Home Elezioni Usa 2024 Usa e voto cattolico: cosa cambia con la rinuncia di Biden

Usa e voto cattolico: cosa cambia con la rinuncia di Biden

Usa e voto cattolico: cosa cambia con la rinuncia di Biden

Perchè leggere questo articolo? Usa verso il voto. Cosa cambia con Harris al posto di Biden? Spoiler: non molto: i sondaggi vedono già i cattolici degli States orientati verso Trump. Ed il profilo della vicepresidente, abortista convinta, non modifica gli equilibri

(di Sallustio Santori)

Ma per chi voteranno i cattolici negli States il prossimo 5 novembre? Tra divieti e concessioni dei loro vescovi, con il grande tema dell’aborto sullo sfondo, fino al 21 luglio era tutto abbastanza chiaro e i sondaggi – in particolare questo del Pew Research Center davano un 55% a favore di Donald Trump contro Joe Biden, ora ritiratosi. C’è da chiedersi per chi voteranno adesso, se appoggeranno con maggior forza The Donald che ha anche scelto un cattolico antiabortista come candidato alla vicepresidenza e peraltro ha aveva un margine del 12% contro Biden rispetto al quasi testa a testa del 2020. Da notare che l’uscente presidente americano era in testa rispetto a Trump tra gli ispanici di confessione cattolica 49% a 47, solo che nel 2020 era uno schiacciate 67 a 26, che legnata. E il 60% circa dei protestanti, nell’aprile scorso, ha espresso appoggio per il tycoon, già 45mo presidente Usa.

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Harris? Abortista. E gli elettori Usa…

E non è che con Kamala Harris candidata ufficiale alla presidenza (ma dovrà guadagnarsi la nomination), i democratici otterranno il voto cattolico. La Harris, infatti, è sempre stata un’abortista convinta ed è stata la prima vicepresidente della Storia americana a visitare una clinica guidata da Planned Parenthood, specializzata in aborto e contraccezione. La Harris aveva sottolineato i diritti riproduttivi davanti alle telecamere e dopo la nomination di JD Vance a running mate di Trump lei lo ha criticato per aver bloccato le protezioni a favore della fertilizzazione in vitro. Un sondaggio Gallup dice che il 32% degli elettori, picco record dal 1992, supporterebbe un candidato che condivide le proprie idee in tema di aborto, il che implica che il tema conta anche se c’è molta altra carne al fuoco, come ad esempio il caos immigrazione.

I vescovi Usa: votate, ma non facciamo politica. Però…

Vedremo. Intanto però la USCCB, la conferenza episcopale cattolica americana, ricorda ai fedeli nonché elettori l’esistenza di un certo documento del 2016, le linee guida sulle elezioni che potete leggere direttamente QUI. Le norme sono estremamente chiare, e si possono quindi:

  • Discutere le dimensioni morali e umane degli temi di dibattito pubblico;
  • Applicare i valori cattolici alla legislazione e temi di dibattito pubblico;
  • Svolgere una registrazione ai seggi elettorali non partisan sulla proprietà della chiesa;
  • Distribuire dei questionari senza critiche ai candidati sui temi della vita umana, giustizia e pace che siano stati rivisti e approvati dal vostro vicario episcopale;
  • Controllare col vicario episcopale se avete alcune domande su quello che sia appropriato.

NON si possono:

  • Appoggiare o bocciare candidati ad incarichi politici;
  • Distribuire opuscoli per questo o quel candidato sotto gli auspici della chiesa;
  • Costituire gruppi che operino per un candidato;
  • Invitare solo alcuni candidati per parlare al vostro gruppo sponsorizzato dalla Chiesa;
  • Svolgere una registrazione al voto che inclini su un partito anziché un altro (in America ci si registra al seggio per votare dichiarando la propria appartenenza a questo o quel partito);
  • Distribuire materiale su un candidato a rischio (per esempio un abortista dichiarato)

Usa al voto: pregare per Trump è come bestemmiare?

Tutto bene? No: occhio anche a come si prega. Raccontava il 24 giugno scorso il prestigioso National Catholic Register, una delle fonti d’informazione cattolica yankee più quotate, che non manca chi addirittura fa celebrare Messe per Trump: lo hanno fatto i Catholics for Catholics, gruppo cattolico conservatore (ma equanime: nella sua newsletter mette in testa, prima delle notizie, le letture della Messa del giorno prima in Novus Ordo, cioè la Messa attualmente in uso nella Chiesa; e dopo il Vetus Ordo, il rito preconciliare) nato nel 2022 e autore anche di ritiri di preghiera pro Trump in quel di Mar-a-Lago (la residenza estiva del tycoon) che tra il 14 giugno scorso – compleanno di Trump – e il prossimo 5 novembre vuole far celebrare la bellezza di 2024 Messe per il candidato repubblicano e, si capisce, anche per il suo running mate Vance.

“Queste Messe – informa l’NCR – saranno offerte per tutti i patrioti che lavoreranno duramente durante quest’elezione, tempo per combattere contro il comunismo ateo che prova a distruggere la famiglia, i generi maschile e femminile, i nostri confini, le vittime del traffico di esseri umani, i diritti dei non nati e così via”, ha scritto il 19 giugno scorso in una mail il CEO di Catholics for Catholics John C. Yep.

“L’Eucarestia prostituita per scopi politici”

Apriti Cielo, è il caso di dire: a bocciare il progetto di Yep e compagni è stato padre Thomas Reese, Gesuita molto famoso e quotato in America, il quale ha affermato che questo progetto: “Prostituisce l’Eucarestia per scopi politici”. Non solo: “La richiesta da parte di militanti politici del fatto che dei sacerdoti celebrino Messa offrendola per politica di parte fa accapponare la pelle e dovrebbe essere proibita dai vescovi sia che venga da parte di repubblicani che di democratici”. Detto tra noi Yep, prete mancato con 14 anni passati a discernere il suo mandato con i Legionari di Cristo, il gruppo fondato dal pedofilo Maciel Delgado e poi commissariato da Benedetto XVI nonché segretario di un altro gruppo cattolico guidato da uno spretato americano, con queste credenziali non è che si ponga proprio bene: tuttavia questo accade ed è nostro dovere di cronisti raccontarvelo. Che Dio ce la mandi buona.