Perché leggere questo articolo? Meno socialisti, molto più potere alla commissaria. Con la nuova Commissione europea Ursula von der Leyen prende in pieno il potere.
“Quando Ursula von der Leyen ha presentato la sua squadra per la prossima Commissione europea, ha messo a tacere i dubbiosi su chi sarebbe stato davvero al comando a Bruxelles“. Inizia così un lungo editoriale con cui Politico tratteggia la Commissione europea che sarà. Totalmente in mano a Ursula von der Leyen, che il sito per eccellenza degli affari europei ritrae nelle vesti di un’imperatrice romana. Von der Leyen ha preso tutto il potere, cancellando di fatto la maggioranza Ursula.
Nuova Commissione sempre più “regina” von der Leyen
Quando ha rivelato al pubblico i nomi dei 26 in Commissione e i loro ruoli, un punto è stato subito chiaro: avrebbe avuto un controllo illimitato sulla politica dell’Unione Europea. La presa di potere di Ursula von der Leyen è totale. Von der Leyen preste sempre più fede al soprannome di “regina Ursula” che si era guadagnata nei corridoi di Bruxelles durante il primo mandato.
Decisionismo unilaterale, discrezionalità nell’andare oltre il protocollo ed esclusione degli altri leader europei potrebbero essere ancora più manifesti nel secondo mandato di von der Leyen. Di diplomatici e funzionari dell’UE, tra cui alcuni dei suoi dipendenti nella Commissione, affermano che la sua nuova struttura consentirà a von der Leyen un divide et impera.
Meno “maggioranza Ursula”
La presidente von der Leyen è riuscita a ottenere prima il voto dei verdi contro l’apertura a destra, per poi aprire a destra (col gioco degli incarichi dati ai paesi anziché ai partiti) emarginando i verdi, e rendendo di fatto ininfluenti gli stessi socialisti. Alla fine, von der Leyen ha deciso che non c’è bisogno di aspettare le decisioni del parlamento sloveno per rivelare struttura e portafogli della nuova Commissione europea.
Il Partito Popolare Europeo ha assunto un ruolo di leadership all’interno della Commissione von der Leyen, con diversi membri chiave che occupano posizioni strategiche. Oltre alla stessa von der Leyen, che proviene dalle file della CDU tedesca, vi sono importanti figure del PPE in ruoli cruciali: da Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo per un’Economia al servizio delle persone, a Johannes Hahn, responsabile del Bilancio. Questo assetto ha garantito al PPE un controllo significativo sulle politiche economiche e finanziarie, settori decisivi per l’orientamento futuro dell’Unione.
Il peso schiacciante del PPE è evidente anche nella capacità di influenzare le decisioni politiche e nell’orientamento generale della Commissione, che riflette le priorità conservatrici e moderate della famiglia politica popolare. Nonostante l’apparente apertura verso tematiche più progressiste, come il Green Deal europeo, le scelte operative rimangono saldamente ancorate a un approccio prudente e favorevole agli interessi del mercato, spesso a discapito delle istanze più radicali promosse da altre forze politiche.
Socialisti e Verdi: una presenza sbiadita
Se il PPE domina la scena, i socialisti e i verdi faticano a ritagliarsi uno spazio significativo all’interno della Commissione. I socialisti, rappresentati tra gli altri da Frans Timmermans, inizialmente responsabile del Green Deal, hanno visto ridimensionato il loro ruolo quando la stessa von der Leyen ha riassegnato alcune deleghe cruciali a membri del PPE. Questa dinamica ha limitato l’efficacia dell’azione socialista, relegandola a un ruolo spesso marginale rispetto alle decisioni centrali.
La situazione dei Verdi è ancora più critica: la loro rappresentanza nella Commissione è praticamente inesistente, nonostante il crescente peso politico nel Parlamento europeo e l’importanza dei temi ambientali nell’agenda pubblica. L’assenza di figure chiave verdi in posizioni di rilievo evidenzia una discrepanza tra la crescente sensibilità ambientale della popolazione europea e la scarsa riflessione di questa tendenza nelle strutture di potere europee.
Il futuro della Commissione europea
La netta prevalenza del PPE e la marginalizzazione di socialisti e verdi sollevano interrogativi sul futuro della politica europea. Da un lato, il dominio popolare garantisce una stabilità decisionale e una chiara direzione politica; dall’altro, rischia di soffocare il pluralismo. Questo squilibrio potrebbe avere ripercussioni negative sulla percezione delle istituzioni europee da parte dei cittadini, che potrebbero sentirsi sempre più lontani da decisioni prese da un gruppo ristretto di potere. Il futuro della Commissione von der Leyen dipenderà in gran parte dalla capacità di trovare un equilibrio. Tra le diverse forze politiche e di integrare, almeno in parte, le richieste di cambiamento provenienti dai socialisti e dai verdi.