Perché leggere questo articolo? La crisi di Volkswagen tra chiusure, processi e licenziamenti accende definitivamente l’autunno caldo della Germania sul fronte economico.
Fine di un’epoca. Volkswagen valuta di chiudere degli impianti in Germania. Sarebbe la prima volta dalla fondazione dell’azienda nel lontano 1937. “Produciamo 500mila macchine di troppo” è stato il sinistro monito di Arno Antlitz, cfo del gruppo. “A questo punto dobbiamo aumentare la produttività e ridurre i costi. Abbiamo ancora un anno, forse due, per invertire la rotta”. Una mossa che potrebbe avere delle conseguenze più ampie. In Europa, dove il settore dell’automotive da tempo è in difficoltà. E, soprattutto in Germania, di cui la Volkswagen è un simbolo. La crisi del “macchina del popolo” accende definitivamente l’autunno caldo della Germania sul fronte economico.
La crisi della Volkswagen
Qualsiasi chiusura rappresenterebbe la prima in Germania durante gli 87 anni di storia del gruppo automobilistico. A mettere in difficoltà Volkswagen “è la perdita di competitività”. Lo ha affermato l’ad Oliver Blume, problema che si è accentuato in quanto “l’ambiente economico è diventato ancora più duro e nuovi attori come la Cina stanno investendo in Europa“.
L’annuncio è stato aspramente criticato dalle associazioni dei lavoratori, con il principale sindacato industriale tedesco IG Metall che ha parlato di un piano che “scuote le fondamenta” della casa automobilistica. Il sindacato se l’è presa direttamente con il vertice di Volkswagen che accusa di “non saper svolgere il proprio lavoro, addossando così le colpe della crisi ai costi del personale“.
La crisi dell’auto in Europa
Quello di Volkswagen, e della Germania, non è certo un caso isolato. I dati diffusi qualche giorno fa dall’Acea restituiscono una situazione del mercato auto in Europa in stallo. Nel mese di luglio, la crescita delle immatricolazioni nell’area (Ue, Efta e Uk) è stata dello 0,4% mentre i volumi che dall’inizio dell’anno hanno recuperato il 3,9% restando di quasi il 20% sotto i livelli del 2019.
L’Italia non fa eccezione. Finito l’effetto incentivi, il mercato italiano delle autovetture ha chiuso il mese di agosto con un calo del 13% rispetto allo stesso periodo del 2023. La crescita cumulata nei primi otto mesi dell’anno scende quindi al 3,8% rispetto al 2023. Il nostro Paese ha prodotto poco più di un milione di unità, quasi il 20% in meno rispetto all’ultimo dato pre-pandemico del 2019.
Volkswagen è un bel guaio per l’economia tedesca
L’eventuale chiusura di uno o più stabilimenti di Volkswagen rischia di aggravare sia le difficoltà economiche che le tensioni sociali in Germania. La locomotiva d’Europa è in serie difficoltà economiche. Nel 2023 il Pil si è contratto dello 0,3 per cento e nel secondo trimestre del 2024 è diminuito dello 0,1 per cento rispetto al precedente. L’industria pesante risente dell’aumento dei prezzi dell’energia, essendo venuta meno la possibilità di importare gas russo a basso costo ed essendo stati spenti tutti i reattori nucleari. Le elezioni di domenica scorsa in Turingia e Sassonia sono state il primo campanello d’allarme dell’insoddisfazione dei tedeschi per le politiche di transizione ecologica del governo Scholz. Con la crisi di Volkswagen inizia l’autunno caldo tedesco.