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Taylor Swift, il trionfo della medietà. Monina: “Max Pezzali al femminile”

Taylor Swift, il trionfo della medietà. Monina: “Max Pezzali al femminile”

Perchè leggere questo articolo? Le dimensioni del fenomeno Taylor Swift spiazzano anche gli addetti ai lavori in campo musicale. Monina: “Il segreto forse è raccontare cose medie per un pubblico specifico. Di nicchia ma molto attento alla musica”

Non l’hanno vista arrivare. Nonostante sia da anni la pop star più influente del pianeta, il ciclone Taylor Swift per la sua intensità ha colto di sorpresa molti osservatori nei giorni della sua doppia data milanese del 13 e 14 luglio. Un fenomeno che va ben oltre la musica. E che, hanno spiegato gli esperti, ha portato qualcosa come tra i 150 e i 180 milioni di indotto alla città. Ma anche chi, tra gli addetti ai lavori, conosce bene chi sia la ragazza della Pennsylvania e di cosa sia capace, fatica a comprenderne sino in fondo il perchè. E a spiegare razionalmente la dimensione, l’influenza e lo status raggiunti dall’artista oggi.

Il critico musicale Michele Monina, interpellato da true-news.it azzarda: “Il segreto forse è raccontare cose medie. E nel futuro potrebbe diventare una Max Pezzali al femminile”. Ma, avverte Monina, non stanno in piedi paragoni con Madonna, Prince, Michael Jackson. E nemmeno con Lady Gaga. La devozione dei suoi fan è totale. Si tratta però pur sempre di “una nicchia”. Per quanto sia la nicchia sulla quale poggia completamente l’industria musicale. L’intervista.

Taylor Swift si è appena esibita a Milano per due date a 13 anni di distanza dalla precedente esibizione. Gli esperti dicono che la signora abbia portato qualcosa tra i 150 e i 180 milioni di indotto alla città…

Esatto. Adesso esattamente quanto abbia portato non lo so, ma lei comunque sposta punti di PIL. Credo che sia un fenomeno da non prendere troppo alla leggera. Chi dice che fosse un finto sold out dice ovviamente una cazzata.

Il fenomeno Taylor Swift come ce lo spieghiamo? C’è qualcuno negli ultimi dieci anni a cui possiamo paragonarla?

Allora, non me lo so spiegare. Nel senso: sto provando a spiegarmelo come molti, faticando, perché sono un uomo anziano. Non credo che negli ultimi decenni ci sia mai stato un fenomeno del genere.

Mai? Mai neanche Michael Jackson?

No, perché Michael Jackson appoggiava il suo successo strabiliante sulla musica. In questo caso specifico, non sarò tra quelli che dicono “non ho mai sentito Taylor Swift”, come molti stanno dicendo in questo periodo, facendo anche sorridere. Se non l’hai mai sentita, non puoi dire che fa schifo, come invece di solito accade nella frase successiva.

E lei è come questi?

No, io me la sono andata ad ascoltare, non recentemente, ma di volta in volta che è uscita. Fa un pop medio, non saprei come altro definirlo. Ma medio, neutro, che non giustificherebbe quei numeri, no? Non è Lady Gaga, non è Beyoncé… Michael Jackson era Michael Jackson, aveva quel successo perché era un fenomeno. In questo caso, credo che la sua peculiarità sia essere proprio media, cioè raccontare storie medie che siano amori, tradimenti, disturbi alimentari, amicizie che ti tradiscono e farlo con un linguaggio che evidentemente arriva a tutti. Non mi viene in mente qualcun altro che l’abbia fatto. Se pensiamo ai fenomeni pop del genere, ad esempio ai Beatles, che hanno scatenato ai tempi una mania. Musicalmente erano decisamente interessanti e avevano veri competitor, nel senso che c’era qualcuno al loro fianco e faceva la stessa musica , ma con una qualità inferiore.

Qui stiamo parlando di un fenomeno, non so come dire, come quelle squadre di calcio che vincono pur non avendo Cristiano Ronaldo in campo. In questo caso funziona tutto e vince, vince per un pubblico specifico, cioè non per me. Io ho 55 anni, sono un uomo e non rientro nella sua tipologia. Non ho problemi di cuore, non ho amicizie che mi hanno tradito, non ho bisogno di canzoni che me lo spieghino. Inoltre, per quello che ho visto e letto, riconosco che sia una performer di classe. Tiene il palco per tre ore, canta 49 canzoni, eccetera.

Il suo pubblico di riferimento è soprattutto femminile e piuttosto giovane. La consideriamo un’artista di nicchia?

