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Referendum cittadinanza, i dubbi di Fdi: “Non è una priorità per gli italiani”

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Il referendum cittadinanza ha raggiunto 600mila firme in venti giorni dalla sua pubblicazione. Promosso da Riccardo Magi di +Europa, propone di dimezzare da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia richiesti per poter avanzare la domanda di cittadinanza italiana.

Inoltre, qui entrerebbe in gioco il cosiddetto ius sanguinis. Una volta ottenuta la cittadinanza, sarebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni.

I requisiti di ottenimento rimangono tuttavia invariati: conoscenza della lingua italiana, residenza ininterrotta in Italia (eventualmente di 5 anni e non 10), possesso negli ultimi anni di un consistente reddito, incensuratezza penale e l’ottemperanza agli obblighi tributari.

Le modifiche che apporterebbe alla legge in vigore riguarderebbe circa 2,5 milioni di persone. Il referendum, sostenuto da Pd, Italia Viva, Sinistra Italiana ed Europa Verde, non ha raggiunto la leadership di M5s, Azione e di tutto il centrodestra.

La premier Giorgia Meloni è intervenuta da New York: «Penso che 10 anni sia un termine congruo. Non ravvedo la necessità. Poi se c’è un referendum, quella è democrazia».

Lega e Forza Italia sulla stessa linea di Meloni, anche se gli azzurri di Tajani hanno mostrato un’apertura sul tema ius scholae.

Ne abbiamo parlato con Fabio Raimondo, deputato di Fratelli d’Italia. «Referendum? Per noi la cittadinanza è un punto di arrivo, non di partenza». L’intervista.

Raimondo, un commento sul referendum cittadinanza?

Questa è una posizione te storica per Fratelli d’Italia e in generale dalla destra italiana; ovviamente, nutro il massimo rispetto per il referendum, e vedremo se otterrà il vaglio dalla Corte Costituzionale. In generale, io credo attualmente la normativa italiana in materia di cittadinanza non è poi così restrittiva rispetto a quella in vigore in molti Stati europei. I numeri parlano chiaro.

Il tema è proprio culturale e di approccio. Rispetto a chi oggi propone il referendum, noi vediamo la cittadinanza come il punto di arrivo di un percorso fatto di condivisione, di valori, di tradizioni, di integrazione, e non il punto di partenza.

Peraltro, il dibattito è forse più frutto del momento e non di quelle che sono le esigenze dei problemi italiani. Non a caso, tutto ciò si trova nel programma elettorale della sinistra, non nel nostro. Non è una novità che vivano su un altro pianeta quando si tratta dei veri problemi degli italiani.

C’è comunque qualcosa da cambiare in tema cittadinanza?

Io credo che la normativa attuale funzioni. Forse, se proprio dobbiamo ragionare su che cosa intervenire, non è la legge, ma fare in modo che quando queste procedure vengono incardinate nelle prefetture, venga data effettivamente la giusta attenzione; dobbiamo mettere anche le prefetture nella posizione di poter funzionare, in modo tale da evitare lunghi periodi di ottenimento della cittadinanza per colpe burocratiche.

È giusto che quando una persona la richiede dopo 10 anni, la ottenga senza ulteriori prolungamenti di tempi tecnici.

Nel caso il referendum dovesse passare, Fratelli d’Italia potrebbe aprirsi sullo ius scholae come controbattuta?

No, io credo che quel referendum non passerà perché non è una priorità degli italiani. Di conseguenza, non è una discussione che possiamo aprire al momento.