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Paradosso Macron: una vittoria più larga di Rassemblement National per lui sarebbe stato meglio

Guzzi Macron

Perchè leggere questo articolo? “Macron si aspettava una vittoria assoluta di Rassemblement National, questo scenario non lo aveva calcolato”: l’analista politico Lorenzo Castellani commenta l’esito del primo turno alle elezioni in Francia. L’azzardo del presidente porterà ad un forte ridimensionamento di Ensemble in parlamento. Conseguenze in Italia? “Nessuna”.

Si è concluso il primo turno delle elezioni francesi. Non è detta l’ultima parola, ma il Rassemblement National potrebbe salire al potere con ottime probabilità. Con un’affluenza del 66,7%, il partito di Marine Le Pen si aggiudica il 29,2% dei voti, che unito al 3,9% dell’alleato Eric Ciotti, arriva al 33,15%. Sull’altra sponda, il Nuovo Fronte Popolare guidato da Jean-Luc Mélenchon ottiene il 28%, dichiarando di voler «ritirare la candidatura nelle circoscrizioni in cui siamo terzi, sostenendo il candidato in grado di battere il RN».

Macron punta al campo largo

Un risultato straordinario per la destra francese, che allo stesso tempo stupisce e preoccupa Emmanuel Macron, che con Ensemble chiude il primo round con appena il 20% dei voti. Tuttavia, il presidente rompe subito gli indugi: «È giunto il momento di un’ampia unione chiaramente democratica e repubblicana per il secondo turno». I seggi conquistati finora sono 40 su 577 per RN, 32 dalla sinistra e 4 dai macroniani. I giochi sono ancora aperti, e i partiti che si oppongono all’avanzata dell’ultradestra hanno tempo fino al 7 luglio per adottare una strategia. Ne abbiamo parlato con Lorenzo Castellani, ricercatore e analista politico. «Macron si aspettava una vittoria assoluta di Rassemblement National, questo scenario non lo aveva calcolato». L’intervista.

Castellani, Rassemblement National ha preso il 33,5% al primo turno. Macron dichiara che pur di batterla ipotizza alleanze anche con l’estrema sinistra di Melenchon. Si sta pentendo di aver sciolto il Parlamento?

Penso che Macron sapesse a cosa sarebbe andato incontro. Lui sperava in una vittoria più netta del Rassemblement National. Il suo obiettivo era quello di sciogliere il Parlamento per poi mettere alla prova del governo, chiaramente con una scommessa al buio, il partito di Le Pen con una coabitazione per logorarli in qualche modo nei prossimi due anni e mezzo. Ora invece si ritrova in una situazione per cui deve sacrificare il suo partito. Essendo Ensemble nella maggior parte dei casi il “terzo polo”, Macron dovrà ritirare moltissimi candidati. Questo determina che i seggi del suo partito saranno molto ridotti. Dal punto di vista parlamentare tenderà quasi a sparire, oltre a ridimensionarsi molto. Se questa scelta dovesse fruttare, alla fine lui si ritroverebbe nella situazione uguale a quella precedente, cioè di dover formare un governo che deve cercare la maggioranza in Parlamento. Però questa volta con un RN che avrà qualcosa come 150 seggi in più. Macron sapeva che c’erano due scenari, e secondo me questo qui è il peggiore, cioè quello in cui RN non arriva alla maggioranza assoluta.

Che cosa cambia in Francia con l’ipotetica vittoria di Le Pen?

in Francia è la certificazione che ormai l’elettorato del Rassemblement National si è così allargato che è diventato nettamente il primo partito. Quindi, Le Pen intravede per la prima volta la possibilità di governare il Paese, che sia adesso con le legislative o che possa essere in futuro a livello presidenziale. Significa che per tante persone che in passato la consideravano troppo estremista e invotabile, oggi, per una serie di circostanze, è il contrario. Questo è quello che cambia e che naturalmente ha un corrispettivo anche a sinistra, dove c’è una radicalizzazione.  Ciò rende la Francia un Paese in cui gli estremi avranno un enorme potere. Potrebbe creare problemi per quanto riguarda le regole economiche europee, perché hanno dei programmi di spesa e di protezione, quindi difficilmente conciliabili con i patti di stabilità e i piani di rientro.

E in Italia ci saranno ripercussioni?

Secondo me in Italia non cambia nulla. Salvini può fare un altro gruppo di patrioti europei con Le Pen, ma sono alleanze che di fatto erano già in essere. Bisognerà vedere, dopo il secondo turno, come eventualmente possono cambiare i rapporti tra i due Paesi. Allo stato attuale non lo possiamo ancora sapere. Se Bardella diventasse Primo Ministro, Meloni sarebbe momentaneamente più forte a livello europeo perché avrebbe un alleato in più al governo. Poi naturalmente, c’è sempre Macron che fa il capo dello Stato e che va ai consigli europei, però in maniera più attenuata.

A livello europeo, una vittoria del Rassemblement National stravolgerebbe gli equilibri?

Il segnale che arriva dalle urne è che la destra moderata, in particolare il Ppe, difficilmente potrà ignorare quei partiti di destra come la Meloni che sono dentro le linee rosse del “non vogliamo uscire dall’euro e siamo alleati della NATO”. Ci può essere un allargamento che inizia con Meloni e poi vedremo dove porta. Si può ipotizzare che magari possa portare anche al Rassemblement National, nei prossimi anni. Naturalmente a livello europeo c’è un indebolimento ancora maggiore di Macron, che si ritroverebbe in coabitazione e quindi al netto della politica estera e della difesa con pochi poteri restanti. Effettuare manovre contro Meloni, come ha già fatto in alcune occasioni, ora sarebbe più complicato.

Che cosa spinge la maggioranza francese a votare Le Pen? Le posizioni sulla guerra in Ucraina di Macron hanno influenzato i cittadini a sporgersi dall’altro lato?

Secondo me la guerra c’entra molto poco. Questa questione della guerra in Europa, al netto della Germania, dove forse incide un po’ di più, è molto sopravvalutata. I francesi votano Le Pen per tre motivi fondamentali. Il primo è la prospettiva economica. Negli ultimi tempi si è capito che per noi europei arriveranno anni di non sviluppo, di crescita molto flebile e di rinunce, come si è visto con la riforma delle pensioni di Macron, che è un grande carburante per l’estrema destra e l’estrema sinistra francese. In generale, quindi, preoccupa un indebolimento del potere d’acquisto e un indebolimento delle prospettive di vita. Punto secondo, la reazione contro l’ambientalismo, che In Francia è stata molto forte. Dai gilet jaune in avanti, con intere categorie che, diciamo, detestano l’idea delle politiche ambientali che impongono tasse, regole e che fanno sparire determinate attività. E il terzo fattore, ovviamente, è l’immigrazione. Un tema di cui non ci rendiamo conto perché in Francia siamo intorno ai 10 milioni su 66. Di questi, due terzi sono musulmani. E la Francia è un Paese che a differenza dell’Italia ha avuto attentati e stragi di matrice islamica. La guerra non c’entra nulla. Queste sono i tre punti. Infatti, oggi Bardella ha scritto una lettera agli elettori francesi dove non menziona il tema della guerra, bensì il potere d’acquisto, la sicurezza, l’immigrazione e le politiche ambientali.