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Elezioni online? Cosa insegna il caos dei 150 candidati presidenti in Islanda

Elezioni online? Cosa insegna il caos dei 150 candidati presidenti islandesi

Perché leggere questo articolo? Non siamo pronti alle elezioni online, l’Islanda lo dimostra: quelle 150 candidature alla presidenza inviate per errore. Tutta colpa di un form online poco chiaro, che ha confuso molti elettori islandesi. Se per alcuni paesi il sistema elettorale digitale è stato un flop, per altri invece il voto elettronico è ormai prassi consolidata. Ma in Italia a che punto siamo?

La corsa per la presidenza dell’Islanda ha oltre 150 – per lo più inconsapevoli – candidati. Nella terra del fuoco e del ghiaccio si voterà il primo giugno per sostituire Guðni Jóhannesson, da otto anni alla guida del Paese. A contendersi la prima carica dell’isola, l’ex primo ministro Katrin Jakobsdottir, il politologo Baldur Thorhalsson e l’ex sindaco della capitale Jon Gnarr. Per sostenerli, i cittadini sono stati inviati a raccogliere almeno 1500 firme per ciascun candidato. Ma per la prima volta si è sperimentato un sistema completamente digitale, compilando un form online sul portale governativo island.is. Lo stesso attraverso il quale i politici stessi hanno dovuto depositare la propria candidatura alle presidenziali. Così oltre cento elettori hanno fatto confusione: pensando di supportare i politici davvero in corsa, hanno invece inviato per sbaglio la propria candidatura a futuri presidenti dell’Islanda.

Tutta colpa di un form online…

L’insolito boom di candidature – circa 150, contro le 10 di quattro anni fa – ha insospettito sia i funzionari incaricati di esaminarle, che i giornalisti. Questi ultimi hanno chiesto direttamente ai presunti candidati cosa li avesse spinti a proporsi per l’incarico presidenziale. Un ruolo cerimoniale, ma altamente simbolico in Islanda. Solo a quel punto il malinteso è stato svelato. Come riporta Bloomberg, infatti, prima di essere contattate dai media molte persone non si erano accorte di nulla. Convinte di star firmando a sostegno del proprio candidato favorito. La colpa è della piattaforma online, non sufficientemente chiara.

La pagina chiamata “Raccolta adesioni per i candidati alle presidenziali del 2024”, è infatti dedicata sia alla presentazione delle candidature, sia alla raccolta firme. Nella sezione superiore si trovava un lungo testo esplicativo della modalità di candidatura, da inviare cliccando un grande pulsante con scritto “Accedi”. È proprio questo bottone che ha tratto in inganno molti utenti, che si sono così candidati senza però ricevere alcun avviso di procedura eseguita. Per trovare la sezione dedicata a sostenere i candidati già iscritti, invece, avrebbero dovuto soltanto scorrere più in basso nella pagina. 

Elezioni in Islanda: un esercito di candidati non solo per errore

Svelato l’errore, il governo islandese ha prontamente modificato la pagina, spostando più in alto la sezione dedicata alle raccolte di firme e sostituendo “Accedi” con “Crea una raccolta di adesioni”. Se circa una settantina di candidati “fake” si sono subito ritirati, altri invece si sono iscritti di proposito, pensando di avere qualche chance di raccogliere le firme necessarie per diventare il nuovo presidente dell’isola. Alla fine, ad esserci riusciti sono in 12, il numero più alto di candidati nella storia del paese.

Tra questi non ci sono solo ex primi ministri e professori universitari come Halla Hrund Logadóttir, ma anche l’attrice Steinunn Ólína Þorsteinsdóttir, il pescatore Eiríkur Ingi Jóhannsson, e la modella Ásdís Rán Gunnarsdóttir Halla Tómasdóttir. Insomma, questo sistema online ha aperto la corsa alle presidenziali letteralmente a chiunque. Concretizzando oltreoceano – e per errore – gli intenti di Dustin Ebey, un insegnante texano che ha legalmente modificato il suo nome di battesimo in “Literally Anybody Else”, per candidarsi alle prossime presidenziali americane e sfidare provocatoriamente Joe Biden e Donald Trump

L’Islanda al voto

In anticipo di una settimana esatta rispetto alle elezioni europee, quelle islandesi si caratterizzano per un turno unico, in cui potrebbe essere eletto anche un candidato al di sotto del 50%. Basta che sia cittadino islandese, abbia più di 35 anni e sia riuscito a raccogliere 1500 firme. Stando agli ultimi sondaggi, solo 4 candidati supererebbero il 5% dei voti. In testa col 31% c’è l’ex primo ministro Katrín Jakobsdóttir, seguito da Baldur Thórhallson col 28%, da Halla Hrund Logadóttir col 16%, e dal 15% di Jón Gnarr. La candidatura di quest’ultimo, comico ed ex sindaco di Reykjavik, è stata accolta positivamente soprattutto dai giovani. Ma il favorito sembrerebbe essere l’intellettuale Thorhalsson, che ha rapidamente conquistato l’opinione pubblica grazie alla sua candidatura in coppia col marito Felix Bergsson attraverso una sorta di ticket. Ad oggi, Thorhallsson è testa a testa con la premier Katrin Jakobsdottir, dimessasi a sorpresa proprio per lanciare la sua corsa presidenziale.

Elezioni, l’Italia è pronta al voto online?

Il cortocircuito del sistema elettorale online islandese non è un caso isolato. Il voto elettronico è infatti stato un flop per paesi come la Germania e l’Olanda, che hanno rinunciato ad adottare tale votazione per consultazioni politiche. Ma per Stati Uniti, Regno Unito, Estonia e Svizzera i referendum locali e le elezioni politiche via Internet sono una pratica ormai consolidata, che ottimizza i processi e dimezza i costi. Inoltre, il voto online costituisce un’alternativa necessaria per tutti quei connazionali sparsi per il mondo che non hanno modo di tornare fisicamente a votare nel proprio paese.

L’ha capito – in ritardo – anche l’Italia, che lo scorso dicembre ha avviato una simulazione di votazione da remoto per scegliere un candidato parlamentare. I cittadini italiani residenti all’estero hanno ricevuto per email un link attraverso cui entrare nella cabina elettorale digitale. Dopo aver verificato l’identità con Spid o Carta d’identità elettronica, hanno potuto esprimere la loro preferenza direttamente da casa o dal posto di lavoro tramite la piattaforma E-vote. L’iniziativa, che ha coinvolto un campione di 13mila italiani iscritti nel portale dei servizi consolari FastIt, ha registrato una buona partecipazione. Hanno effettivamente preso parte al voto 2557 elettori digitali per la scheda del Senato e 2596 per quella della Camera. Il 70% dei quali si colloca nella fascia di età compresa tra i 20 e i 40 anni.

Sebbene alle imminenti Europee si voterà ancora secondo il metodo tradizionale – di persona recandosi alle urne o per corrispondenza cartacea -, l’esito positivo di questa sperimentazione potrebbe introdurre davvero il voto elettronico nel nostro Paese. O almeno è quello che sperano gli espatriati italiani e anche tutti gli studenti e lavoratori fuorisede in Italia.