Home Politics L’Italia manderà i Samp/T all’Ucraina: il dilemma sulle “armi difensive” aperto dalla Lega

L’Italia manderà i Samp/T all’Ucraina: il dilemma sulle “armi difensive” aperto dalla Lega

Samp/T armi ucraina

I missili mandati all’Ucraina sono armi difensive? Se lo è domandato il leghista Andrea Crippa a valle del summit Nato di Washington. Dove la premier Giorgia Meloni ha valorizzato nuovamente il ruolo dell’Italia nel fornire artiglieria antiaerea del sistema Samp/T a Kiev. Non è la prima volta che dal numero due della Lega arrivano questi distinguo. “Il sistema di difesa aerea Samp/T è un’arma con cui noi facciamo la guerra alla Russia: non va bene”, ha detto a maggio Crippa, vicesegretario della Lega, al Fatto Quotidiano, aggiungendo che come Carroccio “adesso diciamo basta a invii di nuove armi all’Ucraina”. Una presa di posizione forte, quella del politico monzese, che segnala come dalle parti di Via Bellerio ci sia un’idea chiara: il nono pacchetto di aiuti a Kiev che Giorgia Meloni e il Ministro della Difesa Guido Crosetto hanno promosso dovrà essere l’ultimo. Ma sul Samp/T è bene fare chiarezza.

Cosa sbaglia Crippa sul Samp/T

La posizione di Crippa e della Lega risponde a una linea politica chiara in un contesto in cui il futuro della posizione italiana al fianco di Kiev sarà tutta da valutare. Ma il vice di Matteo Salvini prende almeno tre scivoloni nella sua posizione che si può ricostruire tra la dichiarazione più recente e l’intervista al quotidiano diretto da Marco Travaglio.

Innanzitutto, la prima è di carattere strettamente militare. Partiamo dalle basi: il Samp/T non è “un’arma” ma una piattaforma operativa per missili a medio raggio, formata da sei componenti, come anche il sito dell’Esercito Italiano ricorda. Formano il Samp/T, prodotto di inizio millennio della collaborazione militare italo-francese, innanzitutto un modulo di gestione dell’operatività tattica e un modulo di comando.

La batteria ha poi operativo il radar ARABEL90, che svolge operazioni di raccoglimento informazioni e ricerca target; il radar è alimentato dal quarto elemento, un gruppo elettrogeno; il Modulo Lanciatore Terrestre, abilitatore decisivo della funzionalità del sistema si lega al Modulo Ricarica Terrestre. Sei componenti, più una: i missili Aster che rendono il Samp/T operativo. Ogni modulo lanciatore ne installa otto per volta.

L’impiego operativo

Dunque, una piattaforma complessa la cui operatività, lo ricordiamo, è legata alla proiezione anti-aerea delle forze armate che lo usano. E qua veniamo al secondo errore: la dottrina operativa. Crippa pensa, guardando all’invio di una batteria missilistica, che l’Italia possa seguire Regno Unito e Francia nell’inviare assetti come Scalp e Storm Shadow, missili capaci di colpire target a lungo raggio. Ma la proiezione del Samp/T è unicamente di matrice protettiva contro aerei e missili, non proiettiva, in una fase critica per le difese ucraine pressate da Mosca. Quindi, sì: la batteria di Samp/T ha valenza difensiva.

I missili Aster lanciati dai Samp/T sono ritenuti fondamentali da Kiev per resistere ai missili ipersonici russi. “Tuttavia”, ricorda Il Sole 24 Ore, “i due sistemi antimissile raggiungono solo un’altitudine compresa tra 30 e 35 km, mentre il missile ha, come l’Iskander-M (altro sistema missilistico tattico ipersonico russo a corto raggio), una traiettoria semi-balistica che lo fa evolvere, per gran parte del suo volo, tra i 50 e i 60 km di altitudine. L’intercettazione quindi è possibile solo nella sua fase discendente, quando il missile passa sotto un’altitudine di 35 km”.

Utilizzare il Samp/T a ridosso del fronte per proiettare potenza evitando l’intercettazione di missili russi sarebbe, dunque, uno spreco. Più utile, invece, per proteggere infrastrutture critiche come i dispositivi di generazione energetica bersagliati dalla Russia nei raid dell’ultimo periodo. Con conseguenze nefaste come i colpi agli ospedali ucraini della scorsa settimana.

Il Samp/T? In Ucraina c’è già…

Il terzo punto è politico e strategico. Crippa sbaglia su un punto: l’idea della “guerra alla Russia” palesa la difficoltà a capire che la logica dell’escalation non debba essere respinta solo da parte occidentale, ma debba esserlo su un presupposto bilaterale. Coinvolgente anche una Russia meno attenta a cercare di perseguire a tutti i costi la vittoria militare in Ucraina. Kiev ha poche possibilità di vincere sul campo la guerra. Ma un suo tracollo sarebbe la sconfitta di chi l’ha sostenuta. E nessuno, mai e poi mai, vorrebbe vedere il proprio Paese sconfitto in guerra. Collegare sostegno all’Ucraina e escalation citando la Russia non aiuta a un ragionamento serio sul tema. Anche perché, en passant, il Samp/T in Ucraina c’è già. Lo abbiamo mandato, in batteria unica, assieme alla Francia esattamente a maggio 2023. Non ricordiamo escalation russe verso i nostri lidi per questo…