Perché leggere questo articolo? Dopo le Europee, l’orizzonte dell’Unione Europea rischia di essere un po’ meno verde. La svolta a destra allenterà molto probabilmente le tensioni sulla crisi climatica, rallentando la corsa dell’Europa verso la transizione energetica del Green Deal.
Soffia un nuovo vento da destra sull’Europa. Che sembra rendere la transizione energetica un traguardo sempre più lontano da raggiungere. Dopo l’avanzata delle destre e il crollo dei Verdi, il Green Deal, bandiera dell’uscente Commissione von dei Leyen, rischia di non essere più al centro delle priorità dell’UE. Per quanto la maggioranza sia la stessa, tira una aria politica diversa. Il nuovo assetto degli equilibri dell’Unione, fortemente pendente verso quella destra scettica o addirittura ostile alle politiche green, non fa certo ben sperare. Tuttavia, è improbabile che il maxi-piano verde verrà spazzato via. Più che di un’inversione di rotta, però, si prospetta un rallentamento delle azioni per il clima.
L’Europa verso il Green Deal, avanti in adagio
Un cambiamento di velocità che comunque comprometterà il raggiungimento degli obiettivi della transizione verde, allentando le necessarie tensioni su quella che è a tutti gli effetti l’urgenza più allarmante del nostro tempo. Nonostante l’Europa non possa più permettersi di rimandare e ritardare. Sebbene l’Europa abbia svoltato a destra, nessuno pensa di rinnegare le ambizioni del Green Deal, il programma per raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2050 e invertire la perdita di biodiversità. Molte delle azioni per favorire la transizione energetica sono già in atto e una retromarcia non sembrerebbe essere auspicabile. Soprattutto per quei settori e quelle imprese che hanno intrapreso da tempo una trasformazione in ottica green, che non possono e non vogliono interrompere.
Tuttavia, il rallentamento della battaglia europea contro la crisi climatica è in realtà iniziato molto prima di queste Europee. Negli ultimi nove mesi infatti molti fronti del Green Deal non sono stati implementati e, anzi, sembrerebbero aver subito una brusca frenata. Tra questi, gli interventi sulla biodiversità, l’implementazione del biologico e la diminuzione dell’impatto dell’industria del cibo.
L’Europa post Europee: le leggi per il clima più a rischio
Adesso, il maggiore peso delle destre sul Parlamento Europeo rischia di porre un ulteriore freno al raggiungimento degli obiettivi del “patto verde”. Una preoccupazione sostenuta da molti analisti, tra cui Antonio Villafranca, vice presidente per la ricerca dell’Ispi. Secondo l’’accademico infatti “se gli obiettivi più ampi e di lungo periodo come quello della carbon neutrality entro il 2050 non verranno smantellati, per gli interventi nel breve termine molto probabilmente ci sarà invece una revisione delle tempistiche e degli oneri rispetto agli attuali target”. Con alcuni dossier che potrebbero subire “pressioni significative”. In particolare, la direttiva sull’efficientamento energetico degli edifici, l’obiettivo del 2040 per le emissioni di gas e il divieto di vendita di nuove auto a benzina e diesel a partire dal 2035.