Tra i Paesi del blocco euroatlantico oggigiorno più interessanti non si può non segnalare l’Estonia, la più dinamica delle tre repubbliche baltiche post-sovietiche. Oggi in prima fila in Europa nei giorni in cui al suo premier Kaja Kallas potrebbe essere affidato il prestigioso ruolo di Alto Rappresentante dell’Unione Europea per la Politica Estera e di Sicurezza Comune. Ma non solo.
L’Estonia è il Paese che in proporzione devolve più parte del suo Pil all’assistenza all’Ucraina invasa dalla Russia e, soprattutto, è un modello di piccolo Paese capace di diventare una grande potenza tecnologica. Tallinn sarà una capitale il cui peso effettivo negli anni a venire in Europa sarà inversamente proporzionale alla piccola taglia del Paese. Parola di Roberto Preatoni, imprenditore del settore real estate e già a lungo giornalista e divulgatore di temi legati alla sicurezza tecnologica e informatica che conosce bene l’Estonia avendoci vissuto a lungo. Preatoni in un’ampia conversazione con True-News racconta prospettive e sfide di un Paese poco noto in Italia ma da monitorare.
L’Estonia è ritenuta una nazione all’avanguardia sul fronte della digitalizzazione dei servizi e delle tecnologie più moderne. Quali sono le chiavi di questo suo modello?
La storia della digitalizzazione dell’Estonia risale al periodo immediatamente successivo all’ottenimento dell’indipendenza dall’URSS, a seguito della quale l’Estonia si ritrovò ad essere un paese sostanzialmente in balìa di se stesso e notevolmente arretrato nelle infrastrutture. La pressoché totale mancanza di infrastrutture digitali fu allora sia un problema che una benedizione in termini di opportunità, infatti non avendo infrastrutture tecniche già implementate e da ammortizzare nel tempo, l’Estonia poté beneficiare della vicinanza con la Finlandia e la Svezia che al tempo dominavano il mercato hi-tech delle telecomunicazioni rispettivamente con le aziende Nokia ed Ericsson dalle quali l’Estonia comprò direttamente le più avanzate infrastrutture nel campo delle telecomunicazioni.
Uno sviluppo dunque fin da subito impetuoso…
Fu così che in soli sei anni, da paese arretrato post comunista l’Estonia si trasformò in un paese che già nel 1996 permetteva ai suoi cittadini di pagare il parcheggio con il telefono cellulare, operazione che necessita di una forte implementazione tra il sistema bancario, cittadino e di telecomunicazioni. Per inciso, nel 1996 il mondo non conosceva ancora i gateway di pagamento ma l’Estonia si arrangiò per costruirsi un modello con funzionalità analoghe basato sugli SMS.
Quanto ha inciso la vicinanza culturale, oltre che geografica, con le nazioni scandinave nel guidare lo sviluppo dell’Estonia?
Sebbene circa metà della popolazione estone fosse russofona, la metà nativa è di ceppo scandinavo e ha sempre mantenuto un forte identità culturale, anche durante gli anni dell’occupazione sovietica. Per inciso, la lingua estone e quella finlandese sono parenti prossime, un po’ come l’italiano e lo spagnolo. Questa vicinanza culturale e geografica dell’Estonia con l’area scandinava le ha consentito di essere messa nella sua fase iniziale di indipendenza sotto l’ala protettiva economica di radice vichinga, salvo poi diventare oggetto di interesse per gli investimenti degli altri paesi europei.
Come si sostanzia nella quotidianità in Estonia questo sviluppo digitale?
L’Estonia è oggi il paese più avanzato nella gestione del rapporto tra governo e cittadini. Non ci sono più sportelli, tutto è digitale e le risposte sono immediate. Mia moglie che è estone prenota il suo nuovo passaporto dall’Italia inviando digitalmente fotografie e i necessari documenti. Tre giorni dopo il passaporto è pronto per il ritiro. Le elezioni politiche vedono i cittadini votare da casa con la propria carta d’identità elettronica infilata in un apposito lettore che tutti posseggono, le sedute parlamentari si tengono anche via videoconferenza (già da molti anni prima del Covid).
In termini economici, che impatti ha avuto sulla crescita e lo sviluppo di Tallinn questa scelta?
La scelta di votarsi alla tecnologia è stata fondamentale per l’economia estone. In Estonia sono nate startup famose i cui prodotti sono stati velocemente adottati nel resto del mondo senza che si sapesse che fossero stati sviluppati in Estonia. Tra gli esempi più significativi e in ordine di tempo: Kazaa, il primo software di scambio dati peer-to-peer, Skype, il primo software per videoconferenze ma anche Bolt la società di noleggio taxi, scooter e food delivery, nata nel 2013 a Tallinn con il nome di Taxify salvo poi cambiare nome in Bolt ed espandersi in 45 paesi nel mondo. Attualmente in Estonia oltre a diverse prestigiose scuole tecniche ci sono anche migliaia di startup digitali, pronte a sfornare il prossimo Skype o il prossimo Bolt. I cittadini non pagano i mezzi pubblici e alcuni di essi sono a guida autonoma. Oggi anche in Russia le consegne dei pacchi più piccoli vengono effettuate da piccoli robot a guida autonoma che scorrazzano sui marciapiedi ma la tecnologia è stata inventata e implementata prima in Estonia dalla società Starship Technologies.
Alta tecnologia vuol dire anche importanti necessità securitarie degli asset e delle infrastrutture. Come si posiziona il Paese su questo fronte?
