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Eurovision 2024: dispiacersi per i fischi a Eden Golan non significa sostenere Israele

Eurovision 2024: dispiacersi per i fischi a Eden Golan non significa sostenere Israele

Eurovision 2024, ‘Uniti dalla musica’. Ma manco per niente. Il claim della rassegna ha tirato una gufata massima alla stessa kermesse che si è svolta tra squalifiche, abbandoni per motivi politici, fischi e contestazioni all’indirizzo del palco. Tutto il can can è nato per la partecipazione alla gara di Israele. E lo diciamo fin da qui: considerata l’orrenda guerra che sta devastando la Striscia di Gaza, Israele non avrebbe dovuto essere a questo Eurovision 2024. Punto. La virgola si può aggiungere per il modo in cui è stata gestita, dai broadcaster come dal pubblico, la presenza di Eden Golan. Ventenne lì a Malmö per rappresentare il proprio contestassimo Stato, la giovane artista si è esibita di fronte a un pubblico perennemente ostile. Una contestazione pacifica, approvata dal buonsenso come anche dai social che, in pratica, avrebbero forse preferito perfino che le si sparasse a vista. Per la pace, s’intende. Al centro di un quadro geopolitico mostruoso di cui la cantante non è certo braccio armato, sicuro non in quella sede, proviamo a vedere come e perché dispiacersi per i fischi che si è portata a casa non significhi supportare né Israele né la guerra in corso. Pronti a farvi pure i disegnini, se necessario.

Eurovision 2024, l’auto-sabotaggio Rai per via dei voti a Israele

Eurovision 2024, c’è stato anche un auto-sabotaggio. La Rai ha, per imperizia o errore tecnico comunque gravissimo, mostrato in onda le percentuali di voto del pubblico durante la prima delle due Semifinali. Il regolamento della manifestazione prevede, però, che restino segrete. Il Servizio Pubblico si scusa a profusione, per via ufficiale. Resta però quel ’39 %’ di preferenze a Israele da parte dell’Italia di cui tutto il mondo, inevitabilmente, parla. E di cui parla, ovvio, male. Visto che l’Eurovision non è (mai stato) soltanto musica, la nostra Angelina Mango ne esce con le ossa rotte già la prima sera. Con una ‘pubblicità’ del genere, anche se lei non c’entra nulla, è condannata a non vincere. Non a caso, nessuno degli altri Stati dà al nostro bel Paese 12 punti, il massimo previsto dal regolamento. E pure il televoto estero pressoché ci ignora. Niente effetto Maneskin. La figlia d’arte si piazza settima praticamente per miracolo. Avrà pur cantato ‘Imagine’ in sala stampa, va bene. Ma di essere senza speranze lo sapeva pure lei. E infatti diventa virale un video che la ritrae nervosetta assai (per non dire furiosa) ai fornelli dell’Arena (qui). E comprendiamo. Ora la domanda è: possibile provare empatia pure per Eden Golan, la rappresentante di Israele senza passare per guerrafondai sventra-bambini innocenti? Azzardiamo: secondo noi, sì.

Eurovision 2024, si può empatizzare con Eden Golan senza supportare Israele

Eden Golan, 20 anni, è stata fischiata dal pubblico della Malmö Arena a ogni esibizione. Una brutta scena da vedere, per quanto non di certo paragonabile alle orrende immagini di guerra che provengono dalla Striscia di Gaza. E, infatti, le due cose non sono paragonabili: da una parte c’è un evento musicale, dall’altra le bombe e la morte. La cantante, nelle interviste a margine della manifestazione, si è detta più volte pro-Israele, annunciando che avrebbe intenzione di entrare perfino nell’esercito israeliano appena terminata l’esperienza in Svezia. Terribile? Sì. Ed è stata ampiamente contestata anche per questo. Vogliamo avere l’ardire, però, di guardare il quadro generale di tali dichiarazioni. I cuor di leone (da tastiera) che nei giorni della kermesse avrebbero voluto spararle a vista, si sarebbero comportati diversamente al suo posto? Loro non hanno dubbi. Noi, in tutta onestà, sì.

Troviamo per esempio improbabile che la ragazza sia stata libera di esprimersi a proprio piacimento all’interno di una kermesse di rilevanza mondiale. Eden Golan ‘poteva’ gridare ‘Israele m*rda!’ da quel palco o nel corso delle interviste correlate all’Eurovision? A occhio, forse no. Doveva essere allineata al suo Paese d’origine, punto e basta. Come sarebbe avvenuto fosse stata russa, né più né meno. E infatti la Russia è stata esclusa dalla manifestazione, così come avrebbe dovuto esserlo Israele. Poi farebbe davvero gran notizia ‘scoprire’ che una ventenne cresciuta lì trovi corretta la linea del proprio Stato d’origine? Non abbiamo tutti la fortuna di esser nati in Paesi dove il massimo del dibattito sociale riguarda l’outfit ‘troppo fluido’ dei cantanti in gara all’Eurovision. Forse, alle volte, sarebbe meglio tacere. Ed essere grati di vivere in una parte del mondo in cui entrare in guerra a 20 anni non fa parte del calendario politico settimanale, magari.