Perché leggere questo articolo? Tre di Forza Italia, due di Fdi, un dem e una renziana. Ecco i sette impresentabili. Che però potrebbe comunque essere candidati alle Europee
Sette impresentabili alle Europee. Un titolo da commedia teatrale, se non fosse che il grande teatrino della politica più che ridere fa venire da piangere. Mancano dieci giorni alla fine di una campagna elettorale dai toni desolanti. A cui nelle ultime ore si sono aggiunte tinte tragicomiche con lo scambio Meloni-De Luca e ora la lista dei candidati non in regola per il voto dell’8 e 9 giugno. Ecco chi sono i sette nomi cassati dal decalogo della commissione Antimafia.
I sette impresentabili che non andranno alle Europee
Ci sono tre forzisti, due meloniani, un dem e una renziana. Non è una barzelletta, ma potrebbe assumere contorni comici. La scure della commissione Antimafia è calata sui sette impresentabili. I nomi sono stati resi noti dalla presidente della commissione, Chiara Colosimo. La giovane presidente – salita alla ribalta delle cronache per il braccio di ferro con il Governatore della Puglia Michele Emiliano, convocato in commissione per le inchieste in Puglia – ha avuto un bel da fare con le liste per le Europee.
La commissione ha dovuto valutare la presentabilità di venti candidature che presentavano criticità. Alla fine solo sette aspiranti sono risultati incandidabili. Due sono dello stesso partito di Colosimo, Fratelli d’Italia. Alberico Gambino (candidato nelle circoscrizione Sud) e Giuseppe Milazzo (Isole). La palma del partito con più impresentabili va a Forza Italia, con tre respinti. Sono Angelo Antonio D’Agostino (Sud), Marco Falcone (Isole) e Luigi Grillo (Nord-Ovest). Anche l’opposizione ha i suoi incandidabili: Antonio Mazzeo, candidato Pd Italia centrale; e Filomena Greco di Stati Uniti d’Europa nella circoscrizione Sud.
I motivi delle esclusioni
La stessa Colosimo ha reso note le motivazioni dello stop ai sette impresentabili. D’Agostino di Forza Italia è accusato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. Per il presidente dell’Avellino calcio a giugno è prevista un’udienza al Tribunale di Roma. Il suo compagno di partito Marco Falcone l’anno scorso è stato rinviato a giudizio per induzione indebita a dare e promettere utilità; nel 2020 per tentata concussione, processo in corso al tribunale di Catania. Chiude il cerchio dei tre azzurri impresentabili Luigi Grillo. Il senatore azzurro e sottosegretario nel primo governo Berlusconi nel 2014 aveva patteggiato due anni e otto mesi per associazione per delinquere, turbativa d’asta e corruzione per gli appalti di Expo 2015.
Anche due candidati di Fratelli d’Italia tra i sette impresentabili. L’ex sindaco di Pagani, Alberico Gambino, sconta il fatto di essere decaduto da sindaco per una sentenza del 2019, relativa allo scioglimento del comune nel 2011. L’europarlamentare uscente Giuseppe Milazzo è a processo per tentata concussione quando era capogruppo all’Assemblea regionale siciliana per Forza Italia. Ad aggravare il quadro c’è la presenza di Carmelo Frisenna tra i suoi assistenti a Bruxelles, condannato a cinque anni per mafia nel 2016.
Se la maggioranza piange, l’opposizione non ride. Risulta impresentabile Filomena Greco di Stati Uniti d’Europa. L’imprenditrice ed ex sindaca renziana è a processo per turbativa d’asta. L’ex presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo del Pd è l’ultimo dei sette impresentabili. A processo per bancarotta fraudolenta per il fallimento dell’Unità nel 2013.
I sette impresentabili sono comunque candidabili
Badate bene, i sette impresentabili potrebbero comunque essere candidati. Lo screening condotto dalla Direzione nazionale antimafia ha segnalato a palazzo San Macuto le criticità delle loro candidature. Poi decideranno i partiti. Nei loro confronti non scatta nessuna esclusione dalle liste, il fatto che non siano in linea con le regole del Codice, è solo un alert di valenza etica. Come a dire: noi vi abbiamo avvisati, poi… siamo pure sempre in Italia!