Giovanni Gorno Tempini, comunque vada, la sua personale partita delle nomine l’ha già vinta. Quando il 23 aprile l’assemblea dei soci di Telecom ha promosso la rielezione di Pietro Labriola ad amministratore delegato, promuovendo Alberta Figari alla presidenza, il banchiere bresciano l’ha spuntata. Gorno Tempini era, infatti, terzo nella lista del consiglio di amministrazione scelto per succedere a quello uscente, dopo il duplex Figari-Labriola. Lista sostenuta, al voto dei soci deciso dall’astensione di Vivendi, da Cassa Depositi e Prestiti. Di cui, en passant, Gorno Tempini è presidente dal 2019.
Gorno Tempini tra Roma e Milano
Che succede tra Via Negri a Milano, sede di Telecom, e Via Goito a Roma, sede di Cdp? Succede che la continuità è nel segno del boiardo di Stato che attraversa gli anni, Gorno Tempini. 62 anni, “figlioccio” del conterraneo Giovanni Bazoli, dominus della finanza bianca all’ombra della Loggia, si è già assicurato il quarto giro nel gotha dei grand commis che operano nelle partecipate pubbliche i cui vertici sono nominati dalle autorità nazionali o locali.
Già ad di Cdp dal 2015, presidente di Fondazione Fiera Milano dal 2016 al 2019 e di nuovo in Via Goito come presidente dal 2019, vedrà il suo mandato scadere nell’imminente tornata di nomine. E chiamata a decidere della sua conferma la compagine governativa di Giorgia Meloni che già nel 2022, secondo rumors insistenti, avrebbe più volte respinto al mittente i tentativi di Gorno Tempini di accreditarsi come potenziale futuro Ministro dell’Economia e delle Finanze. La voce, riportata da Blitz Quotidiano. Mentre la sua poltrona è in bilico e assieme a Meloni il titolare di Via XX Settembre, Giancarlo Giorgetti, dovrà valutare il profilo suo e dell’ad Dario Scannapieco, con cui gli screzi sono stati continui, per Gorno resta sempre la poltrona del cda di Tim.
Telecom e l’ascesa di Gorno Tempini
Certo, Telecom-Tim non è formalmente una delle partecipate su cui lo Stato decide direttamente e in prima persona: è partecipata di secondo livello, con una quota del 9,81%, proprio tramite Cdp. Però sicuramente si può far afferire la tlc nazionale alla categoria di imprese su cui la mano pubblica, anche per interesse strategico, arriva. In questo caso, Gorno Tempini si è assicurato, mal che vada, una exit strategy vedendo confermata la sua poltrona promossa nel 2021 con l’ingresso nel cda di Via Negri. Ben che vada, la continuità che tanto apprezzano i boiardi di Stato abituati a superare il tempo dei governi e delle maggioranze.
Nel cda promosso dall’astensione di Vivendi, Cdp ha giocato un ruolo decisivo sostenendo Figari, Labriola e la loro lista. In cui è rappresentato anche Gorno Tempini. Il quale, va ricordato, non è però formalmente “uomo Cdp” in Telecom. Ma eletto in quanto nominato dalla lista del cda. Insomma, Gorno Tempini rappresenta, innanzitutto, sé stesso e, a giudicare dai risultati, lo fa bene. Forse accorgendosi della possibilità di un avvicendamento in Cdp, Gorno Tempini si è consolidato membro del cda della telco già in passato di Stato. Con che obiettivo? Viene da chiedersi come il manager nominato quando nel 2021 il suo ingresso sembrava prefigurare una sponda alla creazione della rete unica siederà nel cda della Telecom post-scorporo della rete per la cessione a Kkr.
Il caso Open Fiber
Al contempo, resta aperta l’annosa partita di OpenFiber. Azienda che con Tim lavorava in passato alla convergenza per la rete unica ma di cui è ancora, formalmente, concorrente.
L’anomalia che riguarda Gorno Tempini l’ha spiegata bene Federico Ughi su queste colonne: “Open Fiber è posseduta al 60% da Cassa Depositi e Prestiti e al 40% dal fondo australiano Macquarie. La società fu creata a suo tempo da Enel per la messa in opera di infrastrutture di rete, in concorrenza a Tim. In quanto presidente di CDP, Gorno Tempini fa parte del comitato nomine di Open Fiber. Bene, l’anomalia dove è? Gorno Tempini è anche consigliere di amministrazione di Tim, proprio il principale competitor“.
Si attende il futuro del disegno industriale su Tim e Open Fiber. Le quali, ad oggi, restano formalmente aziende concorrenti. Ma non c’è concorrenza nel Cv di Gorno Tempini, uomo per tutte le stagioni che in quella attuale vede la sua poltrona più di peso in bilico circa la possibilità di conferma. E nel frattempo si garantisce, in Tim, un porto sicuro. Blindato anche grazie ai voti della società a partecipazione pubblica di cui è presidente.