Perché leggere questo articolo? Botta e risposta tra Mauro D’Attis, vicepresidente della commissione Antimafia, ed Emiliano Fittipaldi, direttore de Il Domani che in commissione è stato audito per il presunto caso dossieraggio. Una vicenda che assume tratti sempre più complessi. Osnato (Fratelli d’Italia) interpellato da true-news.it: “I giornalisti italiani dovrebbero anche imparare ad ammettere di aver sbagliato”
L’inchiesta sui dossieraggio assume contorni sempre più inquietanti. “Dal 1 gennaio 2019 al 24 novembre 2022, Striano ha consultato 4124 Sos, su 1531 persone fisiche e 74 persone giuridiche, 1123 persone sulla banca dati Serpico e 1947 ricerche alla banca dati Sdi. Ma l’elemento più preoccupante è che ha scaricato 33.528 file dalla banca dati della Direzione nazionale antimafia. Questo numero enorme di dati e informazioni che fine ha fatto?”. L’interrogativo era stato posto dal procuratore nazionale Antimafia, Raffaele Cantone. “Si è parlato di questa inchiesta con definizione giornalistica dossieraggio e mi ha colpito in negativo”. Lo afferma Emiliano Fittipaldi ascoltato in audizione davanti alla Commissione parlamentare Antimafia nell’ambito del filone sull’inchiesta di Perugia aggiungendo che “dossieraggio vuole dire costruire dossier su persone a fini di ricatto” e che si è usato questo termine mentre ancora sono in corso le indagini.
D’Attis replica a Fittipaldi sul dossieraggio
“L’audizione del direttore del quotidiano Il Domani, Emiliano Fittipaldi, conferma che c’è stato un uso distorto degli uffici della Procura nazionale Antimafia“. Secca la replica in una nota il vicepresidente della commissione Antimafia, Mauro D’Attis.
“Si è attinto a informazioni che sono poi state usate a vari scopi, compreso quello della diffusione di notizie tramite stampa. Il dato che continua a preoccupare è che sono state utilizzate, a parere della Procura di Perugia e non solo, informazioni che nulla hanno a che fare con mafia e terrorismo, ma riguardano solo vicende personali di politici o personaggi pubblici”.
La convocazione di Fittipaldi in Antimafia
“Il lavoro delle prossime sedute della commissione Antimafia sarà ancora più utile per approfondire su chi e perché ha voluto e gestito la raccolta delle informazioni abusive. La Commissione ha il dovere di sostenere le ragioni dell’inchiesta per giungere alla verità”, conclude D’Attis.
Arriva dunque il motivo della convocazione del direttore de Il Domani a Palazzo San Macuto. La commissione parlamentare di inchiesta ha infatti convocato il giornalista per audirlo a proposito del filone di inchiesta di Perugia sui cosiddetti «dossieraggio» ai danni di esponenti politici e del mondo economico, nata dalla denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto.
La vicenda dossieraggio e Il Domani
Fittipaldi non è indagato per la presunta vicenda dossieraggio. Ma lo sono per accesso abusivo a sistema informatico in concorso con il finanziere Pasquale Striano. Insieme con tre cronisti del suo quotidiano. Per questo la presidente dell’Antimafia, la deputata di Fdi Chiara Colosimo, lo ha voluto sentire. “Tutti gli attori protagonisti e non protagonisti, anche le persone che fin qui non sono emerse con un ruolo centrale”. Fittipaldi ha detto di aver fatto solo “complimenti” ai giornalisti. “Non intendo cambiare nessuna organizzazione del lavoro visto che il frutto sono notizie di interesse pubblicate su un giornale libero. Il problema etico ci sarebbe se inventassimo notizie diffamando, non è stato mai diffamato nessuno e abbiamo sempre raccontato cose vere”.
Osnato (FdI): “Giornalismo e fonti, un sistema che dovrebbe cambiare”
Interpellato da true-news.it ha commentato la vicenda il deputato di Fratelli d’Italia Marco Osnato: “Sono preoccupato, come chiunque veda il rischio di un “Grande Fratello” giudiziario o massmediatico che passi al setaccio i suoi legittimi movimenti finanziari per finalità anche eversive dell’ordine democratico. Purtroppo il direttore Fittipaldi è stato audito non per la sua competenza di giornalista ma perché è oggettivamente parte in causa, avendo pubblicato le risultanze di alcuni di quegli accessi abusivi al sistema di segnalazione delle operazioni sospette. Certo, non è indagato e magari avrà dato solo notizie vere, come ha rivendicato e come l’etica professionale gli impone; ma il “sistema” nel suo complesso dovrebbe cambiare”.
Osnato conclude: “In altre occasioni il giornalismo, soprattutto quello anglosassone, ha fatto pubblicamente ammenda per aver usato metodi “poco ortodossi” e per obiettivi poco chiari. Quello italiano, o una parte di esso, dovrebbe fare altrettanto. Bisogna però appurare se la “mela marcia” fosse una soltanto e non facesse parte di una rete organizzata… non ho informazioni in merito e mi limito ad auspicare, come tutti i cittadini, che il caso si ridimensioni e i responsabili facciano i conti con la giustizia”