Home Esclusiva True L’Europa vira a destra? I giovani italiani vanno controvento

L’Europa vira a destra? I giovani italiani vanno controvento

L’Europa vira a destra? I giovani italiani vanno controvento

Perché leggere questo articolo? Faggiano (Termometro politico): “Pd primo partito. Avs, risultato straordinario tra i giovani italiani. Economia e ambiente i temi più sentiti tra gli under 30”

Ad urne chiuse, l’Europa vira in modo piuttosto sensibile verso destra. Ma tra i giovani italiani sembrerebbe soffiare un vento in direzione contraria. Secondo le prime analisi di YouTrend sul voto degli under 30 alle Europee 2024, la preferenza della fascia più giovane della popolazione si discosta nettamente dai risultati complessivi a livello nazionale. Tra gli under 30, infatti, il Pd è il primo partito con il 18%. Lo incalza il Movimento Cinque Stelle con il 17%. Ed è boom di AVS, che raggiunge il 16% premiato soprattutto dagli studenti fuorisede. Fratelli d’Italia si posiziona quarto, con il 14%. Seguito da Forza Italia con il 9%, Stati Uniti d’Europa con il 7% e Azione al 6%. All’ultimo posto tra i principali partiti la Lega, che raccoglie solo il 5% dei consensi.

Ma quella dei nostri giovani elettori italiani è una rotta diametralmente opposta anche rispetto alle scelte dei coetanei tedeschi e francesi, allineati sul fronte di destra. Se sul voto degli under 30 d’oltralpe hanno probabilmente inciso le prospettive pacifiste in ambito di politica bellico-militare catalizzate soprattutto dai partiti di destra, lo spostamento a sinistra dell’Italia più giovane si deve principalmente a due temi chiave: l’economia e l’ambiente. E secondo l’analista di Termometro Politico Alessandro Faggiano, interpellato da True-News.it, è proprio su questi due elementi che la sinistra italiana deve ripartire per poter cambiare il paradigma culturale del Paese. E per riconquistare una grande fetta di elettorato disaffezionato e astensionista, che molto ha inciso su questa tornata europea. Per Faggiano, se meno di un italiano su due ha votato è anche colpa di “una campagna elettorale veramente povera di contenuti. Una sfida di ego tra leader nazionali che ha svilito il vero senso di queste elezioni europee”. L’intervista

I giovani italiani si dirigono a sinistra, a differenza dei risultati complessivi a livello nazionale…

Secondo la prima analisi fornita da Youtrend, sembra che in Italia ci sia una netta maggioranza progressista under 30, mentre il resto della popolazione spinge tendenzialmente verso destra. Un dato molto interessante è quello che riguarda Avs, che ha ottenuto un risultato straordinario tra i giovani italiani. Premiato soprattutto dagli studenti fuorisede, per i quali si configura come primo partito per distacco.

Cosa indica questo risultato?

È indicatore di quelli che sono i temi chiave più sentiti dai giovani, ovvero economia e ambiente. Non a caso Avs è fortemente incentrata su queste tematiche di primaria importanza e urgenza. Dalla prima analisi del voto emerge in modo abbastanza palese ed evidente che la sinistra debba ripartire proprio da temi sociali, economici e ambientali, che rappresentano le principali paure dei giovani per il futuro. Solo così si potrà cambiare il paradigma culturale del Paese, la cui attuale narrazione è quella conservatrice che viene da destra.

Ma gli under 30 italiani vanno in direzione contraria rispetto ai propri coetanei tedeschi e francesi, allineati sul fronte di destra. Quali le ragioni di questo disallineamento?

