Dopo aver amorevolmente coltivato le piante per tutto l’inverno, in casa o sul balcone, arriva il momento di andare in vacanza: chi le innaffierà? Una questione non da poco, se si considera che il rischio è quello di ritrovare tutto secco e di vedere vanificato l’impegno di mesi e mesi di giardinaggio. Per evitare questa “brutta fine” ci si può rivolgere a parenti e amici, oppure al custode del palazzo, nei casi in cui ci sia ancora una portineria. In alternativa, esistono soluzioni tecniche come impianti di irrigazione a goccia, bottiglie rovesciate e acqua complessata. Ma c’è anche un’altra strada, che si sta facendo largo da qualche tempo: il plant sitter, una nuova figura professionale il cui nome richiama quello di pet sitter, cat sitter o dog sitter. In questo caso, però, non si parla di cura degli animali, ma delle piante, appunto.
Plant sitter: chi è
Il plant sitter si occupa della cura delle piante in assenza del proprietario, garantendo che esse ricevano tutte le attenzioni necessarie e si mantengano così in salute. Questa idea è nata dalla crescente voglia di relax nella natura sviluppata da molte persone negli ultimi anni, che ha trasformato molte abitazioni in vere e proprie giungle urbane. Allo stesso tempo, però, la vita è diventata sempre più frenetica, per cui spesso ci si ritrova ad assentarsi da casa per weekend lunghi, viaggi di lavoro e vacanze.
Cosa fa il plant sitter
Il plant sitter offre allora un servizio personalizzato, adattando le cure alle caratteristiche specifiche di ogni pianta. Le sue responsabilità variano in base ai compiti che gli affida il cliente: può limitarsi all’annaffiatura, in modo che le piante ricevano la giusta quantità di acqua, tenendo conto delle diverse esigenze idriche di ciascuna specie, e alla concimazione, che d’estate viene effettuata abbastanza frequentemente. Poi ci sono anche altre mansioni più complesse che possono essere assegnate al plant sitter, come la potatura, il controllo e il trattamento dei parassiti, la pulizia delle foglie dalla polvere, per permettere una migliore fotosintesi, e la gestione di eventuali emergenze, come un’infestazione o una malattia fungina.
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Scegliere un plant sitter garantisce la sopravvivenza delle piante, ma anche la tranquillità dei proprietari, che possono allontanarsi da casa senza più pensare al proprio angolo green casalingo. Inoltre, può essere un modo per affinare il proprio pollice verde, apprendendo nuove tecniche di cura delle piante da professionisti esperti.
Quanto costa una plant sitter
Come accade per molti trend emergenti, la figura del plant sitter è nata e si è diffusa soprattutto all’estero, ma ora è presente anche in Italia, soprattutto nelle grandi città, come Milano, Roma e Torino: qui si registra una crescente richiesta per questo tipo di servizio.
Ma quanto può costare una plant sitter? Il tariffario è soggettivo, variabile in base al numero di piante da seguire, alla distanza dell’abitazione in cui si trovano e alla frequenza delle annaffiature richieste. A spiegarlo è Alessandra Dolci, milanese, redattrice diventata plant sitter, che offre anche un servizio di invio al cliente di fotografie e notizie sullo stato di salute delle piante durante la sua assenza. Indicativamente, comunque, il costo di una plant sitter come lei va da un minimo di 10 a un massimo di 20 euro per ogni uscita.
Come contattare un plant sitter
Una volta presa la decisione di affidarsi a una plant sitter, il primo passo da fare per contattarne una è quello di cercare online, utilizzando piattaforme dedicate al fai-da-te, come TaskRabbit o Yoopies, oppure facendo qualche ricerca mirata sui social media o nelle community locali online. Infine, si può fare un tentativo anche nei negozi dei fioristi e nei vivai, che spesso hanno contatti con plant sitter locali oppure con persone affidabili, che offrono lo stesso servizio, pur non chiamandolo in modo così… cool. Quello che conta, alla fine, è che abbiano il pollice verde.