Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano è in piena emergenza. Lo ha dichiarato l’8 ottobre Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, durante la presentazione del 7° Rapporto sul SSN alla Sala Capitolare della Minerva a Roma. Il rapporto evidenzia un divario preoccupante nella spesa sanitaria pubblica italiana rispetto alla media dei Paesi OCSE membri dell’Unione Europea: ogni cittadino italiano beneficia di € 889 in meno rispetto alla media europea, per un gap complessivo di circa € 52,4 miliardi. Il documento sottolinea inoltre la crisi del personale sanitario, i lunghi tempi di attesa e il peso crescente delle spese sanitarie a carico delle famiglie, elementi che contribuiscono a minare la stabilità del sistema.
Il definanziamento e la crisi strutturale del SSN
La riduzione costante dei finanziamenti alla sanità pubblica negli ultimi 15 anni è una delle cause principali della crisi, secondo Cartabellotta. Il Fabbisogno Sanitario Nazionale (FSN), pur aumentando di € 28,4 miliardi dal 2010 al 2024, non ha compensato i tagli subiti nel periodo pre-pandemico, quando alla sanità sono stati sottratti oltre € 37 miliardi. Anche l’aumento dei fondi tra il 2020 e il 2022 è stato interamente assorbito dai costi della pandemia, senza consentire un rafforzamento strutturale del sistema. Per il biennio 2023-2024, i fondi aggiuntivi sono stati destinati principalmente a coprire i maggiori costi energetici e ai rinnovi contrattuali del personale, lasciando poco spazio per un reale rilancio della sanità pubblica. Il Piano strutturale di Bilancio, approvato lo scorso 27 settembre dal Consiglio dei Ministri, prevede una riduzione del rapporto tra spesa sanitaria e PIL, dal 6,3% nel 2024-2025 al 6,2% nel 2026-2027. Questo dato, afferma Cartabellotta, conferma il trend di definanziamento che non tiene conto delle crescenti esigenze della popolazione.
Spesa sanitaria a carico delle famiglie in aumento
Uno degli aspetti più critici evidenziati dal rapporto è l’aumento della spesa sanitaria sostenuta direttamente dalle famiglie. Nel 2023, le famiglie italiane hanno visto un incremento del 10,3% della spesa a proprio carico, pari a € 3,8 miliardi. La ridotta disponibilità di cure gratuite ha portato quasi 4,5 milioni di persone a rinunciare a visite specialistiche o esami diagnostici, di cui 2,5 milioni per motivi economici. Questo fenomeno, che colpisce soprattutto le fasce più vulnerabili della popolazione, rischia di minare il principio di universalità del SSN, trasformandolo in un sistema sempre più elitario.
Crisi del personale sanitario: carenze e abbandoni
La sanità pubblica italiana si trova a fronteggiare una crisi del personale senza precedenti. La frustrazione crescente tra i professionisti sanitari, dovuta a turni estenuanti, burnout e prospettive di carriera limitate, ha portato molti a lasciare il SSN. Tra il 2019 e il 2022, il sistema ha perso oltre 11.000 medici, e altri 2.564 si sono dimessi nei primi sei mesi del 2023. Anche il numero di infermieri è preoccupantemente basso, con 6,5 infermieri ogni 1.000 abitanti, ben al di sotto della media OCSE di 9,8. La scarsa attrattività della professione infermieristica si riflette anche nelle iscrizioni ai corsi di laurea, che non riescono a compensare le crescenti necessità del sistema.
Disuguaglianze regionali e mobilità sanitaria
Il rapporto della Fondazione Gimbe mette in luce le significative disparità regionali nell’accesso ai servizi sanitari. Solo 13 Regioni italiane hanno rispettato i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) nel 2022, con un divario sempre più marcato tra Nord e Sud. La migrazione sanitaria continua a pesare sui bilanci delle famiglie e delle Regioni del Sud, che tra il 2012 e il 2021 hanno accumulato un saldo negativo di € 10,96 miliardi. L’autonomia differenziata, in discussione a livello politico, potrebbe ulteriormente accentuare queste disuguaglianze, compromettendo il diritto alla salute nelle aree più svantaggiate del Paese.
Il ruolo del PNRR e le sfide per il futuro del SSN
Nonostante i progressi legati al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che ha visto il raggiungimento di alcuni obiettivi al 30 giugno 2024, le disuguaglianze regionali continuano a influenzare l’attuazione delle riforme. Solo il 19% delle Case di Comunità previste è operativo, e i ritardi sono particolarmente evidenti nel Mezzogiorno. Cartabellotta sottolinea che il PNRR rappresenta una grande opportunità per rafforzare il SSN, ma senza un piano integrato di finanziamento e riorganizzazione rischia di diventare una soluzione temporanea a un problema strutturale.
Un appello per salvare la sanità pubblica
Di fronte a questa situazione, la Fondazione Gimbe ha presentato un Piano di Rilancio del SSN, articolato in 13 punti, con l’obiettivo di salvaguardare il sistema pubblico e garantire il diritto alla salute. Cartabellotta invoca un nuovo patto politico e sociale che superi le divisioni ideologiche e riconosca il SSN come un pilastro della democrazia e della coesione sociale. Solo attraverso un impegno comune e investimenti adeguati sarà possibile restituire dignità e accesso equo alle cure per tutti i cittadini italiani, preservando uno dei principi fondamentali della Costituzione.