Home Politics “Get the Tories out”: il successo laburista è l’insuccesso altrui

“Get the Tories out”: il successo laburista è l’insuccesso altrui

"Get the Tories out": il successo laburista è l'insuccesso altrui La stampa britannica: "Starmer prossimo premier un problema per Meloni"

Perché leggere questo articolo? I cittadini britannici stanno incoronando il Partito Laburista e il suo leader Keir Starmer per un mandato di governo alle elezioni. Principalmente per demerito dei Conservatori che dal 2010 governano il Paese.

Perché i cittadini britannici stanno incoronando il Partito Laburista e il suo leader Keir Starmer per un solido mandato di governo alle elezioni generali? Per l’agenzia YouGov, il dato è semplice: perché il Paese dopo quattordici anni è stanco della leadership del Partito Conservatore. In un sondaggio condotto su un campione selezionato di elettori laburisti, la prestigiosa agenzia di rilevazione alla vigilia del voto ha mostrato che poco meno di un elettore laburista su due, il 48% degli intervistati, dà come principale spiegazione della scelta della formazione che fu di Clement Attlee e Tony Blair la volontà di “cacciare i Tory” di Rishi Sunak dal governo.

Il successo laburista è l’insuccesso altrui

“Get the Tories out” per il 48% è la scelta principale, e certamente dentro quella quota anti-conservatrice c’è una massa notevole di elettori storici della sinistra britannica. Sommando l’1% di elettori scozzesi critici dello Scottish National Party in declino oltre il Vallo di Adriano, l’1% di chi dà come scelta principale la mancanza di fiducia in Sunak, il 2% di chi li ritiene “il minore dei due mali” e il 4% di coloro che ritengono i Laburisti l’alternativa con la migliore occasione di vincere arriviamo a un corposo 56% del voto laburista che è essenzialmente oppositivo a qualcos’altro. Aggiungiamoci un 13% di chi chiede un generico cambiamento e si sfiora il 70%.

Solo 5 elettori su 100 del Partito Laburista danno come scelta primaria per l’appoggio a Starmer il consenso strutturale per l’agenda politica della sinistra britannica. Che, del resto, si è assai conformata ai trend già propri dei Conservatori dopo la caduta dell’ex leader Jeremy Corbyn. Starmer in questi mesi è parso beneficiare degli autogol dei Conservatori, acceleratisi dopo che nel settembre 2022 l’ex premier Liz Truss è naufragata di fronte al tentativo di abbattere i carichi fiscali con una manovra bocciata dai mercati. E in diversi settori il Paese, indubbiamente, sta peggio del 2010, più a causa di lunghi anni di austerità finanziaria che delle conseguenze, ancora non valutabili, della Brexit gestita dal governo dei Conservatori.

Il potere logora chi ce l’ha

Spietata, di recente, l’analisi sul tema del Guardian sui dati che il Regno Unito eredita dopo quattordici anni di leadership Tory: “La fondazione Joseph Rowntree ha riferito l’anno scorso che 3,8 milioni di persone nel Regno Unito, tra cui 1 milione di bambini, ora vivono “indigenti”, una cifra che è aumentata di due volte e mezzo dal 2017″, e sul fronte della disuguaglianza tra Londra e il resto del Paese va anche peggio: “Tra il 2010 e il 2020, i finanziamenti complessivi per le autorità locali sono stati tagliati del 40% . Tredici consigli hanno presentato avvisi di fallimento ai sensi della sezione 114 dal 2018; metà di tutti i consigli avvisano di fallimento entro cinque anni”.

Questi sono i dati che spingono Starmer verso Downing Street. Al leader del Partito Laburista è bastato non esser un Tory per volare nei sondaggi. Ma da domani questo non basterà più. La lezione dei Conservatori è che nel Regno Unito Giulio Andreotti è smentito: il potere logora chi ce l’ha. Una lezione che devono tenere a mente anche i progressisti.