Perché questo articolo potrebbe interessarti? Secondo una fonte di Forza Italia sentita da true-news.it, dopo le europee si è aperta la sfida tra Salvini e Tajani. E ora Meloni è costretta a osservare dall’alto con apprensione i litigi tra i due alleati.
I fatti parlano chiaro: dopo le Europee, si è assistito a un vero e propri diluvio di proposte della Lega. Fughe in avanti in solitaria, classici scatti che nel ciclismo avrebbero la funzione di mettere in crisi l’avversario e sondarne la tenuta. L’ultima è relativa al disegno di legge sulle multe per l’uso di nomi declinati al femminile per le cariche pubbliche. Una proposta presentata dal senatore leghista Manfredi Potenti, bollata però, non appena sono partite le polemiche, come mera iniziativa personale dell’esponente del carroccio. Ma, ancora prima, era stata la volta della proposta sulla diminuzione del canone Rai e quella sullo stop all’obbligo per i vaccini. Tutte iniziative che hanno in comune una cosa: il bollo della Lega e non della coalizione di centrodestra. Dunque, né di Forza Italia e né di Fratelli d’Italia.
Le liti iniziate subito dopo le europee
“Le europee invece di ricucire gli equilibri, li hanno definitivamente tranciati”, sussurra a True-news.it una fonte interna a Forza Italia. E in effetti, è proprio da quel momento che all’interno della maggioranza sono state avvertite non poche turbolenze su temi molto delicati.
Vaccini, canone, multe per i nomi declinati al femminile, sono tutti argomenti potenzialmente divisivi e in grado di attirare l’attenzione delle opposizioni. Il tutto poi in un momento, quale quello attuale, dove Giorgia Meloni e i suoi di Fratelli d’Italia avrebbero tutto l’interesse a evitare polemiche.
L’anomalia politica che coinvolge il governo Meloni
Il problema però è che le punzecchiature della Lega e del suo segretario, nonché vice presidente del consiglio, Matteo Salvini paradossalmente hanno in Giorgia Meloni un secondo destinatario. E questo perché il primo in realtà è l’altro vice presidente del consiglio, Antonio Tajani. Ossia il leader di Forza Italia.
Lo si è visto proprio nella presentazione del disegno di legge sulla progressiva eliminazione del canone Rai. Un documento che prevede un innalzamento della quota pubblicitaria a favore della tv pubblica, a discapito dunque delle emittenti private. Tra queste, le più colpite sarebbero quelle di Mediaset della famiglia Berlusconi.
Nel logo di Forza Italia, a distanza di un anno dalla morte di Silvio Berlusconi, il nome del cavaliere è ben evidente e non è mai stato tolto. Per Tajani e per tutti i forzisti, l’iniziativa legislativa della Lega è allora apparsa come una provocazione destinata al proprio partito: “Non sono d’accordo con il disegno di legge – ha detto proprio Tajani nelle ore immediatamente successive alla presentazione della proposta – e non fa parte del programma”.
“Come non fa parte del programma? – è stata la risposta a stretto giro di posta di Salvini – l’eliminazione del canone Rai fa parte del programma della Lega da almeno trent’anni”. Si è così avviata la prima punzecchiatura diretta tra i due. Con Meloni, leader del principale partito della coalizione e capo del governo, costretta a guardare. Ed è qui che è nata la vera anomalia politica che sta interessando l’attuale maggioranza.
Solitamente i litigi tra membri della coalizione avvengono quando una parte entra in contrasto con il vertice. In questo caso invece, gli scontri sono nati dal basso e stanno coinvolgendo i due partiti alleati del vertice. Quasi un inedito anche nella turbolenta storia dell’Italia repubblicana.
Lo scontro tra Tajani e Salvini sull’Europa
Lo screzio legato al canone Rai ha rappresentato soltanto un anticipo del più generale diverbio tra il leader di Forza Italia e il segretario della Lega. Il vero epicentro dello scontro è infatti legato all’Europa e, in particolare, alle ultime scelte dei due partiti nel neonato europarlamento. A ricostruire le fasi salienti dell’aspro confronto tra Tajani e Salvini è stata Monica Guerzoni sul Corriere della Sera.
Tutto è nato quando Tajani ha voluto sottolineare, a fronte delle accuse piovute su Forza Italia di aver tradito il centrodestra per votare Von Der Leyen, che la Lega all’interno del nuovo gruppo politico voluto da Orban avrebbe un peso politico definito “irrilevante”.
La risposta di Salvini è arrivata a stretto giro di posta: “Forza Italia ha votato Von Der Leyen assieme alla Schlein e solo per avere una poltrona”, ha dichiarato il vice presidente del consiglio alludendo al fatto che il partito di Tajani, come prevedibile da membro del Partito Popolare Europeo, ha dato voto favorevole alla conferma di Von Der Leyen alla guida della commissione Ue.
A quel punto, Tajani ha controbattuto rinfacciando alla Lega di aver votato assieme a Ilaria Salis e a Carola Rackete pur di dire No all’uscente e rientrante capo dell’esecutivo comunitario.
Pesa la distanza a Strasburgo
Da cosa è dato lo screzio tra Forza Italia e Lega? E perché, come dichiarato da una fonte forzista, le europee hanno fatto saltare il banco? Tra i corridoi di Montecitorio, l’ipotesi più accreditata riguarda il duello tra Tajani e Salvini per il secondo posto interno al centrodestra. Se alle legislative del 2022 è stata la Lega a finire avanti di pochi voti, alle europee e sempre per pochi punti percentuali di differenza la situazione si è ribaltata.
Salvini adesso vuole riprendere il secondo posto e Tajani vuole difenderlo. Ma forse c’è anche di più di una mera contesa di voti, anche perché il prossimo test elettorale amministrativo è piuttosto lontano. In realtà, l’impressione è che entrambi i partiti siano alla ricerca di una propria precisa collocazione politica. La Lega vuole accreditarsi come partito di destra in grado di estraniarsi da quelli che Salvini chiama accordi di palazzo, Forza Italia invece vuole diventare il riferimento di tutti i moderati e attestarsi come partito di “responsabilità”.
Più in generale, ad oggi il vero problema è che le dinamiche politiche europee contano sempre di più in ambito nazionale. Fino a pochi anni fa, nessuno faceva caso, in Italia e altrove, al fatto che due partiti avessero due posizioni differenti tra il parlamento nazionale e quello europeo. Oggi invece, Lega e Forza Italia sono rappresentanti di due modelli diversi di destra europea: la prima è con Orban, la seconda con Von Der Leyen.
Sarà crisi di governo?
Ma la maggioranza potrebbe entrare realmente in crisi? Dalle parti del governo, stando almeno alle dichiarazioni ufficiali di membri del centrodestra, si ostenta ottimismo. Quasi a derubricare gli screzi tra Salvini e Tajani come “semplici” punzecchiature tra alleati destinate, tra non molto, a rientrare. Ma l’autunno incombe e se in estate nessuno avrà avuto modo di schiarirsi le idee, le attuali frizioni potrebbero avere un impatto su alcuni dei dossier in discussione in parlamento. A partire dal premierato, così come da altri ddl in fase di approvazione.