Perchè leggere questo articolo? Economia italiana: previsioni riviste in meglio dal Centro studi di Confindustria. Che riconosce come lo stop al Superbonus abbia depotenziato la crescita. M5S: “Smontate le bufale di Meloni”. Osnato (FdI): “Il nostro sistema è resiliente”.
Il Pil italiano nel 2024 crescerà. Anche oltre le aspettative. Il Centro studi di Confindustria diffonde i propri dati, che costituiscono sicuramente un motivo per sorridere all’attuale Governo. Ma che forniscono anche un assist (insperato?) ai Cinque Stelle. Laddove il documento rileva come “il graduale depotenziamento del Superbonus, già in scadenza a fine 2023 in termini di aliquota al 110%, e degli altri incentivi all’edilizia”, rappresenta di fatto un “freno” alla crescita. “Le costruzioni a uso residenziale, in termini di valore aggiunto e quindi di contributo al Pil, dovrebbero risentire fortemente di tale prevista riduzione degli incentivi, gia’ nel 2024 e in misura ancora maggiore nel 2025. Nel 2023, invece, il contributo maggiore alla crescita degli investimenti in Italia, sebbene non l’unico, e’ stato fornito proprio dalle abitazioni”.
PIL 2024: SCARICA IL REPORT DEL CENTRO STUDI DI CONFINDUSTRIA
Superbonus, M5S: “Confindustria smentisce le bufale di Meloni e Giorgetti”
Considerazioni raccolte al volo dai pentastellati. Questa la nota dei componenti M5S delle Commissioni bilancio e finanze di Camera e Senato: “Le bufale sul buco e sulla voragine nei conti, propalate dalla coppia Meloni-Giorgetti, vengono nuovamente smontate. Inoltre lo stesso Centro studi di Confindustria conferma oggi (mercoledì, ndr) un passaggio già espresso ieri in Commissione finanze del Senato dal direttore del Dipartimento delle finanze e cioè che la principale responsabilità dell’aumento dei costi del Superbonus nel 2023 è del Governo Meloni-Giorgetti, che con il decreto legge del febbraio 2023 ha generato una tale effetto panico tra gli operatori da scatenare una corsa all’agevolazione. Questo conferma in ultima analisi che il Superbonus era una misura giusta per risollevare le costruzioni, e l’economia in generale, ed era una misura giustamente costruita con un decalage progressivo che pero’ prevedeva il mantenimento della cessione del crediti d’imposta. L’errore macroscopico e’ stato compiuto da chi, nel 2023, ha pensato di intervenire con l’accetta”.
Pil italiano: le previsioni di Confindustria
Ma oltre al Superbonus, il report del Centro studi di Confindustria tocca molti altri temi economici. Per quanto riguarda i numeri: l’incremento del Pil nel 2024 è previsto dello +0,9%, ovvero 0,4 punti percentuali in più rispetto a quanto previsto nello scenario di ottobre scorso. La crescita nel 2025 e’ invece stimata poco superiore, al +1,1%. Il CSC stima un indebitamento netto della pubblica amministrazione al 4,4% del Pil nel 2024 e al 3,9% nel 2025, “sostanzialmente in linea con quanto indicato dal Governo nel quadro tendenziale del Documento di Economia e Finanza (Def, 4,3% nel 2024 e 3,7% nel 2025)”.
I trasporti e i costi dell’energia rallentano la crescita
Tra i fattori di depotenziamento che rendono la crescita meno forte di quanto avrebbe potuto essere, oltre allo stop al Superbonus, Confindustria menziona il costo dell’elettricità pagato dalle imprese che “resta più alto in Italia rispetto ai principali paesi Ue e anche rispetto agli altri grandi competitor internazionali, come Usa e Giappone”. Con il balzo dei prezzi del gas nel 2021-2022, secndo il Csc, “il divario si e’ allargato ed e’ rimasto piuù ampio nel 2023”.
