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Ornella, dalla Danimarca all’Italia per bruciare i ricordi dell’abuso subito da bambina

Ornella, dalla Danimarca all’Italia per bruciare i ricordi dell’abuso subito da bambina

Ornella Ardoino ha deciso di chiudere con il suo passato intraprendendo un viaggio in bici e a piedi dalla Danimarca all’Italia. Qui ha deciso di bruciare uno zainetto con dentro i suoi ricordi d’infanzia, risalenti all’epoca in cui fu abusata da un insegnante che le dava ripetizioni di italiano. Ma anche quelli di tante persone che ha incontrato lungo il suo cammino. “Sono stata abusata all’età di nove anni. Ora, 50 anni dopo, ho deciso di liberarmi del mio passato. Ho intrapreso un lungo viaggio che mi ha permesso di meditare e che è terminato con una cerimonia in cui ho bruciato lo zainetto delle ripetizioni, che mi ha reso le spalle e il cuore pesanti”. L’intervista

Ma hai le prove? Quante volte me l’hanno chiesto. Le prove di una bambina delle elementari di 50 anni fa. Le prove sono in me, dentro e fuori. Una sola cosa so di sicuro: non voglio morire avendo il peso del vecchio zainetto addosso, altrimenti nella prossima vita nascerò dromedario”. Quando Ornella Ardoino scrive questo pensiero sulla sua pagina social manca un giorno all’inizio del suo viaggio. Quando concede questa intervista il cammino è finito da poco. E’ fine luglio, lei è sul treno e sta tornando da Napoli, dalla spiaggia di Mergellina, dove andava spesso da piccola. Ha appena portato a termine un viaggio pesante, sia fisicamente che mentalmente. 

Un viaggio per liberarsi di un peso sulle spalle

“Sono stata abusata all’età di nove anni dal mio insegnante di ripetizioni di italiano. Ora, 50 anni dopo, ho deciso di liberarmi del mio passato. Ho intrapreso un lungo viaggio che mi ha permesso di meditare e che è terminato con una cerimonia in cui ho bruciato lo zainetto delle ripetizioni, che mi ha reso le spalle e il cuore pesanti”, racconta Ornella. 

Lo zainetto di Ornella bruciato sulla spiaggia di Mergellina, foto dal profilo Instagram di Ornella

“Sono partita circa due mesi fa dalla Danimarca, dove vivo da 30 anni e ho pedalato anche 150 chilometri in un solo giorno. Ho raggiunto la Germania, poi ha proseguito a piedi, attraversando tutta l’Italia”. 

Bolzano, Riva del Garda, Peschiera del Garda, Guastalla, Sant’Ilario d’Enza, Marina di Massa, Viareggio, Livorno, Albarese, Roma. Sono alcune delle tante tappe che l’hanno condotta a Napoli. Durante il viaggio Ornella è stata ospitata da persone che ha conosciuto e in cambio ha preparato loro da mangiare, ma si è fermata anche in hotel, quando non ha trovato nessuno o ha sentito il bisogno di “appoggiare le gambe stanche contro il muro o stare sola con i miei pensieri”. 

Ornella Ardoino durante il suo cammino, foto dal profilo Instagram di Ornella

Nello zaino anche le storie di altri bambini

Il percorso si è concluso con lo zainetto bruciato a Napoli, davanti al mare. Oltre alle sue foto d’infanzia, nello zaino Ornella ha portato lettere e oggetti delle persone che ha incontrato durante il suo cammino e che le hanno affidato anche un po’ del loro peso. 

“Un massaggiatore che mi ha trattato le gambe piene di acido lattico mi ha chiesto se volessi portare anche lui nel suo zainetto perché aveva subito un abuso da parte della madre”. E ancora: “Sul lago di Garda due anziani mi hanno chiesto dove fossi diretta, vedendo la mia t-shirt con la scritta ‘Ornella’s Camino’. Gli ho detto che avevo un fardello preso a 9 anni e che dovevo bruciarlo a Napoli. Hanno capito subito: anche il signore era stato abusato da piccolo e ancora oggi non può dormire senza una luce accesa. Ha 78 anni”. 

