Perché leggere questo articolo? Con la prossima cessione del Monza, dopo 38 anni tra Milan e polisportiva, la holding Fininvest smetterà di finanziare club professionistici.
Quale che sia il prossimo azionista di maggioranza del Monza, se Orienta Capital Partners – che, effettuata la due diligence, da settimane viene considerato il futuro acquirente – o un altro gruppo, la cessione del club brianzolo, quando avverrà con tutti i crismi dell’ufficialità, il closing insomma, segnerà di fatto una data in qualche modo storica per il mecenatismo sportivo all’italiana: l’uscita di scena, dopo 38 anni di iniezioni di denaro del gruppo Fininvest in diversi club per una cifra complessiva decisamente superiore al miliardo di euro.
Oltre 900 milioni di euro per il Milan
Come in molti casi, nel capitalismo neoliberista nostrano, gli obiettivi dei figli, insomma degli eredi, non sono sempre gli stessi dei padri, e diversi sono anche gli strumenti per perseguirli. Che lo sport sia stato per Silvio Berlusconi non un capriccio, ma un fondamentale veicolo di immagine, è storia nota. Dal 1986, e fino all’aprile 2017, quando il club passò a Li Yonghong, nell’ambito di un’operazione molto discussa, Fininvest è stata la controllante e la cassa del miglior Milan della storia.
La holding, creata nel 1978, divenuta SpA nel 1982 e le cui quote sono da sempre in mano alla famiglia Berlusconi per via diretta o indiretta, ha tenuto il controllo del club per oltre trent’anni, alimentandone non solo la bacheca, ma anche lo status internazionale. Desumendoli dai bilanci del gruppo, iniziati in lire e finiti in euro, la testata Eurosport aveva stimato in oltre 900 milioni di euro i versamenti di Fininvest nelle casse rossonere in trent’anni. Commentando la cessione, Marina Berlusconi – che mai era entrata nella dirigenza rossonera, a differenza della sorella Barbara – parlò di una decisione sofferta ma necessaria per Fininvest: “Se guardiamo al nostro gruppo, l’impatto positivo della vendita sui conti, tra l’incasso e gli esborsi annui che non dovremo più sostenere, è davvero rilevante”.
Il Monza, l’ultimo figlioccio calcistico di Berlusconi
Una cesura di appena un anno, ed ecco Fininvest di nuovo a controllare un club calcistico, sicuramente meno pesante dai punti di vista dei conti, ma anche dei ricavi: il Monza, rilevato nel 2018, portato in Serie A per la prima volta nella storia e, ora, in via di dismissione. L’età dell’oro del club ha rappresentato l’ultimo figlioccio calcistico di Silvio Berlusconi. Fininvest ha investito circa 200 milioni nel club, il cui presidente è tuttora Paolo Berlusconi, ma circa un anno dopo la morte dell’ex presidente del Consiglio il gruppo, guidato dalla figlia Marina, non pare avere più intenzione di mantenerne il controllo e, se possibile, uscirebbe definitivamente dalla compagine sociale.
Il sogno della polisportiva Fininvest
Per un significativo quinquennio cominciato nel 1988 e terminato nel 1993, del resto, c’è stato il denaro di Fininvest dietro a Mediolanum Sport, il nome originario della società polisportiva – sarebbe poi diventata Polisportiva Milan – che aveva acquisito alcuni club milanesi di vari sport con titoli sportivi nelle rispettive massime divisioni, vale a dire Hockey Club Devils Milano, Milano Baseball, Volley Gonzaga e Amatori Rugby. La società si strutturò, avendo cura di tenere in ruoli apicali alcune figure che già da tempo facevano parte della cerchia dei collaboratori più fidati di Berlusconi, demiurgo (e poi distruttore) del progetto : Fabio Capello, Adriano Galliani – autentico trait d’union tra Milan, polisportiva e, successivamente, Monza – e Fedele Confalonieri.
Come andò sul campo non è oggetto di queste righe; basta segnalare che i successi arrivarono ma che, trattandosi di operazioni di immagine, a fronte di investimenti spesso fuori scala per certi sport non ci fu un adeguato ritorno – un aspetto tutto sommato atteso – e che i problemi, per i club, sarebbero giunti dopo. Nel 1993, del resto, il disimpegno del gruppo Fininvest era già noto e annunciato.
Complici l’ingresso della politica quale principale obiettivo berlusconiano e la vittoria delle elezioni del marzo 1994, i più fidati collaboratori di Berlusconi, che avevano ruoli rilevanti anche all’interno della polisportiva, iniziarono ad avere altri compiti, strettamente legati alla nuova figura politica del capo, e gli stessi investimenti di Fininvest, dallo sport, vennero dirottati in Forza Italia. Per i due anni seguenti garantì la copertura dei costi, ma si fermarono gli investimenti e ciò che sarebbe successo alle squadre di quella che, dal 1993, era diventata Polisportiva Milan, era di fatto un destino segnato, nonostante un investimento complessivo di circa 80 miliardi di lire.
La politica, la figura del capo, gli eredi
Dalla discesa in campo – esiziale per la polisportiva – all’ultima elezione in Senato proprio nel collegio di Monza, passando per il ruolo del Milan in termini di consenso e immagine proiettata (folgorante la battuta sul suo primo sfidante alle urne, alle politiche del 1994 nel collegio Roma 1, l’ex ministro delle Finanze Luigi Spaventa: “Quante Coppe dei Campioni ha vinto?”), in qualche modo gli investimenti di Fininvest hanno accompagnato dagli anni Novanta l’ascesa politica di Berlusconi. E le mosse attuali della holding dimostrano quanto la sua figura irripetibile si concedesse, in fondo per calcolo individuale, sfizi decisamente lontani rispetto al core business del gruppo e destinati, per questo, a non sopravvivergli.