Perchè leggere questo articolo? Il Pd attacca Vannacci senza nominarlo. Il post “Ignoralo” diventa virale e il generale tenta di appropriarsene per ribaltare la strategia comunicativa. I rischi della politica memizzata: Chiara Ferragni docet…
Ignoralo. La comunicazione del Pd verso le Europee sui social si muove sul filo del rasoio. E’ diventato virale il post pubblicato su X il 27 aprile con cui i dem affrontano Roberto Vannacci non nominandolo mai. Questo il testo di accompagnamento all’immagine del generale dal volto parzialmente oscurato: “Non gli faremo il favore di rilanciare i suoi deliri, le sue frasi schifose, la vergogna che rappresenta per tutte le donne e gli uomini in divisa. Proteggiamoci dalle sue parole d’odio. Compiamo un gesto di difesa del dibattito pubblico”. Il post sta circolando molto ed ha superato le 700mila views. E si pone l’interrogativo: pur non nominandolo, il post del Pd non finisce comunque lo stesso per dare ulteriore visibilità a Roberto Vannacci ed alla sua candidatura con la Lega?
Vannacci “ruba” il meme del Pd
Quel che è certo è che il diretto interessato non ha ignorato il messaggio. E sta rispondendo in un modo che dal punto di vista comunicativo appare efficace: cercando di appropriarsi della campagna del Pd contro di lui, con un meme alla seconda potenza. Come? In una delle sue ultime uscite ha sfoggiato una t-shirt con sopra proprio l’immagine del post dei dem con il suo volto oscurato dalla scritta “Ignoralo”. Ha spiegato ai cronisti: “Mi è sembrato carino rubarglielo. Del resto Schlein vuole fare la sua campagna elettorale sfruttando il mio nome e io li aiuto in questo“. E la Lega sostiene questa strategia comunicativa rilanciando sui propri profili social l’immagine del generale che indossa il suo stesso meme.
Chiara Ferragni: “Pensati libera” un anno (e un Pandoro-gate) dopo
Chi vincerà la battaglia mediatica? E’ forse ancora presto per dirlo. Quello che è certo è che non si tratta della prima volta che un messaggio pubblico “fa tutto il giro” dapprima divenendo meme e poi anche anti-meme, ovvero ritorcendosi contro il proprio creatore in mille versioni modificate sul web che ne ribaltano senso e intenzioni originarie. Il caso più eclatante degli ultimi tempi era politico in senso lato. Il “Pensati libera” sfoggiato da una Chiara Ferragni all’apogeo del proprio potere mediatico dal palco di Sanremo nel 2023. Il messaggio di empowerment femminile sulla stola del suo abito era da subito divenuto iconico e virale. Ma aveva altrettanto rapidamente generato varianti. Ulteriormente moltiplicatesi nelle settimane del Pandoro-gate e della separazione da Fedez. “Pensati povera” o “Pensati single” alcune delle versioni circolate maggiormente.
“Parlateci di Bibbiano”: il mantra Cinque Stelle
Tornando alla politica dei partiti, è evidente che nell’epoca dei social qualsiasi slogan particolarmente perentorio rischi di ottenere un effetto boomerang. “Parlateci di Bibbiano” era divenuto un vero e proprio mantra soprattutto tra i CInque Stelle. Ma il tentativo di associare una presunta storia di traffico di minori e pedofilia al Pd si è rivelato un autogol clamoroso quando la vicenda si è dissolta in una bolla di sapone. E lo slogan si è ritorto contro Di Maio & company.
Meloni, da “Io sono Giorgia” a “Chiamatemi Giorgia”
Aveva in sè sin dall’inizio tutte le caratteristiche per diventare un meme il celebre discorso “Io sono Giorgia” della leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Declinato in innumerevoli forme soprattutto da parte dei detrattori della futura premier. Che è ora tornata a battere sul medesimo refrain invitando gli elettori a scrivere il suo solo nome di battesimo “Giorgia” sulla scheda elettorale. E i creatori di meme sono già all’opera…