Home Politics Scambio di prigionieri, la Guerra Fredda non è mai finita

Scambio di prigionieri, la Guerra Fredda non è mai finita

Scambio di prigionieri, la Guerra Fredda non è mai finita

Perché leggere questo articolo? L’accordo segreto per lo scambio di 24 prigionieri tra Stati Uniti e Russia è un’operazione che ha dei precedenti nella Guerra Fredda.

Non è il film di Steven Spielberg “Il ponte delle spie”, ma la nuova guerra fredda tra Stati Uniti e Russia. Cambia qualche nome – non più URSS ma Russia, e nemmeno KGB ma FSB. La sostanza e i giochi politici rimangono gli stessi. Ieri, 1° agosto, si è svolto il più grande scambio di prigionieri della storia, il tutto ha avuto luogo nella capitale turca, Ankara. Sono stati 26 gli interessati di questo scambio. Non hanno partecipato solo le due superpotenze, ma anche anche Bielorussia, Norvegia, Polonia e Germania.

L’ultimo di una lunga serie di scambi di prigionieri

I veri protagonisti di questa operazione sono sicuramente il giornalista americano di origine russa Evan Gershkovich e Vadim Krasikov, agente del FSB. Evan Gershkovich (figlio di immigrati ebrei sovietici), corrispondente del Wall Street Joural era stato arrestato nel marzo del 2023. L’accusa di spionaggio e qualche settimana fa condannato dalla giustizia russa a 16 anni di carcere. L’azione di Mosca poteva già essere compresa come una richiesta all’occidente di scendere a patti e trovare un accordo equo, come è effettivamente stato.

Il pezzo grosso che voleva il Cremlino era Vadim Krasikov. Un agente del FSB che il 23 agosto del 2019 uccise, in un parco a Berlino, un ex militare ceceno accusato dal Cremlino di aver orchestrato l’attentato nella metro della capitale russa nel 2004. Krasikov venne condannato all’ergastolo dalla corte tedesca.

Gli americani e i russi liberati

Mosca ha inoltre liberato diversi attivisti, oppositori di Putin e collaboratori di Alexei Navalny. Come: Vladimir Kara-Murza (condannato a 25 anni di reclusione). Ilya Yashin (otto anni e mezzo, accusato di aver screditato l’esercito russo). Alsu Kurmasheva  (giornalista di Radio Liberty, finanziata dagli Stati Uniti). Oleg Orlov (anche lui accusato per aver diffuso notizie false sull’esercito russo, è fin dai tempi dell’URSS un fervente attivista e in passato ha anche lavorato nelle aree più calde durante i conflitti nel Caucaso degli anni’90). E Paul Whelan (ex marine, arrestato nel dicembre del 2018, accusato di essersi appropriato di informazioni segrete circa l’intelligence russa). Questi i profili più importanti.

La Russia, oltre a Krasikov, ha riportato a casa anche: Pavel Rubstsov (giornalista arrestato al confine tra Polonia e Ucraina). Artem Dultsev e Anna Dultseva insieme con la loro figlia (coniugi scoperti in Slovenia per attività di spionaggio, mentre erano sotto copertura come mercanti d’arte). E Roman Seleznev (hacker che riuscì a rubare online dati di carte di credito americane).

Doveva esserci anche Navalny…

Uno scambio simile doveva già avvenire un po’ di tempo fa, ma con la morte in circostanze misteriose di Alexei Navalny nel febbraio del 2024, tutto si è arenato. Risulta che anche il dissidente russo doveva essere oggetto di scambio. L’uscente presidente americano Joe Biden ha commentato così “In totale, abbiamo negoziato il rilascio di 16 persone dalla Russia, tra cui cinque tedeschi e sette cittadini russi che erano prigionieri politici nel loro stesso Paese.

Alcune di queste donne e uomini sono stati ingiustamente trattenuti per anni. Tutti hanno sopportato sofferenze e incertezze inimmaginabili. Oggi la loro agonia è finita”, continua dicendo “Sono grato ai nostri alleati che ci hanno sostenuto durante le difficili e complesse negoziazioni per raggiungere questo risultato, tra cui Germania, Polonia, Slovenia, Norvegia e Turchia. Questo è un potente esempio del perché è fondamentale avere amici in questo mondo di cui ci si può fidare e su cui contare. Le nostre alleanze rendono gli americani più sicuri”.

Questa operazione di spessore permette di far capire che i canali di comunicazione tra i due blocchi non si sono mai spenti dopo l’invasione dell’Ucraina. Ufficialmente non trapelano informazioni circa dei dialoghi, ma ormai è noto che i due governi sono in costante colloquio, sicuramente anche riguardo il conflitto in corso. Non si deve per forza intendere che i due presidenti si contattino per chiamata, ma l’intero entourage, i servizi segreti e altri organi mantengono rapporti di reciproco ascolto.

La storia degli scambi di prigionieri dalla Guerra Fredda ad oggi

Nota è ormai la storia del 1962, raccontata nel film di Spielberg “Il ponte delle spie”, quando la spia sovietica (di origine tedesca) Rudolf Abel venne scambiata con il pilota dell’aereo spia U-2 Francis Gary Powers (abbattuto con il suo velivolo sopra i cieli degli Urali mentre fotografava asset militari). L’operazione avvenne sul ponte in Germania Glienicke Brücke, che collega Potsdam con Berlino.

Anche nel 1985 ci fu uno scambio di dimensioni importanti. Quattro agenti segreti provenienti dal blocco comunista vennero arrestati in USA e successivamente liberati in cambio di 25 occidentali detenuti nelle carceri polacche e della Repubblica Democratica Tedesca. L’anno successivo il giornalista americano Nick Daniloff venne arrestato a Mosca, con l’accusa falsa di spionaggio. L’arresto risultò un pretesto per richiedere il rilascio del fisico (collaboratore del KGB), Gennadi Zakharov.

Nel 2010 gli americani smascherarono quattro coppie di agenti residenti sotto falso nome e Anna Chapman, chiedendo la liberazione di spie russe accusate in patria di tradimento. Quest’ultimi erano tutti profili di alto livello come Sergej Skripal (sopravvissuto nel 2018 ad avvelenamento da Novichok a Londra), Igor Sutyagin (colonnello esperto in armi nucleari) e altri due ufficiali.

L’ultima sfortunata prigioniera

Ben più sfortunata fu Brittney Griner. La cestista americana venne arrestata nell’aeroporto di Mosca nel 2022 per essere in possesso di cartucce di olio di hashish nel suo bagaglio. Approfittando di questa mal capitata, la Russia questa volta chiese il rilascio di Viktor Bout (trafficante di armi internazionale, collaboratore del FSB). La vicenda di Bout ispirò il film con Nicolas Cage, “Lord of War”.