Perché leggere questo articolo? Di chi è il merito per i 209 miliardi del Pnrr: dell’algoritmo come sostiene Gentiloni o delle trattative di Conte? La verità sta nel mezzo.
A due settimane dalle Europee esplode la polemica sul Pnrr voluto da Bruxelles. Sul merito della pioggia da 209 miliardi si divide l’ormai sepolto Campo Largo. Secondo il commissario Ue e notabile del Pd Paolo Gentiloni di un algoritmo di Bruxelles. Per l’ex premier e presidente del M5s, Giuseppe Conte, delle sue trattative politiche. La verità sembra stare nel mezzo.
Il botta e risposta Gentiloni-Conte sull’assegnazione del Pnrr
A creare il gelo tra Pd e M5s la ricostruzione di Gentiloni sulla genesi del Pnrr. L’intervista al Corriere della Sera per promuovere l’uscita di “Nelle vene di Bruxelles“, il libro del commissario europeo agli Affari economici, titola: “Sul PNRR non ci fu trattativa. I fondi li decise un algoritmo“. Gentiloni poi prosegue affermando che le “quote di finanziamento assegnate ai diversi paesi non sono state negoziate dai capi di governo. Sono state ricavate da un algoritmo che è stato tra l’altro ideato e definito da due direttori generali (entrambi olandesi). C’è un po’ di retorica sul fatto che abbiamo conquistato un sacco di soldi. Non è vero. L’Italia è il settimo paese in termini di rapporto tra soldi ricevuti e PIL”.
Apriti cielo. Non si è fatta attendere la risposta dell’indiretto interessato, Giuseppe Conte, che per anni ha basato la propria retorica politica sull’averci fatto dono degli oltre 200 miliardi del Pnrr. “E’ un attacco sorprendente” dichiara l’ex premier. “Gentiloni, pur di attaccare me, schiaffeggia i ministri del suo stesso partito, Amendola e Gualtieri, che lavorarono con me per questa svolta“.
La verità sta nel mezzo
Se Gentiloni “schiaffeggia” i suoi sodali, non lo fa solo per odio di partito. Sul metodo di assegnazione un po’ di ragione ce l’ha. Che la distribuzione dei fondi del Next Generation EU fosse stata fatta sulla base di un algoritmo è noto da tempo. Anzi, era un principio fissato in premessa nel regolamento dell’Unione Europea che istituiva lo stesso piano di finanziamenti, votato il 10 febbraio 2021 dal Parlamento Europeo (anche dagli europarlamentari del M5S). Questi stessi principi erano stati indicati nei documenti ufficiali del governo italiano, scritti nel settembre del 2020 per spiegare i contenuti dell’accordo fatto dal Consiglio Europeo nel luglio di quell’anno.
In punta di regolamento, Gentiloni ha ragione. Ma se si guarda l’intera vicenda, anche a Conte va riconosciuto di avere ragione. A definire la genesi e gli importi del Pnrr è stato il negoziato precedente l’accordo. Tra il marzo e il luglio del 2020 alcune iniziative promosse dall’Italia propiziarono la nascita del Pnrr. Lo ha ribadito anche Roberto Gualtieri, ex ministro Pd ma nel governo Conte. “C’è stato un primo negoziato se fare il Pnrr e all’inizio lo chiedeva solo l’Italia”.
Sul Pnrr la solita polemica all’italiana
La valutazione sull’efficacia del negoziato di Conte sul piano europeo prescinde dall’esistenza dell’algoritmo ricordata da Gentiloni. Così come l’esclusiva paternità dell’interno ammontare del Pnrr rivendicata da Conte suona esagerata, in virtù che molto del sistema di ripartizione dei fondi – su questo ha ragione Gentiloni – era stata fissata dall’algoritmo. Sulla questione della genesi dei 209 miliardi del Piano nazionale Ripresa e Resilienza la ragione arride a entrambi. Nella solita polemica all’italiana, in sintesi, si può anche arrivare a dire che abbiano entrambi torto.