Intorno al viaggio di Ornella si è formata una comunità di sostenitori per supportare sia lei che il lavoro di due associazioni che lottano contro la pedofilia. Una è danese, KVISTEN. Ornella la frequenta da cinque anni ed è seguita da alcune psicologhe, che hanno appoggiato il suo viaggio. Una è italiana, l’associazione per la lotta contro la pedofilia, Prometeo, che Ornella ha conosciuto dopo una ricerca su Internet. “Le associazioni che aiutano chi è vittima di abusi sono fondamentali”, racconta Ornella. “Io le ho scoperte tardi ma mi hanno aiutata tantissimo a recuperare i pezzi e chiudere con il mio passato”.

I ricordi che Ornella ha bruciato 

“Ho solo una foto di quel periodo, quella della comunione. Ho camminato lungo la navata con la paura che l’ostia volasse via, perché l’ostia era riservata alle bambine senza peccato, non a me”. 

Ornella Ardoino durante la prima comunione

Si sentiva così Ornella a nove anni, quando il pensiero della prima comunione dovrebbe ricadere solamente sull’emozione della giornata. E’ sempre stata una bambina curiosa e vivace e a scuola andava bene, tranne in italiano, non era la sua materia preferita.  “Sono stata mandata a ripetizioni, due volte a settimana, da questo insegnante privato che pian piano ha raggirato i miei genitori dicendo che ero troppo sveglia e doveva punirmi: ‘I tuoi genitori sono d’accordo perché ti danno i soldi per pagarmi. Glielo puoi dire che vieni punita ma vedrai che si arrabbieranno solo con te’, mi diceva”.  Ogni volta che sbagliava qualcosa, Ornella veniva abusata. “È andato avanti per mesi, forse un anno e poi non ce l’ho fatta più: ho detto a mia mamma che avrei fatto le valigie e sarei andata via. Mia madre mi disse che se volevo rimanere asina, andava bene così. Non ci andai più”.

Solo a 20 anni la ragazza ha raccontato ai genitori degli abusi subiti. “Sono caduti dal pero, si sentivano in colpa. Mia madre all’epoca mi diceva di non accettare le caramelle dagli sconosciuti, perché era quello il pericolo, no? Gli sconosciuti. Chiamò a casa del professore scoprendo che era morto e che, negli ultimi istanti di vita, tanti genitori si erano presentati alla sua porta dicendo che le figlie avevano raccontato di essere state abusate da lui”. 

Ornella Ardoino e le conseguenze degli abusi 

Oggi Ornella è più serena. Non ha rimorsi verso i genitori. “Si fidavano ed erano altri tempi. Ce l’ho avuta con loro per anni, ma poi ho capito che non era colpa loro. A 20 anni, quando gliene ho parlato, li ho visti soffrire molto per questa cosa”. Nonostante sia passato tanto tempo, alcune cose fanno scattare in Ornella risposte automatiche (i cosiddetti trigger) connesse all’abuso. “Non posso usare quaderni a righe e forse è anche per questo che sono diventata ingegnere. Ogni volta che sento una persiana che si abbassa e non so chi lo fa, mi fa saltare in aria. Il mio abusante abbassava le persiane perché nessuno potesse vedere e poi, una volta finito l’abuso, mi obbligava a farmi il bidet e mi fissava mentre mi lavavo. Ancora oggi non sopporto i bidet”, dice Ornella e ironizza: “La Danimarca è il mio posto sicuro perché non ci sono né persiane né bidet”.

