Home Economy Trimestrali d’oro per le partecipate: anche lo Stato ci guadagna

Trimestrali d’oro per le partecipate: anche lo Stato ci guadagna

Leonardo partecipate

Trimestre di vendemmia per le partecipate pubbliche dello Stato italiano, che hanno ottenuto complessivamente un livello record di crescita. Perlomeno nel primo trimestre dell’anno. Il centro studi Comar ha analizzato i risultati di undici apparati economici partecipati a vario livello dallo Stato italiano e operanti in campo industriale, produttivo o dell’erogazione dei servizi per indicare la rotta su cui si stanno indirizzando le aziende in questione.

Il report Comar sulle partecipate

Per la precisione, parliamo di Enav, Enel, Eni, Fincantieri, Italgas, Leonardo, Poste Italiane, Rai Way, Saipem, Snam, STMicrolectronics, Terna. Parliamo di aziende che complessivamente hanno visto il fatturato crescere del 16,6%, a 59,4 miliardi di euro e l’utile netto di 5,3 miliardi, con una crescita notevole del 121,7% rispetto al periodo gennaio-marzo del 2023. La marginalità netta è dunque dell’8,9%, a fronte del 4,7% del 2023. Un guadagno prospettico anche per le casse dello Stato che di tali aziende è controllore o socio in varie forme.

Per la precisione, Eni e Poste sono controllate tramite l’azionista di riferimento, la banca pubblica Cassa Depositi e Prestiti, e Saipem è partecipata sia da Eni che da Cdp; sotto la banca di Via Goito si trovano sia Fincantieri, controllata tramite Cdp Equity, che Snam, Terna e Italgas, le quali sono sotto il cappello di Cdp Reti. Inoltre, Rai Way è legata alla casa madre di Viale Mazzini, St è una partecipata italo-francese, Enel e Leonardo hanno il Ministero dell’Economia e delle Finanze come azionista diretto.

Leonardo, Terna e Saipem brillano tra le partecipate

La stabilità complessiva di questi gruppi aumenta nonostante ci sia da segnalare nel 2024 un trend ribassista nei fatturati dei due giganti, Enel e Eni, legato essenzialmente all’esaurirsi della condizione di straordinaria eccezionalità del mercato energetico nel biennio 2022-2023. Enel però è riuscita, nonostante un calo da 26,4 a 19,4 miliardi del fatturato del primo trimestre a alzare da 1,51 a 2,18 miliardi (+44%) l’utile netto.

Chi “tira” la crescita delle partecipate sono i boom di fatturato di tre aziende: Leonardo (+20,7%), Terna (+20,4%), Saipem (+18%). Tre gioielli di famiglia dello Stato che hanno beneficiato del trend positivo dei propri business. A Piazzale Montegrappa Leonardo ha brindato a un utile più che esploso: da 36 a 447 milioni tra primo trimestre 2023 e stesso periodo del 2024 sull’onda del boom della spesa per il procurement militare europeo e italiano e per le forniture all’Ucraina.

Terna, big delle reti elettriche, balza da 200 a 268 milioni, di oltre un terzo. Crescita simile, a oltre 280 milioni, per Saipem sull’onda delle commesse industriali per piattaforme in Medio Oriente e Qatar e il pieno ritorno in salute della società.

Meglio non privatizzare

Questa salubrità aziendale e industriale viene comunicata proprio nei giorni in cui Reuters comunica che non sta andando a buon fine il piano del governo Meloni di privatizzare quote per 20 miliardi di euro delle società a trazione pubblica: “La premier si confronta con una coalizione riluttante ad allentare la presa dello Stato su aziende considerate servizi pubblici fondamentali, hanno detto i funzionari. L’Italia ha già ridimensionato i piani per tagliare la partecipazione in Poste, che è un importante datore di lavoro e tradizionalmente detiene una quantità considerevole di risparmi dei cittadini italiani”. In un certo senso, visti i dividendi, meglio così. Lo ha ricordato anche un analista attento come Luca Picotti su X, che ha definito a-strategico e miope il piano.

Lo Stato ha “mollato” una quota di Monte dei Paschi di Siena con discreto tempismo nei mesi scorsi, ma continua a giovare di dividendi in crescita, una parte dei quali alimenterà il tesoretto pubblico. Le partecipate garantiscono la gallina domani a chi non si accontenta dell’uovo oggi. E lo stato di salute eccellente dei loro conti è benaugurante, in una fase ove in tutto l’Occidente il perimetro di attenzione dei decisori all’economia si consolida inesorabilmente.