Roberto Vannacci dovrà comparire davanti al Giudice dell’udienza preliminare il prossimo 25 settembre per capire se sarà o meno processato per il reato di istigazione all’odio razziale per il suo libro Il mondo al contrario pubblicato nell’estate 2023. Il Giudice delle indagini preliminari del Tribunale Militare di Roma ha rifiutato la richiesta d’archiviazione della Procura verso il neo-eletto eurodeputato. Una richiesta di cui si fatica a capire la portata effettiva in termini giuridici.
Il caso dell’indagine sul generale-deputato
In altre parole, viene da chiedersi cosa ci sia eventualmente di approfondibile rispetto a una denuncia quale quella presentata dal Sindacato dei Militari e dell’associazione Tripla Difesa contro il politico leghista già comandante della divisione Folgore. Il corpo del presunto reato è un libro divenuto di pubblico dominio e, in quest’ottica, la richiesta di prosecuzione delle indagini fino al processo lascia pensare che possano emergere nuovi elementi indiziari. Ma, a prescindere dalle indubbiamente discutibili dichiarazioni di Vannacci nel libro, sostanziatesi anche nella polemica a distanza con la pallavolista Paola Egonu, dal punto di vista procedurale la richiesta di archiviazione della procura era legata al fatto che nelle parole del libro non è stata riscontrata alcuna fattispecie esplicitamente incriminabile. Dichiarazioni forti, discutibili e tutt’altro che in grado di catturare la complessità della nostra società non necessariamente costituiscono reato.
“Una decisione che non comprendiamo perché la fattispecie contesta non è reato militare“, ha commentato l’avvocato Giorgio Carta, difensore di Vannacci. Aggiungendo un elemento che giudiziariamente può valere la pena approfondire. Ma appare chiaro pensare che la vicenda giudiziaria del neo-eurodeputato si concluderà, con ogni probabilità, con un’archiviazione. E che dunque il prolungamento della palla in avanti appare destinato a finire in un nulla di fatto.
Biloslavo a Vannacci: è tempo del congedo
Su Vannacci è sicuramente più d’interesse l’appello pubblico lanciato dal giornalista Fausto Biloslavo, grande esperto di forze armate e firma de Il Giornale, che dalle colonne del quotidiano di Via dell’Aprica ha invitato il generale a uscire definitivamente dalle forze armate chiedendo il congedo. Evitando situazioni potenzialmente equivoche: “Se il coraggio vince, titolo del secondo libro incentrato sulla tua vita militare, è giunto il momento di prendere la decisone più sofferta, ma opportuna e corretta nei confronti delle Forze armate”, ha scritto Biloslavo in una lettera aperta a Vannacci.
“Tutti continueranno a chiamarti generale, ma ora sarebbe giusto congedarsi prima di «marciare» su Strasburgo impegnandoti fino in fondo nella nuova avventura politica”, ha aggiunto. Un invito doveroso. Nella sua seconda carriera, Vannacci sarà un politico. E da politico dovrà rispondere di fatti, parole, dichiarazioni. Separare i piani aiuterà, sul piano comunicativo e anche, in prospettiva, sul piano politico a non far confusioni tra quello che per molti è il “Generale” per antonomasia e un corpo che però vive, comprensibilmente, della propria storia e quotidianità. E non deve veder confusioni d’immagine con un suo, per quanto illustre, celebre ex membro.