Home Future Comunità energetica? Vengo anch’io. In Italia ce ne sono 154: come funzionano

Comunità energetica? Vengo anch’io. In Italia ce ne sono 154: come funzionano

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Ad oggi in Italia si contano 154 tra comunità energetiche rinnovabili (CER) e configurazioni di autoconsumo collettivo, secondo il GSE (Gestore dei Servizi Energetici). Un numero che avrebbe potuto essere già alto, se non ci fossero stati ritardi normativi e burocratici. Che cosa sono e come funzionano?

Cosa sono le comunità energetiche rinnovabili

La comunità energetica, in sostanza, è composta un gruppo di soggetti (cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e piccole/medie imprese ) che si organizzano per produrre e condividere localmente l’energia da fonti rinnovabili. Il 23 gennaio 2024 è stato pubblicato il Decreto MASE n.414 del 07/12/2023 che stimola la nascita e lo sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili e dell’autoconsumo diffuso: secondo le stime di Italia Solare, questo consentirà di aggiungere 12 GW di energia pulita da qui al 2030, contribuendo per il 15% circa al raggiungimento dell’obiettivo di sviluppo del solare fotovoltaico entro i prossimi sei anni.

“Il ritardo di un 1 anno e 7 mesi nell’emanazione del decreto ha però rallentato la diffusione delle comunità energetiche, in un momento storico in cui sarebbero state un’ancora di salvezza contro i rincari delle bollette”, commenta Daniele Iudicone, esperto di energie rinnovabili e founder di IMC Holding, che spiega quali sono le potenzialità delle CER.

Comunità energetiche e autoconsumo collettivo

Innanzitutto, le comunità energetiche non sono rivolte solo ai centri urbani e alle aziende di grandi dimensioni, ma “sono alla portata di tutti, anche dei piccoli borghi. Premiano sia il consumatore dell’energia green, sia il prosumer, ovvero colui che produce l’energia per autoconsumo e reimmette il surplus del suo impianto rinnovabile ad uso della comunità. Nei comuni fino a 5000 abitanti, tra l’altro, il GSE, grazie ai fondi del PNRR, ha messo a disposizione un incentivo del 40% a fondo perduto per la realizzazione degli impianti rinnovabili”. 

Le comunità energetiche, inoltre, possono riguardare anche i condomini: “In questo caso si parla di autoconsumo collettivo. In generale, dal privato all’azienda, chiunque può prendere parte a una comunità energetica, con vantaggi importanti, sia economici che ambientali”. 

Costi, incentivi e agevolazioni

In termini di costo, una comunità energetica prevede “la spesa relativa all’impianto fotovoltaico, il cui costo varia in base alla potenza installata, oltre all’ingaggio del notaio e alle pratiche rivolte al GSE, voci che ammontano entrambe a circa 1.000 euro l’una”. 

Lato consumatori di una comunità energetica, il GSE riconosce un incentivo di 12 centesimi per ogni kW di energia autoconsumata. Per i produttori l’incentivo è di 11 centesimi per ogni kW immesso e consumato nella rete della comunità stessa.

Vantaggi economici e ambientali

In primis viene garantita una grande sostenibilità economica: “L’energia prodotta viene consumata nell’immediato dalla stessa comunità: questo garantisce una migliore gestione della rete elettrica, che potrebbe, invece, essere appesantita da tanti impianti fotovoltaici che immettono il proprio surplus energetico nella rete, senza sapere come re-distribuirlo. La comunità energetica crea un match perfetto tra domanda e offerta, che crea anche risparmio sia per chi consuma, sia per chi produce, oltre a rispettare l’ambiente. Nel primo caso il 50% del costo al KW dell’energia consumata sarà coperto dall’incentivo del GSE, mentre il prosumer avrà a disposizione energia green a costo zero per i propri consumi e riceverà un bonus per il surplus che metterà a disposizione della comunità”, spiega  Iudicone, spiegando che le CER “non hanno rischi”.

Come nasce una comunità energetica 

L’iter da seguire prevede di scegliere “un’azienda che possa realizzare una comunità energetica e, volendo, anche occuparsi della sua gestione. La comunità, infatti, deve mantenere nel tempo una percentuale del 55% di energia autoconsumata all’interno della rete stessa, mentre gli incentivi del GSE verranno erogati ogni 6 mesi a un referente designato della comunità, cui spetterà il compito di ripartirli con i diretti interessati. Questa operazione può essere svolta in autonomia o avvalendosi di una società esterna”. 

Una volta individuati i primi produttori di energia green e i primi consumatori, è necessario rivolgersi al notaio per costituire la comunità energetica, che potrà accogliere nel tempo, sia nuovi consumatori, sia nuovi prosumer, a patto che per questi ultimi l’impianto fotovoltaico venga creato in occasione dell’ingresso nella comunità e non sia preesistente alla stessa. Lo step successivo sarà fare richiesta al GSE per ricevere gli incentivi. 

“La modalità di autoconsumo collettivo, che riguarda i condomini, invece, non richiede di rivolgersi al notaio e non è richiesta l’approvazione all’unanimità dei condomini per la realizzazione dell’impianto rinnovabile. Le unità immobiliari che decideranno di dotarsi dell’impianto diventeranno prosumer, con il doppio vantaggio di godere di energia pulita a costo zero e guadagnare su quella immessa in rete ad uso della stessa comunità, mentre i condomini che usufruiranno dell’energia prodotta dal condominio riceveranno gli incentivi del GSE”.

Come funziona la gestione dell’energia

La gestione è molte semplice: “Vengono installati dei meter, sia sull’impianto fotovoltaico, sia sui contatori, che dialogano con il GSE tramite il canale Chain2. Esistono poi delle app che mostrano in tempo reale agli appartenenti della comunità quanta energia viene prodotta e consumata. Ogni 6 mesi il GSE invia al referente prescelto il resoconto dell’energia prodotta e consumata dai singoli POD e i relativi incentivi”. 

Consigli

L’errore più frequente che si commette è quello di “affidarsi ad aziende che non istallano correttamente l’impianto. Consiglio di scegliere un’azienda che abbia una buona reputazione, sia per l’installazione, sia per la qualità dei prodotti utilizzati, che devono durare nel tempo. Ancora meglio se, alle spalle della società installatrice, è presente una compagnia elettrica ad essa collegata per avere un maggiore controllo sull’energia consumata”.