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New Martina e la piaga del marketing ‘femminista’

New Martina e la piaga del marketing 'femminista'

New Martina è un fenomeno TikTok di difficile comprensione, una volta superati i tredici anni d’età. Al secolo Carmen Fiorito, grazie a una serie di video social in cui cambia cover ai cellulari facendo parecchi rumorini, è diventata imprenditrice presso se stessa. Nonché, a occhio, milionaria. In questa caldissima estate, per esempio, ha fatto molto scalpore la coda chilometrica fuori da un suo nuovo store fisico, nel giorno dell’inaugurazione. Da oggi la giovanissima influencer si lancia in un altro business. Dopo aver venduto paccottiglia per smartphone (dalle cover alle cuffiette), punta sulla moda, in collaborazione con il brand di lusso Silvian Heach. Sono a piede libero, dunque, otto modelli di borse e pochette brandizzate “New Martina”, ognuna ha il nome di un diverso quartiere di Napoli, città che le ha dato i natali e che lei definisce “sottovalutata, come le donne”. Il reel con cui la ragazza presenta la capsule è allucinante mischione di “bei messaggi” al femminile, piegati ovviamente alla logica delle vendite. La testimonial riesce a dire, non senza enfasi, che l’acquisto di questi prodotti moda contribuirà alla libertà delle donne. Come, prego?

Il marketing ‘femminista’ come piaga social(e)

Già abbiamo Elodie che si spoglia in scena come “atto politico” contro il patriarcato. A seguire le sue ciapet, ecco arrivare Gaia (‘Sesso e Samba’) che intende il proprio corpo alla stregua di vera e propria “rivoluzione”. In coda, ecco New Martina che vende pochette per rendere libero il genere femminile tutto. Da chi? Da cosa? Non si sa. Di certo, le vendite della nostra alleggeriranno di 76 euro, prezzo di favore, le sue affezionatissime clienti. La filosofia della borsa espressa nel reel promozionale è, poi, fantozziana: “Mi sono resa conto che lei (la borsa, ndr) c’era quando uscivo”. Ma va? Il messaggio pubblicitario è intriso di femminismo un tanto al chilo, come tutte le dichiarazioni di qualunque personaggio famoso dai tempi del #MeToo in poi. Serve davvero a qualcosa? No. Ma è trend, dunque con buona pace di una qualsiasi sorta di attinenza possibile, tocca dirlo. E tocca dirlo perché vende. Aridatece il ‘girl power’ delle Spice che, almeno loro, facevano ballare tutto il mondo senza pipponi annessi. Il marketing femminista è, comunque, una delle principali piaghe social(i) dei nostri tempi. Perché impoverisce ogni battaglia, cercando di rendere ‘femminista’ pure le cialde del caffè. E, scrivendo ciò, speriamo di non dare nuove, scriteriate, idee.

New Martina come Chiara Ferragni, occhio a non farsi ‘empowerare’

New Martina ha 25 anni (beata lei!) e si esprime come chiunque sia della sua stessa generazione. A vederlo da fuori, però, fa effetto questo mischione tra commercio e “bei messaggi” femministi. Non che sia una novità, fin dagli anni ‘Novanta’90 ci attanagliano spot tv che vogliono venderci shampoo al grido di “perché io valgo”. La deriva di quello che un tempo era soltanto un modo di fare comunicazione, però, è sotto gli occhi di tutti. Almeno quanto la deriva di Chiara Ferragni, forse la prima a rendere il concetto di empowerment femminile gallina dalle uova d’oro lato self branding. “Non voglio venderti questa cosa, voglio supportare una causa importante. E sono certa che lo voglia anche tu, cliente cara”, così si intuiva ogni volta – manco troppo – tra le righe. L’insalata bionda voleva dimostrare che le donne potessero benissimo fare impresa e diventare milionarie con le proprie forze. Cosa che, per altro, già accadeva nella realtà, prima che lei, ricchissima fin dalla nascita, se ne ergesse a portabandiera. New Martina sfrutta codici di comunicazione ‘al femminile’ che esistono e che, sciaguratamente, vendono. Ora, se volete contribuire alla libertà di ognuna di noi, non vi resta che acquistare le sue borse griffate.Buy NewMartina, save the world!‘. Ma occhio a non rimanere “empowerate”…