Il dossier commissionato dal presidente della Camera evidenzia come i parlamentari italiani siano convocati più giorni che negli altri Paesi. Ma si tratta di sistemi difficilmente paragonabili
Primi per numero di sedute e ultimi per giorni di chiusura. I parlamentari italiani si scoprono stakanovisti. Qualcuno potrà alzare il sopracciglio apprendendo che i dati sono contenuti in un dossier commissionato dallo stesso presidente della Camera Lorenzo Fontana. Il documento stesso non nasconde il fatto che, nel fare confronti con gli altri Paesi, “va tenuto conto della diversa organizzazione dei lavori”. Ma, impostando i filtri giusti, è possibile ottenere come risultato che Camera e Senato italiani sono tra i parlamenti che effettuano il maggior numero di giorni di apertura.
Giorni di lavoro dei parlamentari: il confronto con gli altri Paesi
Nel 2023 i nostri deputati si sono riuniti 191 giorni. Il congresso americano è stato convocato 180 volte. In Francia 152 giorni. La house of commons britannica 134. In Canada 121 giorni. Mentre in Germania appena 68 giorni di attività plenaria. In Spagna 60, in Giappone addirittura 50. Come si spiegano questi numeri? E’ presto detto: qui si parla di sessioni ordinarie. Ma ad esempio in Giappone tutte le sessioni dopo giugno sono considerate straordinarie. E poi, come ricorda il Giornale, ci sono numerosi sistemi tutti differenti tra loro. Maggioratario, proporzionale, collegi. Monarchie, repubbliche parlamentari e presidenziali. Stati federali.
Il primato italiano: le “ferie” estive durano meno di un mese
Un primato tuttavia resta: quello della chiusura estiva più ridotta. Serrande abbassate a Montecitorio e Palazzo Madama solo dal 7 agosto al 4 settembre. Negli Stati Uniti hanno chiuso il 29 luglio per riaprire l’11 settembre. In Inghilterra “vacanze” dal 20 luglio al 4 settembre. In Francia, Canada e Germania ben tre i mesi di sospensione dei lavori.