Perchè leggere questo articolo? Adios visitatori “mordi e fuggi”. Invasa dai turisti, Barcellona vuole vietare le case vacanza entro il 2028. Il sindaco: “Una misura volta a restituire la città ai suoi residenti”. I cittadini ringraziano, le associazioni di categoria temono una esplosione del nero. Una sfida lanciata anche a Milano?
A Barcellona è guerra contro il turismo di massa. Ogni giorno, più di 25mila visitatori invadono le strade della gremita città catalana, creando problemi urbanistici ed economici ai suoi abitanti. Tra cui l’aumento dei prezzi delle case e il sovraffollamento dei mezzi pubblici. Per disincentivare i turisti a prendere d’assalto l’autobus che collega il centro cittadino al Parc Güell, mesi fa l’amministrazione locale aveva già provveduto alla rimozione dalle mappe online della linea, da tempo impraticabile dai residenti a causa dell’eccessiva quantità di visitatori a bordo. Adesso, anche gli oltre 10mila alloggi destinati ad affitti brevi ad uso turistico diverranno fuorilegge. Una misura drastica volta a restituire il mercato immobiliare ai residenti, soffocati dai costi esorbitanti delle case. Negli ultimi dieci anni, infatti, i prezzi degli affitti sono aumentati del 70% e quelli delle vendite del 40%. Costringendo specialmente i giovani e i lavoratori con salari bassi ad abbandonare la città.
Guerra al turismo di massa: la strategia per riconquistare Barcellona
Barcellona dice stop agli affitti brevi. Come in molte realtà simili, tra cui Lisbona e Minorca, il modello Airbnb ha prima contribuito allo sviluppo economico e immobiliare urbano, presentando successivamente il conto agli abitanti. Costretti a trasferirsi sempre più in periferia per potersi permettere una casa. Uno spopolamento di residenti causato dall’eccesso di turisti, che secondo il sindaco di Barcellona Jaume Collboni rappresenta “uno dei problemi più pressanti della città”. Per risolverlo, le licenze per affitti a destinazione turistica non saranno rinnovate alla loro scadenza a novembre 2028. “Gli immobili servono al mercato residenziale”, ha affermato il primo cittadino, la cui strategia appare dunque molto chiara: eliminare gradualmente le case vacanza e reimmettere sul mercato residenziale oltre 10mila immobili. Frenando così gli effetti dell’overtourism.
La misura contro gli affitti brevi rappresenta solo il primo passo di un piano più ampio che include anche la limitazione dell’attracco delle navi da crociera. Inoltre, “visitare Parco Güell, la Boqueria e la Sagrada Familia non sarà più per tutte le tasche”, ha sottolineato Collboni, indicando che Barcellona potrebbe diventare meno accessibile ai visitatori low-cost. Rendendo la città meno dipendente dal turismo di massa e più vivibile dai suoi residenti.
Barcellona contro l’overtourism, ma le polemiche non mancano
Barcellona è divorata dai turisti “mordi e fuggi”. Non a caso chiamati “locuste” dai residenti, il cui malcontento è palpabile. La crescita esponenziale del turismo ha reso difficile la vita quotidiana. Affitti insostenibili, ingorghi stradali continui e difficoltà di accesso ai servizi pubblici sono solo alcuni dei problemi denunciati dalle associazioni locali che hanno indetto una manifestazione per il 6 luglio, sotto lo slogan “Basta, mettiamo un freno al turismo”.
Molti cittadini sembrerebbero quindi ringraziare la stretta sugli affitti brevi, accolta invece con scetticismo da parte delle opposizioni politiche e associazioni di categoria. Come quella dei proprietari di case vacanza Apartur, che teme un incremento del mercato nero degli affitti e un calo del turismo, ai danni dell’economia locale. Tuttavia, Collboni rimane fermo: “Quei 10mila appartamenti che non saranno più locati a turisti andranno sul mercato della città”. Convinto che questa sia la soluzione per risolvere il problema dell’alta domanda di alloggi residenziali, mettendo un freno al fenomeno dell’overtourism che, se non controllato, rischia di trasformare Barcellona in un grande parco a tema per turisti.
Una decisione radicale, quella della città catalana, che se sarà portata sino in fondo rappresenterà anche una sfida per gli amministratori di città italiane – Milano su tutte – che stanno affrontando negli ultimi anni le medesime problematiche di Barcellona.