Per tanti anni Ornella si è sentita sbagliata, non ha messo la gonna e ha provato sensi di colpa e vergogna. Chi subisce abusi riporta anche conseguenze di natura fisica e psicologica. “Tanta gente si toglie la vita, fa uso di sostanze per non sentire il dolore, che è davvero tanto. Io purtroppo ho imparato a dissociarmi dai dolori dopo gli abusi. Una volta mi sono rotta una spalla ma non sentivo niente. C’è stato anche un periodo in cui cercavo di non pensarci proprio e mi sono buttata nello studio, cercavo di eccellere per evitare di essere messa ancora a ripetizioni da un professore privato. Oggi faccio fatica a fidarmi delle persone e questa cosa crea problemi nelle mie relazioni. Ho anche un rapporto sbagliato con i soldi, poiché li portavo a quel docente. Pago velocemente il conto, non voglio trovarmi in situazioni di incertezza con il denaro. Inoltre è da poco che non ho paura se dormo da sola“.

Ornella Ardoino con il suo zainetto

La storia di Ornella: “Questo cammino è per i bambini che siamo stati”

“Se la  mia storia può aiutare qualcuno, mi fa piacere”, prosegue Ornella. “Di questo viaggio resta un bellissimo ricordo, sento che posso parlare della mia storia. Abbiamo fatto questa intervista mentre ero in treno e me ne sono fregata della gente che avevo intorno. È una cosa che mi è successa ma non sono io che devo vergognarmi”. A chi ha subito un abuso Ornella vorrebbe dire di “non vergognarsi. Lavorate con le conseguenze degli abusi. Non sentitevi male. Parlatene e trovate un centro di persone che vi aiutino e capiscano. Questo cammino è per i bambini che siamo stati, per la leggerezza che meritavamo e che inseguivamo da tutta la vita“.

I soldi raccolti alle associazioni che aiutano persone come Ornella

Sulla pagina del viaggio, Ornella ha raccolto oltre mille euro. Metà dei soldi la donna vuole donarli a Kvisten, mentre l’altra metà a Prometeo. Proprio il presidente di quest’ultima, Massimiliano Frassi, ci ha detto come oggi “siamo lontani anni luce dal considerare la pedofilia una reale emergenza e attivare di conseguenza tutto ciò che serve per davvero”. Rispetto ai tempi in cui Ornella era bambina, oggi la possibilità di entrare a contatto con un pedofilo non è solo offline, ma anche su Internet. Ma, a differenza degli anni ’70, si fa maggiore sensibilizzazione, con corsi per i genitori e per i bambini e ci si muove in modo capillare. 

Prometeo, “nessun dolore è per sempre”

Massimiliano Frassi opera nel campo da una vita intera e di persone come Ornella ne ha conosciute tante. “Cicatrizzare i danni dell’abuso è il primo passo. Si pensa che il dolore finisca quando finisce l’abuso. Paradossalmente è lì che inizia e ti segna una vita intera, se non ci metti mano, se non abbandoni il passato e gli impedisci di influenzare il tuo presente. L’autostima è spazzata via, i rapporti con gli altri ne risentono, la sfera sessuale è minata, ci sono disturbi alimentari e comportamentali, e molto altro: sono tante quelle che io chiamo le “scorie dell’abuso”. In Prometeo però abbiamo una sorta di slogan: “nessun dolore è per sempre”.

Sappiamo come far cicatrizzare quelle ferite. Che non cancellano l’abuso, non avendo magiche macchine del tempo, ma permettono alla persona di tornare a vivere, oggi qua ed ora. Senza un passato che decida il tuo presente. Il viaggio di Ornella è qualcosa di potente. Noi stessi a Prometeo lo scorso Natale, durante la festa di fine anno, abbiamo acceso un braciere e invitato tutti a scrivere una lettera all’abusante e poi bruciarla. E’ difficile spiegare quanto sia stato potente quel gesto, ma molte rinascite sono iniziate proprio così”, conclude.

Se hai subito abusi o conosci qualcuno e pensi abbia bisogno di aiuto, Prometeo ha un gruppo di auto aiuto per sopravvissuti alla pedofilia.