Home Future Autunno, non solo foliage: è il momento giusto per il foraging

Autunno, non solo foliage: è il momento giusto per il foraging

foraging

Per gli appassionati di foliage, questa è la stagione giusta, ma non solo. C’è un’altra tendenza, legata alla natura, che si sta diffondendo sempre più, molto adatta all’autunno: il “foraging”, una pratica antica che sta tornando alla ribalta in un mondo sempre più attento alla sostenibilità e alla protezione del Pianeta, in italiano conosciuta come fitoalimurgia. Di cosa si tratta?

Che cos’è il foraging

Il foraging consiste nella raccolta di piante, frutti, funghi ed erbe selvatiche direttamente dall’ambiente naturale. Un’attività che i nostri antenati praticavano regolarmente come forma di sussistenza e che in periodi difficili, come la seconda guerra mondiale, ha rappresentato una salvezza per tante persone. Oggi, invece, è diventata un modo per riscoprire la biodiversità e connettersi alla natura: mentre si passeggia nel bosco, magari facendo anche forest bathing, si apprende l’andamento dei cicli naturali, si impara a distinguere le specie vegetali commestibili da quelle tossiche e si capisce l’importanza di preservare l’ecosistema.

Dove e quando praticare il foraging

Il foraging si può praticare in numerosi ambienti naturali, come boschi, praterie, zone costiere e perfino parchi urbani. Tuttavia, è importante ricordare che ogni luogo ha le sue regole: molte aree protette, come i parchi nazionali, limitano o vietano la raccolta di flora e fauna per tutelare gli ecosistemi, quindi è fondamentale informarsi sui regolamenti locali e rispettare l’ambiente circostante, raccogliendo solo ciò che serve davvero e lasciando spazio alla rigenerazione naturale delle specie.

Per quanto riguarda le stagioni, invece, la raccolta di piante selvatiche si può praticare quasi in ogni periodo dell’anno, ma cambia il contenuto del cestino che ci si porta a casa a fine giornate. Se la primavera è la stagione ideale per erbe fresche e germogli, come ortiche, tarassaco, acetosa, piantaggine ed asparagi selvatici, d’estate invece maturano tanti frutti selvatici, come more, mirtilli e lamponi. Sempre questo è il periodo ideale per molte erbe aromatiche, come il timo e la menta, mentre l’autunno è la stagione dei funghi per eccellenza, ovviamente, con porcini, finferli e altre varietà che spuntano abbondanti nei boschi, insieme alle castagne. Novembre e dicembre sono mesi in cui le erbe spontanee si trovano in abbondanza, dall’acetosella alla borragine, dal cardo mariano alla piantaggine, passando per il farinello.

Vantaggi del foraging

Uno dei maggiori vantaggi del foraging è il legame diretto con la natura che questa pratica offre. Raccolta e consumo di piante e funghi selvatici possono arricchire la nostra dieta di nutrienti e sapori unici. Inoltre, il foraging favorisce la sostenibilità, poiché incoraggia l’utilizzo di risorse naturali locali, riducendo l’impatto ambientale associato alla coltivazione industriale e al trasporto di cibo.

Per molti, il foraging è anche un’esperienza meditativa e rigenerante. Camminare nei boschi, respirare aria fresca e osservare la natura può ridurre lo stress e migliorare il benessere mentale.

I rischi del foraging

Nonostante i numerosi benefici, il foraging non è privo di rischi, legati innanzitutto alla difficoltà nel distinguere tra specie commestibili e tossiche. Molte piante sono simili tra loro, ma possono essere letali se ingerite. Anche tra i funghi, le specie tossiche come l’Amanita falloide sono spesso confuse con varietà commestibili. 

Per minimizzare i rischi, l’ideale è partecipare a escursioni in compagnia di esperti e prepararsi studiando molto, per esempio consultando app e leggendo guide specializzate. Qualche idea? Il Bosco di Ogigia, per esempio, è un progetto di divulgazione di buone pratiche ambientali e agricole, che organizza un corso online dedicato al riconoscimento delle erbe spontanee commestibili. All’hotel Pfösl di Nova Levante (Bolzano) la proprietaria, nonché esperta di erbe Brigitte Zelger, ha allestito un giardino didattico in cui conduce gli ospiti alla ricerca delle erbe più saporite e spiega loro come cucinarle. Allo stesso modo all’albergo Chalet Alpenrose in Val di Pejo c’è Martina, che accompagna le persone a fare foraggino nei boschi.

Che si tratti di bere un caffè al gusto di larice e pigne, oppure di mangiare un’insalata di fiori raccolti da un prato alpino, però, la raccomandazione fondamentale è una sola: bisogna raccogliere solo ciò che si conosce bene e, se non si è sicuri al 100% della commestibilità di una pianta o di un fungo, è meglio rinunciare.