L’Estonia è da sempre all’avanguardia sul fronte sicurezza e non è un caso che io stesso decisi di aprire la mia azienda di sicurezza digitale a Tallinn nel 2001. Prima del mio arrivo l’Estonia aveva già sviluppato apparecchiature per la messa in sicurezza delle telecomunicazioni (firewall e VPN) con la società Privador la cui tecnologia è poi stata assorbita dall’apparato militare estone. Oggi tutte le infrastrutture statali così come i servizi pubblici vengono serviti da un’autostrada digitale criptata chiamata X-Road, tecnologia che l’Estonia ha deciso di rendere open-source e di mettere a disposizione di altri paesi. Al momento essa è stata adottata da 24 paesi nel mondo (nella mappa, ndr).
Il Paese da tempo vive un’aspra competizione, da membro UE e NATO, con l’antico dominatore, la Russia. Come si vive in Estonia questa situazione?
Si vive male. Parlando con gli estoni (la mia prima visita in Estonia risale al 1993, dopo soli due anni di indipendenza dall’URSS) ho imparato che il timore verso un’invasione russa non fosse mai passato nella mente degli estoni. Personalmente, a causa del fatto che ho vissuto 10 anni in Estonia ma anche 7 anni in Russia nel periodo finale di Eltsin e quello iniziale di Putin, ho sempre pensato che fossero timori infondati. Oggi è evidente che sbagliavo e che avevano ragione gli estoni.
Quali sono le maggiori fonti di preoccupazione nella popolazione sul tema?
La più grande preoccupazione deriva da quella fetta di popolazione estone russofona che rifiuta di integrarsi, soprattutto nelle province adiacenti al confine russo tra la città estone di Narva e quella russa di Ivangorod. A Narva la quinta colonna dell’FSB aveva cominciato un processo di sobillazione della popolazione estone russofona al fine di sottrarre territorio attraverso un presunto processo di dichiarazione di secessione naturale, la fotocopia di ciò che l’FSB aveva fatto nelle province di Donetsk e Lugansk in Ucraina e in Georgia con le province dell’Ossezia e Abkhazia. Processi che sono sempre stati seguiti da un’invasione militare con la scusa di proteggere la popolazione russofona ma che in realtà mascheravano un disegno seriale di sottrazione territoriale. E non è un caso che in proporzione al PIL nazionale, l’Estonia sia nel mondo lo stato che più ha contribuito in termini di aiuti economici e militari alla campagna di resistenza ucraina all’invasione russa.
Si parla di un altissimo incarico europeo per la premier estone Kallas. Un riconoscimento dell’importanza crescente del Paese in Europa?
Certamente, ma anche un riconoscimento della capacità della famiglia Kallas di cavalcare la politica estone. I Kallas sono a tutti gli effetti la trasposizione estone della famiglia Kennedy o Bush. Non scordiamoci infatti che nel 2002 il primo ministro estone fu proprio Siim Kallas, il papà dell’attuale primo ministro Kaja Kallas. Il riconoscimento della centralità di Kaja Kallas nella politica europea attraverso l’attribuzione dell’incarico di alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE va un po’ a braccetto con la centralità della figura dell’ex primo ministro finlandese Sanna Marin nel momento storico critico in cui stava negoziando l’ingresso della Finlandia nella NATO. Una scelta strumentalmente intelligente quindi, visto che Kaja Kallas è stata da sempre tra i più ferventi oppositori della politica di espansionismo putiniana.
In prospettiva, che scenari vede per il Paese nel quadro europeo negli scenari ove può giocare un ruolo importante?
Prevedo una crescente disproporzione tra la limitata estensione territoriale estone e il suo effettivo peso in Europa. Sul fronte sicurezza, questa disproporzione si manifesta già oggi con l’Estonia che fa la parte del cucciolo di gatto che con la coda ritta e gonfia non ha timore ad affrontare apertamente l’orso russo, ignorando le minacce militari e nucleari. Se oggi Zelenski fa fatica a riempire le trincee con la mobilizzazione della popolazione ucraina, è certo che in caso di invasione da parte della Russia l’intera popolazione nativa estone accorrerebbe volontariamente alle armi. L’Estonia è anche avanti nell’utilizzo della tecnologia Internet per costruire operazioni a supporto militare dell’Ucraina. Il Vlogger Artur Rehi ad esempio, attraverso il suo canale YouTube da due anni organizza raccolte fondi per comprare ambulanze, fuoristrada, visori notturni ma soprattutto droni, che va poi a consegnare personalmente ai militari in Ucraina.
E sul campo tecnologico, fiore all’occhiello dell’Estonia?
Sul fronte tecnologico l’Estonia resterà un attore importante. Sotto l’occupazione sovietica l’Estonia era un Paese produttore di beni. Dal momento della sua indipendenza con lo smantellamento forzato delle fabbriche sovietiche esso ha assunto le caratteristiche di Paese produttore di servizi destinati all’esportazione in tutto il mondo. Questa scelta di imboccare la strada della tecnologia per i servizi è una via senza ritorno, l’Estonia sarà sempre costretta a generare il suo PIL attraverso la vendita di tecnologie innovative. La classica diaspora che vede i giovani studenti nell’area hi-tech trasferirsi nelle prestigiose università americane, in Estonia non si realizza. Al contrario, sempre più giovani europei vanno a studiare nelle prestigiose università hi-tech estoni nelle città di Tallinn e Tartu.