Ferrovie dello Stato, Cassa Depositi e Prestiti, Rai. Sono questi i tre nomi cerchiati di rosso. Quelli dei tre consigli di amministrazione più pesanti che dovranno essere rinnovati dopo le Europee. Un secondo giro di valzer dopo quello del 2023 relativo ad Eni, Enel, Poste, Leonardo. Al termine del quale la premier Giorgia Meloni potrebbe riuscire a completare il processo di rinnovamento delle società controllate dal Governo, ad oggi ancora in parte gestite dai presidenti ed ad nominati da Mario Draghi.
Ferrovie dello Stato, Salvini vuole imporre un proprio nome al posto di Ferraris
La partita della quale si sta parlando maggiormente in questi giorni è quella relativa ad Fs. Come sintetizzato dall’Espresso, “la più ricca stazione appaltante d’Italia (25 miliardi di euro col Piano nazionale di Ripresa e resilienza, di cui 18 ancora da spendere) che ha dentro Anas, Trenitalia, Busitalia, Mercitalia e soprattutto possiede la rete di Rfi, i servizi, la logistica, la manutenzione”. Ed anche la società sulla quale Matteo Salvini, ministro ai Trasporti ed alle Infrastrutture, vuole riuscire a imporre un proprio nome. Il rischio di scontro con la premier è alto. Tanto che una delle ipotesi in campo è una riconferma dell’attuale ad Luigi Ferraris. Ma sembra molto più probabile un cambio della guardia.
Il nome che circola maggiormente è quello di Stefano Donnarumma, ex ad di Terna rimasto escluso all’ultimo dalla partita per Enel l’anno scorso. Un profilo che tuttavia proprio non piace a Matteo Salvini. Il quale, come rivelato da Affaritaliani.it, avrebbe fatto il nome dell’ad di Atm Arrigo Giana. Solo uno dei possibili profili di manager del Nord che il vicepremier vedrebbe molto più volentieri al vertice di Fs. Un altro nome possibile è quello di Luigi Corradi, ad Trenitalia inciampato tuttavia recentemente nella polemica della “fermata a richiesta” del ministro Lollobrigida. Per la presidenza, FdI ha opzionato Tommaso Tanzilli.
Cassa Depositi e Prestiti, Scannapieco strapperà la riconferma?
Non meno delicata si preannuncia la situazione in Cassa Depositi e Prestiti. In questo caso è piuttosto concreta l’ipotesi di una possibile proroga per l’ad Dario Scannapieco. Che, soprattutto grazie a Fabio Barchiesi, sembra aver puntellato la sua posizione nei confronti di un governo Meloni inizialmente piuttosto tiepido . Basterà? Un potenziale competitor, Antonino Turicchi, è invischiato nella mission impossible di rilanciare (o vendere) Ita Airways, di cui è presidente operativo. Ma scalpita anche Marcello Sala, direttore generale del dipartimento Economia e Finanze ben visto dal ministro Giancarlo Giorgetti. Che sosterrebbe volentieri anche Alessandro Daffina, managing director di Rothschild Italia con più di un addentellato con Fratelli d’Italia: è amico di lunga data di Ignazio La Russa. La Stampa ha menzionato anche l’ex ad di Poste Matteo Del Fante, che già fu direttore generale in via Goito. Altro nome circolato in queste settimane è quello di Edoardo Ravà, managing director di Goldman Sachs. Piace a Meloni, molto meno a Salvini. Scade anche il presidente di Cdp Giovanni Gorno Tempini. Alessandro Profumo non ha mai smesso di sognare la sua poltrona. Ma qui più che il Governo bisogna convincere le influentissime Fondazioni bancarie. Che in realtà si trovano già bene con Gorno Tempini.
Rai: Meloni punta tutto su Rossi
Anche la Rai è sospeso tra venti di rinnovamento e spinte verso la stabilità. Detto in altri termini: Lega e Forza Italia opterebbero per un altro giro di giostra con l’attuale ad Roberto Sergio, in sella da pochi mesi. Fratelli d’Italia e Giorgia Meloni puntano tuttavia forte su Giampaolo Rossi, oggi direttore generale. Con l’ipotesi di offrire a Sergio la poltrona da presidente di Marinella Soldi, anche lei in uscita. Ma per quella posizione Forza Italia spinge Simona Agnes.
Se queste sono le tre sfide principali, attenzione anche agli altri campi. Sulla carta minori ma cruciali nel determinare i nuovi assetti ed i nuovi equilibri del potere: Sogei, Eur spa, Gse.