L’Ucraina sarà autorizzata a colpire in profondità il territorio russo con le armi occidentali? Dell’ipotesi si parla di recente ed è possibile che da qui al summit Nato di Washington Usa, Regno Unito, Francia e gli altri big dell’Alleanza Atlantica decidano a riguardo. Anche il segretario Nato Jens Stoltenberg ha aperto all’ipotesi. Ma è uno scenario fattibile? E come si coniuga con le polemiche delle scorse settimane circa la possibile fine del sostegno dell’Occidente a Kiev? Ne parliamo con Andrea Gaspardo, ricercatore della società di consulenza strategica e securitaria Epidosis Srl.
Gaspardo, prima di questa svolta si parlava di un esaurimento del sostegno occidentale all’Ucraina. Ma è stato davvero possibile come rischio?
“Il sostegno occidentale, o per meglio dire del Grande Occidente allargato di oltre quaranta Paesi che armano l’Ucraina, non verrà mai meno. Non ci sarà mai un punto nel quale l’Occidente cesserà qualsiasi tipo di aiuto nei confronti di Kiev, anche perché gli aiuti all’Ucraina si declinano su diversi piani. C’è il sostegno diplomatico, c’è il sostegno militare, ciò di cui si parla più spesso, ma anche quelli di matrice finanziaria, umanitaria, medico, condotti sia dalle istituzioni dei Paesi occidentali che da molte organizzazioni volontarie internazionali. In un Paese dove il 40% della popolazione rischia di trovarsi in una situazione di necessità che andrà compensato con sostegni esterni, anche quello sociale e umanitario non va scordato”.
Insomma, si continua con equilibri diversi…
“Il sostegno non verrà mai del tutto meno fino al termine del conflitto, ma si rimodulerà l’aiuto. In certe fasi potremmo aver una maggior sforzo economico ed un minor impegno militare, o viceversa. Ma il sostegno in senso lato non calerà. Certo è che più passa il tempo più questo sostegno a trecentosessanta gradi diventa meno efficace per impattare positivamente sugli sforzi bellici e di sopravvivenza del sistema-Paese ucraino”.
Si parla della possibilità di concedere all’Ucraina la possibilità di colpire a lungo raggio in territorio russo. Come vede lo scenario?
Se noi consideriamo territorio russo la penisola della Crimea e i territori che finora la Russia ha già strappato agli ucraini nell’aggressione militare iniziata il 24 febbraio 2022, annessi unilateralmente mediante referendum auto-convocati dal governo di Vladimir Putin, possiamo dire che l’Ucraina stiano già da tempo, con costanza, colpendo con le armi a lungo raggio fornite dalla Nato territori che Mosca considera parte del proprio territorio nazionale.
Risulterebbe, dunque, in continuità con mosse già in atto?
“Possiamo dire che questa spinta non sarebbe che una sorta di riconoscimento formale di qualcosa che è già in atto. Tuttavia, nel caso specifico, con l’allocuzione “colpire in profondità” si intende di fatto la capacità concessa agli ucraini di colpire con Atacms e Himars americani o mezzi simili all’interno del territorio russo propriamente detto. Ad esempio, colpendo città come Belgorod, Volgograd, Krasnodar e via dicendo, che potrebbero essere obiettivi propizi per le forze armate ucraine. Obiettivi ben all’interno del territorio russo internazionalmente riconosciuto”.
Del resto, incursioni oltre i confini russi non sono mancate….
“In realtà, finora gli ucraini hanno già utilizzato sistemi d’arma non di origine francese, britannica o americana, come i lanciarazzi cechi Vampir, per colpire obiettivi militari e civili in territorio russo. Anche in questo caso parliamo di una situazione già presentatasi sul terreno. Ovvio è che se ci fosse una dichiarazione di eliminazione di ogni tipo di barriera e impedimento gli ucraini potrebbero utilizzare tutti i mezzi per colpire ciò che vogliono dentro la Russia”.
Che rilevanza militare avrebbe tutto ciò?
Ciò aiuterebbe gli sforzi bellici ucraini nella misura in cui in questa fase i russi devono ancora adattare i loro sistemi d’arma e le loro tattiche per neutralizzare tale minaccia. Noi abbiamo visto in oltre due anni di guerra la progressiva introduzione sul fronte ucraino di sempre nuovi sistemi d’arma occidentali, e non solo, che sono stati di volta in volta presentati come game-changer della situazione occidentale, ma ciò non è avvenuto. I sistemi d’arma hanno fatto sentire il loro effetto sul campo, ma si è sempre trattato di un effetto limitato nello spazio e nel tempo.
La Russia è riuscita a rispondere?
“Le contromisure russe in termini di altri armamenti nuove versioni di armi già esistenti e cambi di tattica sono riuscite a depotenziare o ridimensionare gli effetti dei progressi ucraini. La situazione tattica probabilmente ne risentirà per un certo periodo di tempo, ma non porterà a un’inversione delle sorti della guerra, dato che molte delle infrastrutture produttive russe, come ci ricordiamo dalla Seconda guerra mondiale, si trovano ben al di là della capacità di colpire dei sistemi d’arma in mano all’Ucraina e all’Occidente.
Che ratio potrebbe avere questo via libera all’Ucraina?
“Certo è che dal punto di vista puramente occidentale vi è un tentativo di innalzare il livello dello scontro e di alzare il prezzo che la Russia deve pagare nel tentativo, a mio avviso inutile, di far desistere Mosca dal conseguimento dei suoi obiettivi finali. Non credo però vista la situazione che vede la Russia considerare la guerra una sfida esistenziale che qualsiasi iniziativa ulteriore dalla nostra parte cambierà la volontà di Mosca di portare la guerra a termine con un risultato vittorioso”.