Il flusso di tre anni di Pil del pianeta non basterebbe a ripagare il debito totale accumulato su scala globale. Sono questi i dati importanti emersi dalla più recente analisi dell’Institute of International Finance (Iif) sulla somma dei debiti pubblici, privati e aziendali del pianeta. Arrivati a toccare complessivamente 315mila miliardi di dollari, il 333% del Pil globale.
Cosa succede sui debiti globali
L’ammontare complessivo è più che raddoppiato in dieci anni. Sono gli effetti del quantitative easing globale emerso dopo la Grande Recessione: le principali banche centrali mondiali (Bce, Fed, Bank of England, Bank of Japan) hanno abbassato i tassi a zero e scaricato oceani di liquidità nel settore finanziario, fino a sdoganare la giostra impazzita della volatilità borsistica, dei buyback azionari, delle scommesse alimentate da un denaro che costava zero. E in cui indebitarsi diventava, parafrasando Deng Xiaping, glorioso.
“I deficit di bilancio del governo sono ancora più alti dei livelli pre-pandemia e si prevede che quest’anno contribuiranno con circa 5,3 trilioni di dollari all’accumulo del debito globale”, ha scritto l’Iif.
In quest’ottica “l’aumento complessivo si è concentrato principalmente negli Stati Uniti e in Giappone, seguiti da Irlanda e Canada, mentre i cali più significativi sono stati osservati in Svizzera e Germania. Il Giappone si distingue come uno dei paesi più indebitati al mondo, con un debito totale che supera il 600% del PIL, un aumento sconcertante di oltre il 60% rispetto ai livelli pre-COVID-19″.
C’è debito e debito
L’Hamilton Court Foreign Exchange è intervenuto aggiungendo che “anche i mercati emergenti hanno visto il debito salire a oltre 105.000 miliardi di dollari, raddoppiando nell’ultimo decennio. Qui, i crescenti deficit di bilancio pubblici, le condizioni monetarie più restrittive e la forza del dollaro hanno messo sotto pressione il debito dei mercati emergenti”.
C’è, però, debito e debito. Oggigiorno in alcuni Paesi il debito è garanzia del controllo nazionale sulle finanze pubbliche. Si pensi proprio al Giappone. Per gli Usa il debito è garanzia della proiezione globale del dollaro come asset sicuro per gli investitori del mondo.
La “mina”, dopo l’aumento dei tassi, è rappresentato dal debito privato e corporate destinato al rifinanziamento in fasi di costo del denaro in aumento rispetto al passato.
Il vero confronto? Debito e ricchezza
“La combinazione di stimoli fiscali aggressivi durante la pandemia insieme ai massimi pluridecennali dei tassi di interesse hanno riportato un grado di ansia sulla sostenibilità del debito che non vedevamo a livello globale dalla crisi finanziaria del 2008”, ha scritto sul Financial Times Lori Heinel, responsabile degli investimenti globali presso State Street Global Advisors.
In quest’ottica, la garanzia sulla sostenibilità delle quote di debito privato viene dal parallelo aumento della ricchezza globale, che rimane doppia rispetto al debito totale ed è data da Credit Suisse in aumento a 627mila miliardi di dollari entro il 2027. Il vero livello di guardia sarebbe un debito globale più ampio dei risparmi. Il Pil annuo è un flusso. Il debito, invece, come la ricchezza uno stock consolidato. Questo è il vero benchmark da controllare: che non esistano più debiti nominali che risorse al mondo. Lì il sistema andrebbe in testacoda. Per ora, complice il fatto che i tassi sono destinati a scendere e una certa sostenibilità emergerà soprattutto sul fronte pubblico, se le borse non daranno scosse eccessive al debito privato accumulato prima del Covid anche questi dati non necessariamente daranno il là a dinamiche recessive.