Perché leggere questo articolo? Il regime talebano punta sul turismo come antidoto alla crisi economica in Afghanistan e per farsi riconoscere come legittimo al mondo. Anche se di recente i visitatori sono aumentati, gli ostacoli non sono pochi. Soprattutto le contraddizioni riguardanti le donne: un regime che continua a opprimerle sempre di più, come si comporterà con le turiste straniere?
Il turismo è il petrolio italiano, o almeno così dicono, e adesso anche i talebani lo vogliono come carburante per risollevare l’economia dell’Afghanistan e far accettare il proprio regime al resto del mondo. A tre anni dalla conquista militare del Paese nel 2021 e il ritiro delle truppe statunitensi, il governo talebano in Afghanistan sta cercando di normalizzare le sue relazioni internazionali e affrontare una grave crisi economica. Una delle strategie adottate è quella di promuovere il turismo straniero, impedito per oltre vent’anni a causa della guerra.
Nonostante la situazione politica instabile e oppressiva dei talebani, e il conseguente isolamento globale del Paese, negli ultimi anni alcuni turisti stranieri hanno visitato l’Afghanistan grazie a incentivi elargiti dal governo. Come racconta Associated Press, di recente a Kabul il regime talebano ha aperto un istituto di formazione professionale nel settore del turismo e dell’ospitalità. La classe di debutto è composta da 30 uomini: la loro età, il loro background ed esperienza lavorativa non conta, basta che siano rigorosamente maschi. Alle donne afghane, come noto, è proibito tutto, anche studiare oltre i 12 anni.
Turismo in Afghanistan, un problema di genere
Ma se le donne afghane continuano a essere private dei loro diritti e libertà, come si comporterà il regime talebano di fronte all’ingresso delle turiste straniere nel Paese? È proprio uno dei temi trattati – anche se non ufficialmente – nel corso di formazione turistica promosso dal governo. Oltre a lezioni sulla storia dell’Afghanistan, sul suo artigianato, sull’antropologia e sull’ospitalità, agli studenti viene spiegato sia come interagire con le donne straniere, sia le loro usanze estremamente diverse da quelle locali imposte.
Le visitatrici potranno quindi compiere attività vietate alle afghane, come ad esempio mangiare in pubblico, viaggiare sole, e parlare con uomini con cui non hanno legami di sangue o di matrimonio. Inoltre, potranno alloggiare presso il Serena, l’unico hotel a cinque stelle del paese, che dopo una lunga chiusura ha riaperto la sua spa e il centro estetico solamente alle turiste straniere. Da regime infatti alle donne afghane è interdetto l’accesso a palestre e saloni di bellezza, e i luoghi pubblici in cui potersi incontrare sono limitati.
Le restrizioni sulle donne e le ragazze afghane pesano sullo sviluppo del turismo, ma grazie a questa prima apertura alcune compagnie di viaggio occidentali hanno iniziato a proporre pacchetti per l’Afghanistan. Una scelta che ha suscitato non pochi dubbi e critiche sia dal punto di vista morale che di sicurezza. Secondo Shane Horan, fondatore dell’agenzia di viaggi statunitense Rocky Road Travel, visitare l’Afghanistan non rappresenta un consenso al regime politico talebano, ma l’obiettivo di sostenere pratiche turistiche responsabili che contribuiscano positivamente all’economia locale, promuovendo il rispetto e la comprensione reciproci.
In Afghanistan il turismo aumenta ma gli ostacoli non sono pochi
I numeri dei turisti stranieri in Afghanistan sono in aumento. Nel 2021 ce n’erano 691, l’anno seguente 2300, fino ad arrivare a 5200 nel 2023. Il più grande mercato dei visitatori stranieri è la Cina, data la sua vicinanza e la sua grande popolazione. Tuttavia, ci sono ancora numerosi ostacoli da affrontare, anche se Mohammad Saeed, il capo della Direzione del Turismo a Kabul, ha affermato di star lavorando con i ministeri per superarli.
I visitatori devono registrarsi presso i funzionari all’arrivo in ogni provincia, rispettare un rigido codice di abbigliamento e sottoporsi a perquisizioni e posti di blocco delle autorità talebane. Oltre a confrontarsi con povertà estrema, siti culturali fatiscenti e scarse infrastrutture di ospitalità. Molti sono infatti i problemi infrastrutturali presenti, come la scarsa rete stradale e la mancanza di rotte aeree dirette con le principali città internazionali. Molti paesi non riconoscono il governo talebano e ciò rende i visti difficili da ottenere. Inoltre, è in corso una guerra interna tra l’amministrazione talebana e le ambasciate ancora gestite dall’ex amministrazione, con queste ultime che hanno sospeso le loro operazioni. Nonostante le evidenti sfide e contraddizioni, Saeed aspira a rendere l’Afghanistan una centrale elettrica del turismo, sostenuto anche dai principali leader talebani.