La nave del G7 fa….acqua. E ora il caso da giornalistico diventa, potenzialmente, giudiziario dopo che la procura di Brindisi ha sequestrato la Mykonos Magic noleggiata dal Ministero dell’Interno per ospitare 2.600 tra agenti di polizia, finanzieri e membri del corpo dei Carabinieri chiamati a garantire la sicurezza del G7 di Fasano, in via di svolgimento presso il resort Borgo Egnazia.
Ha fatto molto discutere il caso della nave apparsa come inadatta a ospitare gli agenti, e ha fatto scalpore l’immagine dei bagni allagati in diverse cabine. Il dibattito si è espanso dai media alla procura di Brindisi, che si è mossa aprendo a un duplice filone d’indagine per presunte ipotesi di reato: inadempimento di contratti in pubbliche forniture e frode nelle pubbliche forniture.
La nave della discordia
Il governo italiano si è dichiarato parte lesa nella vicenda che, lo ricordiamo, ha a che fare con un noleggio della nave pagato 6,2 milioni di euro dal Viminale. Mentre gli agenti dei corpi di sicurezza che sorveglieranno il summit dei venticinque leader globali che accorreranno per il G7 in Puglia sono stati spostati su altre imbarcazioni è bene analizzare alle radici la vicenda.
A procurare la nave è stata, come riportato da Shipping Italy il 27 maggio, la società di brokeraggio navale Ferrando&Massone, che ha confermato come il Viminale avesse, anzitempo, ispezionato l’imbarcazione destinata a essere utilizzata, dialogando con i due managing director dell’aziende genovese, i fratelli Guido e Luca Fertonani. I quali – è opportuno precisarlo – non risultano indagati per la duplice ipotesi di reato su cui si muove la procura pugliese. E ai tempi sottolineavano che la nave, un tempo denominata Costa Magica, era stata ispezionata: i tecnici “avevano ispezionato la nave insieme ad un’altra unità da crociera, la Queen of the Oceans, ed entrambe erano state accettate ma alla fine si è optato per quella più grande”.
“Il resto è storia recente: le proteste dei sindacati per la sporcizia, gli allagamenti e il cattivo funzionamento dei condizionatori; lo sgombero deciso dal Viminale in fretta e furia; l’inchiesta e il sequestro da parte della procura“, nota Il Fatto Quotidiano.
I passaggi problematici
Il nodo chiave è, in quest’ottica su una serie di questioni su cui è bene aprire discussioni: chi ha supervisionato i lavori di ammodernamento della nave? Cos’è successo nel lasso di tempo trascorso tra la scelta della nave e la sua modifica? Che attività ispettiva ha svolto il Viminale?
Non è necessario ipotizzare reati o frodi, si può anche pensare a problematiche emerse a fine lavori o a qualche sorta di errore nella costruzione e nell’approntamento. Due mesi per riadattare un vascello sono un tempo in cui i lavori devono procedere spediti. Ma ora va capito cosa non ha funzionato nel processo che ha portato alla consegna di una nave inadatta e all’affitto frettoloso di un altro vascello per i “guardiani” del G7. Non è detto che dietro vi sia necessariamente un reato: ma chiarire questi passaggi appare fondamentale.