Questo è un discorso che mi capita di fare spesso a casa, visto che ho figli giovani. qQando loro dicono “tutti conoscono questo”, “hai mai sentito questo influencer, ecc?” e rispondo “no, chi è?” ribattono con “Eh ma lo conoscono tutti”. Allora. I “tutti” dei miei figli, che sono gli adolescenti, sono molti meno di noi cinquantenni nati negli anni ‘60 per una questione anagrafica. Noi, vecchi, siamo più dei giovani. L’Italia è un Paese con un’età media molto alta, famoso non per essere un Paese di ragazzi. Quindi, in qualche modo, è una nicchia. Se uno scrivesse canzoni per i sessantenni o i cinquantenni avrebbe a disposizione un’utenza molto più ampia. Però quel segmento lì, rispetto ai “vecchi”, è molto più attento alla musica, ascolta in continuazione, ha molto più tempo a disposizione per farlo, visto che tendenzialmente non lavora. La discografia è, purtroppo, rivolta ai giovani perché stanno sempre con lo smartphone, le cuffiette, o anche senza le cuffiette, e ascoltano la musica. Ma è una nicchia: non stiamo parlando dell’umanità, stiamo parlando di una porzione relativa all’umanità.

C’è chi paragona Taylor Swift a Madonna.

No, questo non è assolutamente vero per due motivi. Madonna era artisticamente abbastanza scarsa, nel senso che cantava malissimo. Io ho assistito alle sue prove quando ha fatto il tour del 2001, ho assistito a tre concerti e a tre prove pubbliche e cantava veramente male. Ma è un’artista che ha rivoluzionato l’immaginario occidentale. Sicuramente ha portato avanti la sessualizzazione di una società che all’epoca necessitava di rifare il make-up, perché era arrivato l’AIDS e aveva sconvolto tutti dopo la rivoluzione sessuale dei fine anni Sessanta. Di colpo c’era stato il terrore e lei in qualche modo ha dovuto o voluto ridisegnare la sessualizzazione degli occidentali. Ha decisamente aperto gli occhi dell’Occidente sull’esistenza della comunità LGBTQ+, che all’epoca non aveva manco un nome, per capirsi. Era parte del suo immaginario, del suo entourage, diventato famoso in tutto il mondo. Taylor Swift non mi sembra che stia minimamente facendo qualcosa di simile. Taylor Swift racconta, ripeto, la medietà e quindi ovviamente è molto meno rivoluzionaria di qualcuno che sta agli estremi. Penso sia stato molto più rivoluzionario Eminem, per citare qualcuno che in questi giorni è uscito con un disco.

E l’enorme appeal che ha sulla sua fanbase, come te lo spieghi? Ci sono casi simili, almeno da questo punto di vista?

Che vengano in mente a me? No. In scala ridotta, perché non era così potente, Lady Gaga ha creato una sua community con i Little Monsters e ha veicolato dei messaggi importanti, come l’imperfezione, l’importanza di essere diversi, non diversi rispetto a una massa, ma la propria unicità. È un messaggio importante, fatto da una pop star. Il suo impatto sui suoi fan era altrettanto totalizzante, ma i suoi fan erano di meno. Molti di quelli che ascoltavano Lady Gaga, e c’ero anch’io, non erano suoi fan. Io apprezzo tantissimo Lady Gaga, ma non è che se Lady Gaga mi dicesse di votare qualcuno, io voterei qualcuno.

Invece la Swift…

Mi sembra che l’aderenza tra Taylor Swift e i suoi fan sia totale. Se lei dice “vestiti di verde”, i suoi fan vestono di verde. E questa è una cosa abbastanza clamorosa. Prendiamo Prince: anche lui lo faceva, diceva “vestiti in color pesca” e la gente scopriva che esisteva il color pesca. Però anche lì non stiamo parlando di una massa. Nel caso di Taylor Swift stiamo parlando di una che sta facendo un tour in giro per il mondo sold out ovunque, con gente che spende decine di migliaia di euro per andarla a vedere. Conosco diversi amici i cui figli, o figlie, vanno a vederla a Parigi, a Vienna, perché non hanno trovato i biglietti a Milano. Non mi viene in mente qualcun altro che sia riuscito a fare qualcosa del genere.

È un’artista che al momento copre quel segmento delle giovanissime. Tra dieci anni dove sarà?

Eh, questa è una parte interessante. Lei ha tra i suoi fan in questo momento ragazze del 2006, nate quando è uscito il primo singolo, e che ora, cresciute, seguono il loro idolo che nel frattempo è cresciuta con loro. Lei, a differenza di una Miley Cyrus che crescendo si è molto sessualizzata, è cresciuta, è una donna. Ma rimane sempre quella lì, la biondina, non è minimamente eroticizzata, non ha avuto quello scatto. Per cui o prosegue così, cioè tra dieci anni continuerà a scrivere canzoni che le ragazzine nate adesso, che fra dieci anni avranno dieci anni, penseranno “ah già, mi riconosco in quelle canzoni”, o potrebbe avere un’evoluzione. Io sinceramente ignoro che tipo di evoluzione possa avere. Max Pezzali, per fare un esempio, ha un anno più di me e continua a raccontare storie medie di una provincia italiana, rivolte soprattutto con nostalgia alla giovinezza, che però lui canta a 56 anni. Ed è credibile nel farlo, in mezzo a un pubblico che va dai suoi coetanei ai ragazzi. Magari Taylor Swift farà la stessa cosa. Ai suoi concerti avrà delle donne sue coetanee che continueranno ad ascoltarla anche un po’ per nostalgia e giovani che si avvicinano.