L’Italia ha una strategia nazionale per la subacquea, e questo è un dato che non riguarda solo ed esclusivamente gli addetti ai lavori del mondo militare. C’è un livello di sicurezza nazionale e strategica che passa per la tutela di asset dal valore economico, industriale e tecnologico critico in cui l’Italia ha un ruolo di primo piano e che non si può considerare senza una valorizzazione del dominio sottomarino. “Battezzata” nelle scorse settimane da un convegno tenuto il 12 maggio su nave Cavour, la portaerei ammiraglia della flotta italiana ormeggiata a Civitavecchia, ove è stato presentato il Polo Nazionale della dimensione Subacquea (Pns).
Il Polo nazionale della subacquea e le sue sfide
“Il Pns è stato inaugurato nella sua sede di La Spezia il 12 dicembre scorso, e rappresenta il primo centro europeo, e con ogni probabilità mondiale, di ricerca e sviluppo per tutta l’attività sottomarina che mette a sistema la Difesa, il settore privato (industria, Pmi e start-up) e il mondo accademico”, ha scritto Paolo Mauri su InsideOver. Alla vigilia della sua inaugurazione è stata data anche una strategia industriale alle sue dinamiche, tramite la cessione da parte di Leonardo della divisione underwater a Fincantieri, colosso della cantieristica.
L’Italia e la sfida sottomarina
Insomma, una filiera sistemica per rendere l’Italia capace di muoversi sotto i mari. Assieme alla proiezione di Roma nella partita cybernetica e alla modernizzazione del Paese nella competizione spaziale, un fronte di ampliamento della proiezione operativa non di secondo piano. Ma cosa, effettivamente, l’Italia deve proteggere nei fondali? “Le infrastrutture sottomarine hanno una rilevanza geopolitica fondamentale, sia che si parli di quelle energetiche che di quelle di telecomunicazione”, dice a True-News Luca Galantini, Political and Research Analyst di Frascà&Partners, società di consulenza strategica specializzata nell’analisi geopolitica e di politica internazionale.
Galantini nota in particolare che “sul fronte energetico l’Italia è un importante snodo di transito del gas naturale verso l’Europa grazie a tre infrastrutture fondamentali: il Transmed, che a Mazara del Vallo convoglia il gas algerino, il Greenstream libico e il Trans Adriatic Pipeline che collega l’Italia all’Azerbaijan via Albania e Est Europa”.
Cavi e reti, gli asset che l’Italia tutela sotto i mari
Questa rete di infrastrutture, in larga parte sottomarine, “riduce da un lato la dipendenza da singoli fornitori e aumenta dall’altro l’influenza strategica del Paese nelle regioni limitrofe“, ragiona l’analista. Ma non solo. La loro espansione e tutela “è anche funzionale al progetto, sostenuto con forza dall’attuale governo, di rendere l’Italia un hub energetico, non solo gasiero, dell’Europa, rafforzando la proiezione verso Africa e Medio Oriente e valorizzando partenariati strategici e diplomazia energetica”.
Stesso discorso può esser fatto per le infrastrutture sottomarine di telecomunicazione, la cui centralità per l’Italia è spesso taciuta: “Nella nostra totale inconsapevolezza l’Italia, e per la precisione l’isola della Sicilia, è un punto di transito fondamentale per numerosi cavi sottomarini che collegano Europa, Africa e Asia”. I cavi sottomarini, lo ricordiamo, trasportano il 97% del traffico Internet globale e l’Italia ha eccellenze industriali nella loro realizzazione. “Un perno tricontinentale per le comunicazioni ha dunque sede nelle acque territoriali italiane”, ricorda Galantini.
L’Italia si prepara alle nuove minacce
Questo “non solo rafforza la posizione del Paese come hub di comunicazione ma rafforza anche le opportunità strategiche e economiche”. Di conseguenza, è vitale ricordare che “la protezione delle infrastrutture strategiche sottomarine è ad oggi una componente della nostra sicurezza nazionale” e il Pns va nella giusta direzione.
Casi come i raid degli Houthi contro i cavi sottomarini nel Mar Rosso lo testimoniano: “Queste infrastrutture sono vulnerabili a guasti, sabotaggi, azioni asimmetriche, e la nostra capacità di difendere queste infrastrutture aumenta la credibilità del nostro Paese come potenza regionale”, sottolinea Galantini.
In quest’ottica, “la stessa attenzione garantita all’infrastruttura sottomarina dall’intelligence italiana nella sua ultima relazione al parlamento dimostra quanta attenzione ci sia per questa realtà e quanto sia tenuta in considerazione”. In definitiva, la capacità dell’Italia di gestire e proteggere le infrastrutture rafforza Roma nel piano mediterraneo e su scala globale, “ed è un fattore di proiezione dell’interesse nazionale nel prossimo futuro”, conclude Galantini. L’essenziale, per la sicurezza nazionale italiana, è in buona parte invisibile agli occhi: si trova sui fondali marini, nuovo dominio di una competizione globale dove l’Italia può e deve fare la sua parte.