Il parlamento italiano il 24 luglio ha convertito in legge il decreto Liste d’attesa, voluto dal governo Meloni e dal ministro della Salute Orazio Schillaci per efficientare il Sistema sanitario nazionale e decongestionare le lunghe liste d’attesa. Dopo l’approvazione del Senato di pochi giorni fa, ora anche la Camera ha approvato il testo definitivo con 177 favorevoli e 122 contrari, rendendo legge il decreto legge.
Novità principali
Piattaforma nazionale delle liste d’attesa: Una delle iniziative più significative è la creazione di una Piattaforma Nazionale per le Liste d’Attesa, gestita dall’Agenzia Nazionale per i Servizi Sanitari (Agenas). La piattaforma mira a facilitare l’interoperabilità con i sistemi regionali, migliorando così la trasparenza e l’efficacia nella gestione delle prenotazioni.
Accesso esteso ai servizi: I Centri Unici di Prenotazione (CUP) dovranno ora includere tutte le prestazioni disponibili sia nel settore pubblico che in quello privato convenzionato. Questo ampliamento dell’accesso è progettato per garantire che i cittadini possano ricevere trattamenti tempestivi, sfruttando la capacità ausiliaria del settore privato laddove necessario.
Garanzie sui tempi di attesa: La legge prevede meccanismi per assicurare tempi di attesa certi, permettendo ai pazienti di rivolgersi a strutture in intramoenia o derogare al privato se i tempi di attesa superano soglie prestabilite.
Estensione dell’orario di visita: Le strutture sanitarie saranno ora più flessibili, con la possibilità di programmare visite anche nei fine settimana, in modo da utilizzare al meglio la disponibilità di medici e strutture.
Supervisione e controllo
Le Regioni manterranno il controllo principale sulla gestione delle ASL (Aziende Sanitarie Locali), ma il Ministero della Salute avrà poteri sostitutivi per intervenire in caso di inadempienze. Questo dualismo di controllo mira a instaurare un equilibrio tra autonomia regionale e standardizzazione nazionale delle cure sanitarie.
Implicazioni economiche
La nuova legge elimina il tetto di spesa per il personale sanitario a partire dal 2025, sostituendolo con una nuova metodologia per definire il fabbisogno di personale. Questo cambiamento è inteso a rispondere più efficacemente alle esigenze del settore e, nelle intenzioni del governo, dovrebbe permettere investimenti più mirati e flessibili nelle risorse umane.