Home Future Poca neve, gare annullate, vacanze rovinate… è ora di appendere gli sci al chiodo?

Poca neve, gare annullate, vacanze rovinate… è ora di appendere gli sci al chiodo?

Poca neve, gare annullate, vacanze rovinate… è ora di appendere gli sci al chiodo?

Dovremo dire addio agli sport invernali e alle vacanze sulla neve? Speriamo di no… ma di certo il futuro è cupo. A lanciare l’allarme sono la Federazione Internazionale Sci e Snowboard (FIS) e l’Organizzazione Meteorologica Mondiale (OMM), che hanno siglato un memorandum d’intesa per lavorare insieme alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica e al rafforzamento del dialogo scientifico e sportivo. 

Gare annullate e vacanze rovinate 

E’ la prima volta che l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite collabora con una federazione sportiva internazionale: una decisione dettata della preoccupazione per gli impatti di vasta portata che le crescenti temperature globali stanno avendo sulla copertura di neve e ghiaccio in montagna, come è evidente anche a tanti turisti e amanti dello sci. “Le vacanze invernali rovinate e gli eventi sportivi annullati sono, letteralmente, la punta dell’iceberg del cambiamento climatico – afferma il Segretario generale dell’OMM Celeste Saulo -. I ghiacciai in ritirata, la riduzione della copertura di neve e ghiaccio e lo scioglimento del permafrost stanno avendo un impatto importante sugli ecosistemi, sulle comunità e sulle economie montane e avranno ripercussioni sempre più gravi a livello locale, nazionale e globale per i secoli a venire”.  

Per esempio, nel 2023/24 la FIS ha organizzato 616 gare di Coppa del Mondo tra tutte le discipline, distribuite in 166 sedi, ma ventisei gare sono state annullate per motivi legati al meteo, oltre alla difficoltà per gli atleti di competere su piste in condizioni di neve estreme. 

Come sta cambiando il manto nevoso 

Secondo uno studio condotto da scienziati francesi e austriaci, pubblicato nel 2023 su Nature Climate Change e incentrato su 2.234 stazioni sciistiche in 28 paesi europei, “senza innevamento artificiale, il 53% e il 98% di queste stazioni saranno a rischio molto elevato di fornitura di neve con un riscaldamento globale rispettivamente di 2 °C e 4 °C”. 

Anche la Svizzera, che ospita sia il FIS che il WMO, ha condotto scenari dettagliati sui cambiamenti climatici: i ghiacciai alpini hanno perso circa il 60% del loro volume dal 1850. Inoltre, ad altitudini inferiori agli 800 metri, il numero di giorni con nevicate si è dimezzato dal 1970, con precipitazioni che cadono come pioggia anziché come neve, secondo l’ufficio federale svizzero di meteorologia e climatologia MeteoSvizzera.

E ancora: cinquant’anni fa il livello di zero gradi era a circa 600 m sopra il livello del mare, mentre oggi, con gli inverni che diventano più caldi, il livello è a circa 850 m. Gli scenari di cambiamento climatico svizzeri CH2018 prevedono che il livello di zero gradi salirà di altri 400-650 m entro il 2060 senza mitigazione del cambiamento climatico, arrivando a un’altitudine di circa 1.300-1.500 m. 

I danni del climate change alla criosfera 

Al centro delle preoccupazione del Consiglio esecutivo dell’OMM c’è la criosfera, ovvero l’insieme delle parti ghiacciate del sistema terrestre, i cui cambiamenti influenzano l’intero pianeta.  Va detto che il 70% dell’acqua dolce della Terra esiste come neve o ghiaccio e circa il 10% della superficie terrestre è coperta da ghiacciai o calotte glaciali.

Negli ultimi decenni  il riscaldamento globale ha portato a un restringimento diffuso della criosfera. Secondo l’Intergovernmental Panel on Climate Change, stiamo assistendo allo scioglimento delle calotte glaciali e dei ghiacciai della Groenlandia e dell’Antartide, alla riduzione della copertura nevosa, all’estensione e allo spessore del ghiaccio marino artico e antartico e allo scioglimento del permafrost nelle regioni artiche e montuose.  

I cambiamenti nelle nevicate e nella copertura nevosa non hanno solo un effetto sul turismo invernale, ma anche sull’energia idroelettrica e sui trasporti. Lo scioglimento del terreno ghiacciato ha anche conseguenze dirette sulla stabilità delle infrastrutture costruite su di esso, oltre a contribuire ad aumentare la quantità di carbonio nell’atmosfera.

In cosa consiste l’accordo 

L’accordo entra in vigore per la stagione invernale 2024/25 ed è previsto per un periodo iniziale di cinque anni con possibilità di rinnovo automatico. Apre la strada a un’ampia gamma di attività congiunte che portano i dati e le competenze scientifiche dell’OMM al centro degli sport sulla neve e del turismo montano. 

Ogni anno le due parti definiranno la serie di iniziative da implementare e le prime sono già programmate per le prossime settimane: il 7 novembre la partnership ospiterà un webinar per tutte le 137 associazioni nazionali di sci, nonché per i gestori delle sedi e gli organizzatori di eventi, sui cambiamenti climatici e il loro potenziale impatto sulla neve, sul ghiaccio e sugli sport , compresa una panoramica sugli strumenti di previsione avanzati intorno alle stazioni sciistiche.