico, costante e coerente. Utilizzando gli strumenti della comunicazione in modo orizzontale.
Salvini si autodefinisce disordinato, confusionario, umorale e anche timido nella vita quotidiana. È un’immagine diversa rispetto alla sua figura di politico. Secondo lei, nell’intervista queste caratteristiche emergono dalla sua comunicazione, verbale e non verbale?
Da addetto ai lavori riscontro un suo linguaggio del corpo meno convinto esattamente quando deve affrontare argomenti in cui è più in difficoltà. In quei momenti infatti tradisce una comunicazione più nervosa, ricorrendo a un’iper gestualità e disperdendo lo sguardo nello spazio. Quando invece parla di temi di principio a lui congeniali, ostenta molta sicurezza anche dal punto di vista non verbale.
Cosa potrebbe dunque migliorare?
Per quanto sia molto bravo a comunicare, Salvini avrebbe ancora dei margini di miglioramento. Potrebbe innanzitutto lavorare sulla coerenza, sia a livello politico che comunicativo. Con proposte sempre più originali, con le quali possa trovarsi a suo agio ed essere sempre convinto e convincente.
Nell’intervista è stato anche definito “maestro dell’ipotiposi”. E’ così?
È stato un passaggio divertente, Salvini se l’è giocata bene senza fingere di sapere cosa fosse l’ipotiposi. In realtà, in questo è stato molto più bravo il suo maestro Umberto Bossi, che dal nulla ha creato il “brand” Padania con cui veniva completamente identificato. Il messaggio comunicativo di Salvini invece è molto più diluito. Ma è comunque efficace e forte.
Mi potrebbe fare un breve confronto tra la comunicazione di Meloni e quella di Salvini?
Potrei rispondere con una sola parola: coerenza. Quella che manca a Salvini e che invece Giorgia Meloni ha dimostrato di avere ricostruendo la destra e portandola al governo. Entrambi sono i leader italiani più contemporanei e abili nella comunicazione. A differenza di Schlein, che sotto questo punto di vista è molto deficitaria.
Tra le belve, Salvini si è definito una tigre. Per lei è più un uomo tigre o una tigre di peluche?
Per quello che trasmette nella sua dimensione pubblica è sicuramente un uomo tigre difficile da domare. Che a volte ha la necessità di leccarsi le ferite, come tutti, ma sempre dimostrando la sua grande pervicacia.