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Olimpiadi, la (tardiva) protesta del Vaticano è solo un assist ad Erdogan

Olimpiadi, la (tardiva) protesta del Vaticano è solo un assist ad Erdogan

Perchè leggere questo articolo? Il Vaticano prende posizione contro la cerimonia d’inaugurazione delle Olimpiadi di Parigi con una settimana di ritardo. E solo su sollecitazione di Erdogan. Forse a questo punto era meglio tacere…

(di Sallustio Santori)

Con un comunicato alle otto della sera del 3 agosto scorso, una settimana dopo l’inizio delle Olimpiadi, la Santa Sede ha preso atto delle volgarità della cerimonia inaugurale (tra cui una blasfema Ultima Cena, subito però spiegata a popolo e paese da quelli bravi come un baccanale in onore di Dioniso, per cui siamo stupidi noi). E si è detta: “Rattristata (…) e non può non unirsi alle voci alzatesi negli ultimi giorni per deplorare l’offesa fatta a numerosi cristiani e credenti di altre religioni”. E quindi: “Davanti ad un avvenimento prestigioso innanzi al quale il mondo intero si ritrova attorno a valori comuni non si dovebbero trovare allusioni che ridicolizzano le convinzioni religiose di numerose persone”. Per cui: “La libertà d’espressione che, evidentemente, non è affatto messa in discussione, trova il suo limite nel rispetto degli altri”.

Olimpiadi, papa Francesco sollecitato da Erdogan

E con queste otto righe, otto di numero, il Vaticano si lava la coscienza ma la brutta figura resta tale. Erano stati i vescovi francesi in primis a dirsi contrari all’allegoria dell’Ultima Cena, seguiti poi da un gruppo di confratelli tacciati di conservatorismo con una lettera aperta firmata – tra gli altri – anche dal cardinale conservatore Raymond Burke. Ma il colmo si era toccato il 1° agosto quando, nel corso di una telefonata sul Medio Oriente, l’autocrate turco Recep Tayyip Erdogan aveva chiesto a Papa Francesco di far sentire la sua voce su quanto si era verificato di criticabile all’inaugurazione delle Olimpiadi targate Emmanuel Macron. Tempo 48 ore ed ecco che è arrivato il comunicato stampa.

Olimpiadi: che senso ha protestare dopo una settimana?

Diciamola chiara e diciamola tutta: che brutta figura per il Vaticano e per il Papa. Che senso ha intervenire una settimana dopo la polemica inaugurazione dei Giochi per stigmatizzare qualcosa dalla quale ti sei ben guardato di dire mezza parola mentre erano i vescovi francesi e qualche loro confratello a protestare? E si badi bene, lo diciamo per quelli bravi che ci spiegano sempre come stanno le cose col sopracciglio alzato: i vescovi francesi sono a capo di una Chiesa piccola in un Paese con 5 milioni di islamici che si sentono e si vedono, e fanno molta cultura. Sono gente preparata, sanno quello che dicono: l’intemerata contro l’Ultima Cena blasfema era ampiamente motivata: e diciamo pure che la Chiesa, in Francia, se la passa male.

Tra edifici di culto che prendono fuoco periodicamente, per cortocircuiti o per qualche arabo che dà loro fuoco. O per sacerdoti sgozzati sull’altare come il povero padre Jaques Hamel, sacerdote presso la chiesa di Santo Stefano di Saint-Étienne-du-Rouvray, presso Rouen, dove il 26 luglio 2016 due estremisti islamici dell’Isis lo hanno sgozzato alla fine della Messa. Prima di essere ucciso, – ricorda Vatican News – il sacerdote viene costretto a inginocchiarsi. Le sue ultime parole sono state: “Vattene, Satana!”, “lontano da me, Satana!”. Padre Hamel è Beato, è un martire morto in odio alla Fede.

Vaticano, forse a questo punto era meglio tacere…

Eppure. Eppure dopo questo sangue, eppure dopo le polemiche, il Papa è intervenuto 48 ore dopo la telefonata di sollecito del leader di un Paese islamico, Erdogan, che aspira da anni a entrare in Europa e ha una forte maggioranza turca in Germania, la locomotiva inceppata di questo Continente ormai senza più identità né idee. La gente va a pregare sul ruolo del martirio di padre Hamel, c’è chi parla a mezza bocca di grazie e ci si attende anche un miracolo.

Il punto è che questo Papato è ormai senza idee. Emanare un comunicato dopo la sollecitazione di Erdogan è un segnale di cedimento alle proteste di un autocrate che ovviamente non ha chiesto l’intervento del Pontefice per rispetto nei suoi confronti ma per preciso calcolo politico, visto che Erdogan è contiguo a Vladimir Putin (Macron ha tentato di tenere un telefono aperto con Mosca nel corso della guerra in Ucraina) e soprattutto è su posizioni antisemite e filopalestinesi che per certi versi fanno sponda al Vaticano che antisemita non è ma certo auspica la soluzione a due popoli e due Stati e da tempo parla di un cessate il fuoco a Gaza che inevitabilmente finisce per equiparare i tagliagole di Hamas all’unica democrazia mediorientale, e cioè Israele.

In queste condizioni forse meglio sarebbe stato tacere ed evitare una brutta figura dando un prezioso assist politico ad uno come Erdogan, capo del secondo esercito della Nato per dimensioni, in un momento storico davvero delicato. Un regalo che Ankara non meritava.