Partendo dal presupposto che ogni Paese è una storia a sé con le proprie specifiche dinamiche interne, su questi risultati ha giocato senza dubbio un ruolo importante il tema della guerra. Probabilmente l’asse franco-tedesco è quello che più supporta l’intervento in ambito bellico-militare. Secondo me, le prospettive pacifiste sono state l’elemento essenziale che ha saputo smuovere la maggioranza dei voti giovanili verso soluzioni di protesta che sono state più canalizzate dai partiti di destra. Si tratta, però, di un’analisi da estendere non solo ai giovani ma anche a tutto il resto della popolazione, allineata sul fronte di destra. Specialmente in Francia, dove Macron è stato falcidiato e doppiato da Marine Le Pen.

L’astensionismo torna protagonista anche per queste Europee: meno di un italiano su due ha votato. Cosa non ha funzionato in questa tornata elettorale?

È stata una delle campagne più povere di contenuti degli ultimi anni. Queste europee sono state interpretate dai partiti e dai politici più come prove generali delle politiche nazionali. Come un banco di prova per testare la forza dei singoli leader. Svilendo il reale significato di queste elezioni, ovvero portare in Parlamento europeo delle istanze che potessero essere perseguibili da Bruxelles in ambito comunitario. L’Italia invece ha realizzato campagne elettorali nazionalizzate e personalizzate. In primis la Meloni, seguita a ruota da tutti gli altri leader. Ad eccezione di Salvini, affidatosi a Vannacci. È stata sostanzialmente una sfida di ego, da cui alcuni sono usciti decisamente malconci. Come nel caso di Renzi e Calenda, che si sono uccisi a vicenda andando a erodere la soglia di sbarramento. Credo quindi che il principale motivo dell’astensionismo sia stato il non aver realmente parlato di Europa, con campagne basate sull’ego e sulle persone piuttosto che sui contenuti.

Crede che allargare elettorato ai sedicenni come hanno fatto altri Paesi potrebbe essere una soluzione per combattere l’astensionismo?

Penso che sicuramente possa essere una mossa per cercare di rendere partecipi al voto fin da giovani. L’Italia soffre di un problema di spoliticizzazione e disaffezionamento, che però non credo che sia propriamente legato all’età. Quanto piuttosto al modo in cui si comunica e si fa politica. È ovvio che allargando l’elettorato anche ai sedicenni ci sarebbe un incremento in numeri assoluti di partecipazione della popolazione votante. Ma per me si deve pensare di più alla percentuale effettiva di quante persone sono realmente interessate a votare e quante invece si stanno disaffezionando. La tendenza è quella di un continuo scollamento tra elettorato e partiti, un problema che si rileva in maniera abbastanza predominante nell’ambito della sinistra. Quando si guarda a destra, invece, si nota una certa continuità. L’abbassamento dell’età degli elettori non può essere assolutamente l’unica manovra da adottare per contrastare l’astensionismo. C’è da fare ben altro di più. I partiti devono cercare di intercettare maggiormente le persone tornando ad avere quel collante territoriale che col tempo e coi social si è andato a perdere. Tornando anche a parlare dei temi realmente importanti per la popolazione. Soprattutto quelli di carattere sociale ed economico che la sinistra ha abbandonato un po’ troppo frettolosamente a favore dei diritti civili, che per quanto importanti non sono sentiti come prioritari e impellenti da parte della maggioranza degli italiani.

C’è dunque il rischio che i giovani possano sentirsi non rappresentati in questa Europa?

Questo è un grande problema. In Europa tre grandi gruppi si sentono sicuramente rappresentati: i socialisti, i popolari, Identità e democrazia e forse anche un po’ i conservatori. I giovani, invece, non hanno effettivamente una posizione di riferimento ben precisa in ambito europeo. Si potrebbe pensare al gruppo di Gue della nuova sinistra, ma non credo si possa manifestare come una sovrapposizione immediata tra range anagrafico e segmento elettorale. Probabilmente chi riuscirà a trovare una quadra con visioni coerenti e organiche sull’ambiente e sull’economia, magari anche con un occhio di riguardo sull’imminente rivoluzione dell’intelligenza artificiale, allora potrà davvero ambire a conquistare l’ampia fetta di elettorato under 30.