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Lega e Vannacci, Da Re: «Non c’entra niente col partito, Fedriga nuovo leader»

Lega e Vannacci, Da Re: «Non c’entra niente col partito, Fedriga nuovo leader»

Il nome Vannacci non smette di rimbombare nelle orecchie degli italiani, anche una volta seduto sulle poltrone dell’Europarlamento.

A scatenare le polemiche, sotto sotto amate dal generale, sono stati diversi temi. Il più mainstream tra tutti è lo ius scholae, battaglia sorprendentemente portata avanti dall’ala forzista del governo.

Con una Lega coesa ed unita sulla contrarietà di questa riforma, Vannacci aggiunge del suo: «La cittadinanza va data a chi la merita. Uno studente straniero è disposto a dare la propria vita per il suolo italiano?».

Aggiunge che i “meritevoli” sono coloro che apprendono la nostra cultura, le nostre usanze e rispettano il posto in cui vivono. D’altronde, tutti valori facilmente assimilabili tra i banchi di scuola.

In un modo o nell’altro, Roberto Vannacci è sempre sotto ai riflettori, e riesce a sopportarli molto bene.

Tuttavia, la vecchia guardia della Lega, arrivando anche a Lega Nord, sembra aver maldigerito la sua presenza sin dalla sua ascesa politica. Ne abbiamo parlato con Gianantonio Da Re, ex europarlamentare con la Lega. «Vannacci? Non c’entra niente col partito, Salvini sbaglia politica». L’intervista

Da Re, una sua opinione su Vannacci?

Vannacci, invitato da Salvini, non ha sicuramente le idee della Lega, perlomeno i principi di quando è nato il partito. Lui fa la sua politica, e adesso mi pare stia chiedendo il conto anche a Salvini.

Io sono stato espulso dalla Lega, ma queste opinioni le ho espresse quando Vannacci voleva scendere in politica. In quel momento, quando ero in Europarlamento, dissi che non avrei corso insieme a lui perché non ha nulla a che vedere con quello che è il partito, o meglio, la vera Lega.

Adesso è diventata un’aggregazione dove Salvini cerca di portare a casa qualche voto in più, ma snaturando quello che è la politica originale, quello che era la Lega e quello che per cui è nata.

Ma credo che l’elettore sia l’arbitro imparziale, per cui se hanno perso 7 milioni di voti dal 2019 al 2024, Salvini e la classe dirigente che lo appoggia dovrebbero fare qualche riflessione.

Vannacci ha criticato lo ius scholae, sostenendo che per ottenere la cittadinanza bisogna essere addirittura pronti a dare la vita per la patria. Cosa ne pensa?

Ci sono genitori che sono qui da più di 20 anni. I loro figli vivono qui e hanno frequentato le scuole. Io credo che si potrebbe fare un passo avanti in questo senso; è bene tenere in considerazione la prudenza e l’attenzione nell’agire sullo ius scholae, questo non vuol dire aprire le porte a tutti.

Dalle fila interne al partito arriva un ragionamento: l’obiettivo sono le prossime politiche, Vannacci vuole far crescere una classe dirigente che risponde a lui e portarlo in Parlamento. Per poi, una volta arrivati, lui e i suoi uomini potrebbero davvero staccarsi dalla Lega. Vannacci è sinonimo di correntismo nella Lega?

Lui è la corrente. È la corrente anomala che è entrata in Lega solo per racimolare qualche voto percentuale. Ormai ha messo in piedi l’associazione che non è altro che il preludio di un nuovo partito o un movimento politico. Ormai è chiarissimo questo. Lo ha capito anche Salvini, ma probabilmente non vuole riconoscere l’errore e quindi fa finta di niente.

Si può dire che Salvini si è fatto autogol?

Di autogol ne ha fatti a migliaia, dal Papeete in poi. Ripeto, parliamo di una classe dirigente che ha perso 7 milioni di voti in 5 anni, dalle europee 2019 alle europee del 2024, per poi arrivare al 9% con 5 ministri al governo dopo due anni, prendendo dentro anche Vannacci. La politica di Salvini è sbagliata.

Chi, secondo lei, dovrebbe guidare la Lega?

Io vedrei benissimo Fedriga perché è una persona che ha fatto politica a Roma come parlamentare, è un amministrativo e ha sicuramente un gran senso ed equilibrio del territorio.

Salvini ha snaturato tutta quella che era la vecchia Lega, fatta di partite IVA, di lavoratori e di industriali. Ora è diventato un partito formato da opportunisti.