Perché leggere questo articolo? La Serie A è la regina del calciomercato (tra i comuni mortali). Un miliardo speso, con un rosso di 300 milioni, salvato dalle plusvalenze. Solo la Premier inglese ha speso più delle nostre 20 squadre di A (anche se molto meno dello scorso anno).
Calciomercato finito, tempo di bilanci. Quello della Serie A, a sorpresa, è tutt’altro che avaro. Non saranno più gli anni Novanta, quelli delle vacche grasse, ma il nostro calcio è quello che spende di più (tra i comuni mortali). E il bello è che non si tratta più di una sorpresa. Come l’anno scorso il nostro calciomercato risulta essere il più ricco per movimenti e importi negli scambi di calciatori. Un bilancio tutt’altro che deprimente e, al contrario delle apparenze, pressoché sostenibile.
Un calciomercato secondo a nessuno (tra i comuni mortali)
Ebbene sì, il nostro campionato spende, e anche tanto. Così dice il bilancio del calciomercato, aggiornato pressoché in tempo reale coi dati di Transfermarkt. Le 20 squadre che formano la nostra Serie hanno complessivamente speso un miliardo di euro. Il saldo del calciomercato – ancora passibile di qualche entrata da cessioni a leghe in cui il mercato non è ancora concluso, come Turchia e Arabia – ha generato un rosso da quasi 300 milioni di euro. Risultato del saldo con i 702 milioni di euro generati dalle cessioni.
La Serie A è sul podio dei campionati che hanno speso di più in questa finestra estiva. Davanti al pallone nostrano ci sono solo gli irraggiungibili inglesi della Premier League. Con una differenza importante. In una stagione in cui Arabia Saudita e Premier League hanno frenato spendendo meno, il nostro campionato si è distinto a livello europeo andando in controtendenza.
La Serie A si scopre spendacciona
A differenza della altre leghe principali, la nostra Serie A ha conosciuto un forte aumento degli investimenti per il calciomercato. Lo scorso anno le 20 squadre in massima serie avevano speso 843 milioni di euro. Quest’anno, caso unico nei principali campionati mondiali, le spese sono dunque aumentate del 17 per cento. Per fare un confronto, i 2 miliardi e 330 milioni di euro spesi rappresentano un calo del 11 per cento per la Premier League, che lo scorso anno aveva toccato quota 2,92 miliardi di euro.
Il saldo del calciomercato per le società italiane torna ad essere in rosso, come negli anni delle vacche grasse alla fine dello scorso millennio. La causa può essere individuata nel brusca frenata dello “zio d’Arabia Saudita”. A differenza delle follie della scora estate, la Saudi Pro League non si è confermata manna nel deserto per le nostre società. Le spese degli sceicchi del pallone si sono dimezzata in un anno: da quasi un miliardo a 445 milioni di euro. Questo ha permesso alla nostra Serie A di balzare al secondo posto del podio delle leghe più spendaccione.
Un calciomercato abbastanza sostenibile
Le Serie A si è confermato nell’olimpo del calciomercato. Secondo quanto calcolato da Calcio e Finanza, il saldo in questa sessione tra quanto speso per gli acquisti e quanto incassato dalle vendite (spesa e incassi per cartellini) di queste otto società segna un risultato negativo complessivo per oltre 452 milioni e nessuna delle otto big ha chiuso il mercato con un saldo positivo nella compravendita dei giocatori. Eppure, a salvare i conti del pallone nostrano sono le “plusvalenze”. Le plus/minusvalenze realizzate, l’incasso dai prestiti, il risparmio di ammortamento e il risparmio sull’ingaggio lordo per i giocatori usciti dalle squadre rispetto alla stagione passata, mostrano come solo Milan e Napoli abbiano un saldo di mercato negativo.