Home Esclusiva True Salvini a Belve, Facciolo: “Troppi gesti e sguardi mancati, occasione persa”

Salvini a Belve, Facciolo: “Troppi gesti e sguardi mancati, occasione persa”

Salvini a Belve, Facciolo: “Troppi gesti e sguardi mancati, occasione persa”

Perchè leggere questo articolo? Come se l’è cavata Matteo Salvini ospite di Francesca Fagnani a “Belve”? I giudizi sono discordanti. Il giornalista e dottore in tecniche psicologiche Patrick Facciolo, interpellato da true-news.it, boccia l’intervista: “Eccessiva gesticolazione e sguardo più volte disperso nello spazio. Gran comunicatore? Forse sino al 2019…”

Salvini uomo tigre sotto i riflettori. Oggi si discute e commenta molto la sua intervista a “Belve”. True-News.it ha analizzato la comunicazione del vicepremier e leader della Lega, raccogliendo i pareri (discordanti) degli esperti del settore. Se infatti per Alessandro Nardone (LEGGI QUI L’INTERVISTA), Salvini si è confermato un ottimo comunicatore capace di intercettare il pubblico, per il giornalista e dottore in tecniche psicologiche Patrick Facciolo, invece, l’intervista ha rappresentato l’ennesima occasione persa di fare una buona e diversa comunicazione.

Salvini intervistato a “Belve”: secondo lei ne è uscito bene?

Per Matteo Salvini è stata un’occasione persa: quasi nulla aggiunge e quasi nulla toglie rispetto a quanto di Salvini non sapessimo già prima. Un po’ come per l’intervista a Chiara Ferragni da Fabio Fazio: sinceramente credo non abbia spostato nulla in termini di percepito da parte del pubblico.


In un video pubblicato sui social, lei parla di occasione di comunicazione persa analizzando l’iper gestualità del ministro. Dipende, dunque, solo da questo fattore o anche dai contenuti espressi nelle sue risposte? 

“Belve” è un programma in cui è richiesta e apprezzata una discreta self-disclosure dell’ospite, ovvero un racconto un po’ più personale di sé stessi rispetto a quello che siamo abituati a sentire di solito. Matteo Salvini ha rinunciato quasi del tutto a questa possibilità, mettendo in mostra le solite modalità comunicative e i soliti contenuti che già conosciamo, eccetto in qualche raro momento.


In quanto consulente per la comunicazione, potrebbe analizzare la comunicazione del ministro?

Sintetizzerei così la sua intervista a “Belve”: eccessiva gesticolazione, sguardo più volte disperso nello spazio (occasioni nelle quali ha rinunciato al contatto visivo con la conduttrice Francesca Fagnani), movimenti di autocontatto con le mani (compie il gesto di intrecciare più volte le dita, senza che tuttavia ne sia chiaro il valore semantico). Soprattutto le mani e le braccia per troppe volte gli coprono il viso, proprio per via di questa gesticolazione, che oltre a essere eccessiva è anche troppo alta. Se copriamo il viso con le mani è più difficile intravedere il movimento labiale e lo sguardo del comunicatore, elementi importanti per la decodifica delle parole e delle espressioni facciali.

Nell’intervista, Fagnani riporta citazioni di lode nei confronti di Salvini come “gran comunicatore che ha successo perché dice le stesse cose che si sentono al bar”. Cosa ne pensa lei? È questo aspetto che piace e attrae i suoi sostenitori?

Penso che questa definizione potesse valere fino al 2019. Dalla pandemia in poi, c’è chi ha iniziato a dire le stesse cose “che si sentono al bar” molto meglio (e molto più strategicamente) di quanto non faccia Matteo Salvini. In ogni caso, il fatto che la comunicazione politica sempre più spesso venga associata al “rispecchiamento” completo con le istanze del pubblico, per un politico può diventare un problema importante nel medio-lungo periodo. Ascoltare i cittadini è un aspetto fondamentale, tuttavia non dovrebbe mai trasformare un politico in una sorta di juke-box etero-diretto dalle istanze del pubblico. Altrimenti si rischia di trasformare il politico in un funzionario dei sondaggi.

Salvini si autodefinisce disordinato, confusionario, umorale e anche timido nella vita quotidiana. Tutto ciò emerge da questa intervista? 

Sono tutte descrizioni multifattoriali. Traduco: sono aspetti che in determinati ambiti della propria vita ciascuno potrebbe attribuire anche a sé stesso, in altri ambiti no. Restando allo specifico dell’intervista, le risposte in realtà sono state piuttosto ordinate e pertinenti rispetto alle domande. Anche troppo pertinenti, rispetto alle consuetudini del media training, la disciplina che studia la comunicazione dei personaggi pubblici con i media. Per esempio: rispondere “sì” o “no” a domande chiuse spesso può generare effetti negativi per il comunicatore stesso (ad esempio generare titoli sui giornali su cui il comunicatore non avrebbe alcuna intensità di preferenza). E a Matteo Salvini, durante l’intervista di ieri, è accaduto di rispondere in maniera troppo diretta proprio a domande chiuse, spesso le più rischiose.

Nell’intervista Salvini è stato definito “maestro dell’ipotiposi”. E’ così?

L’ipotiposi è una figura retorica che consiste nella capacità di rappresentare in maniera chiara e vivida specifiche situazioni attraverso le parole. Matteo Salvini è uno dei comunicatori italiani più abili a creare immagini mentali. Ovvero a rappresentare situazioni concrete usando parole che si riferiscono a circostanze, persone e oggetti concreti della realtà, anziché a concetti astratti. In questa abilità, nella storia della comunicazione politica italiana forse è secondo soltanto a Silvio Berlusconi. Il problema, come già detto per la gesticolazione, è l’eccesso. I continui elenchi di Matteo Salvini, per esempio, generano troppe immagini mentali, in troppo poco tempo. Così tante, da poter disorientare l’ascoltatore, anziché riuscire nell’intento di descrivere in maniera chiara e definita singole circostanze.

Cosa dovrebbe migliorare per una comunicazione più efficace?

Abbandonare molte delle tecniche che utilizza, a favore di una maggiore spontaneità: gesticolazione meno forzata, meno elenchi dispersivi, qualche sorriso in più. Vuole avvicinarsi per davvero agli elettori? Cominci allora a comunicare in modo più simile a loro, con modalità più realistiche. Come fanno abitualmente le persone nella vita di tutti i giorni.