Per tanti il suo nome era associato ad Amarcord, la celebre pellicola di Federico Fellini. Ma Bruno Zanin non è stato solo l’interprete di Titta Biondi nel capolavoro felliniano. L’attore veneziano morto a 73 anni nella notte tra lunedì 8 e martedì 9 luglio in Piemonte è stato infatti anche reporter di guerra ed attivista umanitario.
Bruno Zanin e il cinema: quell’incontro casuale con Fellini
Il suo ingresso nel mondo del cinema proprio grazie a Fellini. Che lo notò mentre accompagnava una comparsa a Cinecittà. Intuizione corretta da parte del Maestro, che lo scelse come suo alterego in Amarcord. Bruno Zanin lavorò in seguito anche con Luca Ronconi e Giorgio Strehler per alcune rappresentazioni di Carlo Goldoni. Al cinema, comparve in ‘Un uomo, una citta” di Romolo Guerrieri, ‘La prova d’amore’ di Tiziano Longo, ‘La prima volta, sull’erba’ di Gianluigi Calderone. E ancora: ‘La polizia ha le mani legate’ di Luciano Ercoli, ‘La padrona e’ servita’ di Mario Lanfranchi, e ‘Il buon soldato’ di Franco Brusati, come ricorda Agi.
La seconda vita (da reporter di guerra) di Titta Zanin
La seconda vita di Zanin iniziò nel 1992 quando divenne corrispondente di guerra per Radio Vaticana, seguendo per tre anni il conflitto in Bosnia ed Erzegovina. Responsabile della Ong Emmaus International dell’Abbe’ Pierre, consegnò aiuti umanitari a Gradaac. Quindi, i reportage per testate illustri come Corriere della Sera, Famiglia Cristiana, Der Spiegel.
Rimini ricorda Zanin: “Resterà per sempre Titta”
Oggi anche la città di Rimini, dove Amarcord è ambientato, ricorda Bruno Zanin. “Per tutto il mondo e ancor più per Rimini resterà per sempre Titta. La storia di Bruno Zanin è la storia di come un attore scelto per caso, dopo un provino improvvisato e fortuito, finisce per diventare il protagonista di un film capolavoro, premio Oscar. Che ha segnato la cinematografia mondiale – ricorda l’assessore comunale di Rimini alla Cultura Michele Lari. -. Ed è anche la storia di un uomo, con una difficile infanzia alle spalle, uno spirito ribelle e una vita tumultuosa, diventati poi anche un romanzo autobiografico. Che nell’esperienza sul set di Fellini trova la svolta di una vita, pur finendo legato indissolubilmente ad un personaggio che col passare degli anni era diventata una gabbia a volte un po’ troppo stretta, da cui ha tentato di fuggire. Pur non dimenticando mai di sottolineare la gratitudine nei confronti di Fellini, a cui restò sempre legato”.