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Rissa alla Camera, Candiani (Lega): “Da parte mia solo insulti. Donno provocatore seriale”

Candiani - Rissa Camera

Perché leggere questo articolo? Rissa alla Camera dei Deputati durante la discussione sull’autonomia differenziata. True-News.it ha intervistato il deputato leghista Candiani.

Sono in fase di discussione le due riforme del centrodestra, quella sull’autonomia e sul premierato. La tensione è molto alta, anche all’interno del Parlamento. Il deputato grillino Donno è stato aggredito durante la discussione sull’autonomia differenziata. Diversi politici sono stati sanzionati, dal leghista Iezzi con quindici giorni di sospensione, fino a Donno stesso con quattro giorni. Quello che è effettivamente successo all’interno della Camera dei Deputati però non è del tutto chiaro. “È oggettivo che era nei piani di Donno voler provocare questa rissa”. L’intervista al deputato della Lega Stefano Candiani, anche lui sospeso per tre giorni.

Candiani: “Nessuna rissa, non nego l’insulto verbale”

Non c’è stata una rissa. C’è stata una provocazione da parte di Donno che ha scatenato poi tutto quello che è ne è conseguito”. Il deputato Candiani però si assume le sue colpe per quanto riguarda le parole dette al collega. “Quello che non ho da negare è l’insulto verbale. Che è quello che ho distribuito a piene mani nei confronti di Donno per questa sua sceneggiata”. Azione fatta con impulsività contro Roberto Calderoli che “non è solo un ministro ma anche una persona adulta con le sue fragilità”.

Il deputato leghista cerca di fare precisione sulle sue azioni. “Io l’avevo davanti perché sono seduto al secondo banco, non è che ho fatto la rincorsa dall’alto per andarlo a picchiare”, ha affermato. Una volta arrivato vicino a Donno, Candiani aveva davanti a sé il ministro Calderoli. “L’ho visto fisicamente indietreggiare e barcollare, con Donno che si buttava addosso e aveva il tricolore in mano”. Questo quello che è successo, secondo il politico.

“Il provocatore seriale” Donno

Candiani ci tiene anche a precisare riguardo gli atteggiamenti del suo collega del Movimento 5 Stelle. “Bisogna considerare che Donno è quello che si è preso l’anno scorso quindici giorni di sospensione per avere fisicamente impedito l’accesso dei componenti della giunta per le elezioni. È un provocatore seriale”, ha dichiarato. Oggettivo, secondo il leghista, che fosse nei piani del grillino quello di scatenare questo caos. “Donno ha fatto costantemente nel corso delle ultime sedute azioni di provocazione verbale anche con insulti. Qui invece è stato lui proprio a ingaggiare il confronto fisico con Calderoli”.

Se le vere intenzioni di Donno fossero state quelle di consegnare al ministro la bandiera italiana “l’avrebbe potuto fare pacatamente senza la sceneggiata e senza spingersi contro di lui anche quando i commessi l’hanno fermato”.

La sproporzione delle sanzioni

“Io sono veramente dispiaciuto per la rissa che si è poi generata a cui non ho partecipato”, aggiunge Candiani. E specifica più volte la sua non partecipazione alla colluttazione successa poco dopo. “Io vado davanti a Donno, lo apostrofo ammonendolo rispetto alla sua azione. Ma lì mi fermo e lì mi limito”.  Di tutto quello che è accaduto successivamente, Candiani prende le distanze.

“Accetto questa sanzione nei termini della censura per l’eccesso verbale”, aggiunge. Non è però d’accordo pienamente con le altre sanzioni. “Trovo sproporzionato che il provocatore Donno sia stato sanzionato con quattro giornate di sospensione e il sottoscritto e Amendola del Partito Democratico abbiano avuto questa censura con tre giorni di sospensione quando fisicamente non abbiamo sfiorato nessuno”. Nonostante questa amarezza però, il deputato accoglie la sua sospensione. “Sicuramente è stata una provocazione di cui francamente bisognava astenersi dal cadere”, ha dichiarato. “Ma a questo punto”, ha aggiunto, “dico che bisognava sanzionare più severamente chi ha provocato e chi ha innescato questa situazione deprecabile, ovvero Donno”.

Squadrismo fascista? “Cercano una polemica che impedisca l’attività in aula”

L’opposizione è subito insorta parlando di “squadrismo fascista”. Termini dai quali Candiani si discosta subito. “Loro cercano ovviamente di ingaggiare una polemica che porti all’esasperazione dei termini e che quindi cerchi in tutti i modi di impedire l’attività in l’aula”. Nient’altro, a detta del politico, che strategie per allungare il brodo.

Stiamo parlando dell’attuazione della riforma costituzionale sull’autonomia da una parte e dall’altra parte del premierato”, ha affermato. “È ovvio che qualsiasi cosa produca rallentamento o polemica fa gioco”.

Candiani: “Non condivido la provocazione fisica”

Sanzione esagerata? Candiani cerca di chiarire la situazione. “Se partiamo dal presupposto che lo standard che non deve essere accettato è l’insulto, è una sanzione che accetto”, ha ammesso. “Se però lo standard è che il “vaff****o” corrisponde a tre giorni, allora onestamente la provocazione fatta da Donno è stata poco sanzionata”.

Lo stesso deputato leghista però ammette che i fatti successi alla Camera sono “oggettivamente indecorosi”. Ed è giusto sanzionare le provocazioni verbali ma “ma la provocazione fisica proprio no. Questa non la condivido”. E prende le distanze anche per il deputato Amendola. “Per quello che mi riguarda o che riguarda Amendola, è un’intemperanza verbale, non fisica”.

Gli insulti sui social e l’istigazione all’odio

Quello che è accaduto dopo la diffusione sui media della notizia è però incontrollabile. “Sto ricevendo su Instagram e Facebook molti commenti negativi e quelli più duri li sto cancellando”, ha dichiarato. “Quando mi arriva un insulto fatto da un profilo privato con zero post, capisco che sono troll”. Bisogna però fare molta attenzione con i termini da utilizzare. “A furia di chiamarmi squadrista qualcuno poi ci crede anche e si potrebbe mascherare da vendicatore”. Candiani parla di un post diffuso sui social network con all’interno alcune foto sue, di Iezzi e di tre esponenti di Fratelli d’Italia con la dicitura “gli squadristi fascisti”. Fatto che lo ha allarmato molto. “Questo significa istigare quelli che non hanno senno in zucca a qualche gesto che non voglio neanche immaginare”, ha concluso.