Quindi, le strozzature mondiali nei trasporti e il loro impatto per l’industria italiana. “Il tema della sicurezza dei trasporti – spiega Confindustria – non riguarda solo il Mar Rosso, snodo cruciale dello scambio di merci tra Europa e Asia, ma anche numerose altre fragilita’ lungo le rotte internazionali di trasporto, per esempio nello stretto di Malacca (in Asia) e nel canale di Panama (in America)”. Diverse criticità, inoltre, secondo il Csc, “si hanno anche nelle rotte regionali dei trasporti, che sono per lo piu’ via terra: per l’Italia in particolare lungo l’arco alpino, per le connessioni con gli altri paesi Ue. A proposito della crisi nel Mar Rosso, in particolare, l’impatto dei recenti aumenti dei costi di trasporto marittimi, più che raddoppiati, sui prezzi alla produzione dell’industria italiana è stimato complessivamente moderato, ma è forte in specifici settori come la chimica, la metallurgia, la carta”.
Le note positive: il taglio dei tassi e l’attuazione del Pnrr
Venendo alle note positive, tra i fattori che sosterranno la crescita italiana nel prossimo biennio, oltre al miglioramento della domanda globale che darà impulso all’export, ci sono il taglio dei tassi e l’attuazione del Pnrr. La Bce da alcuni mesi sta aspettando di vedere nei dati se i rialzi che hanno portato il tasso ufficiale al 4,50% sono in grado di accompagnare l’inflazione europea all’obiettivo del +2,0%. “L’inflazione, tuttavia, ha quasi smesso di scendere da qualche mese, attestandosi al +2,4% a marzo (stesso valore di novembre scorso). In piu’, la dinamica dei prezzi al netto di energia e alimentari ha rallentato finora solo al +2,9%, un valore ancora troppo sopra l’obiettivo. In Italia va molto meglio: inflazione totale al +1,3% e core al +2,3%. Questo, peraltro, è alla base dell’atteso recupero del reddito disponibile reale delle famiglie, un essenziale combustibile per la crescita”.
L’attuazione del Pnrr sta entrando nel frattempo nel vivo: “Nel 2024 e 2025, infatti, l’ammontare delle risorse da spendere per investimenti e riforme previste dal Piano è pari rispettivamente a 42 e 58 miliardi di euro, cioè oltre 2 punti di Pil all’anno. Sebbene sia difficile fare delle ipotesi precise sugli impatti complessivi che le risorse del Pnrr avranno sulla crescita dell’economia, anche perchè mancano informazioni su vari aspetti della recente rimodulazione del Piano, la spinta al Pil di una sua piena attuazione sara’ in ogni caso molto forte, determinante per tenere alta la crescita italiana”, spiega il rapporto.
Osnato: “Smentite le cassandre: il nostro sistema produttivo è resiliente”
Marco Osnato, presidente della Commissione Finanze ed esponente di Fratelli d’Italia, ha commentato: “Gli ultimi dati fanno sicuramente riflettere. Da un lato, i principali indicatori economici ancora una volta smentiscono le cassandre e testimoniano la resilienza del nostro sistema produttivo: la crescita del Pil e la straordinaria combinazione di una corsa dei prezzi che rallenta mentre aumentano gli occupati. Dall’altro, purtroppo, si confermano i rischi associati alla politica restrittiva della Bce, cui Francoforte dovrebbe porre fine il prima possibile”.
Osnato aggiunge: “Ogni giorno il Governo Meloni è impegnato per una politica di bilancio prudente, che punti allo sviluppo senza minacciare la tenuta dei conti pubblici e dando una spinta decisiva al calo dell’inflazione. Sul fronte monetario, invece, la realtà ha mostrato che alzare i tassi può rivelarsi un boomerang. Ora che il 2% nel medio periodo è alla portata per l’Eurozona nel suo insieme, la riduzione dei saggi d’interesse darebbe finalmente ossigeno alle imprese desiderose di essere finanziate, rilanciandone gli investimenti. Solo così la Nazione potrà raggiungere e anche superare le più rosee previsioni, con vantaggi concreti per tutti noi”.