Home Pharma Manovra, Cimo-Fesmed: preoccupazioni sui finanziamenti alla sanità
I braccianti della sanità: i medici specializzandi pagati 5 euro l'ora

La Federazione Cimo-Fesmed ha comunicato di voler attendere prima di esprimere un giudizio definitivo sul Disegno di Legge di Bilancio 2025, approvato il 15 ottobre dal Consiglio dei Ministri. Il sindacato dei medici riconosce la “buona volontà” del ministro della Salute, Orazio Schillaci, che sembra aver ottenuto l’adozione di alcune proposte avanzate dalla categoria. Tra queste, un piano di assunzioni e lo sblocco del tetto di spesa, misure che potrebbero offrire un sollievo al personale sanitario. Accolta positivamente anche la defiscalizzazione dell’indennità di specificità, considerata un passo importante per aumentare le retribuzioni e rendere più attrattivo il lavoro nel servizio sanitario pubblico.

Tuttavia, una nota del sindacato esprime preoccupazione in seguito alle dichiarazioni del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, durante la conferenza stampa. Il mantenimento della percentuale della spesa sanitaria rispetto al PIL suggerisce che nel 2025 saranno disponibili solo circa 900 milioni di euro per la sanità, oltre al miliardo già previsto dalla precedente legge di bilancio. Questo significherebbe rimandare al 2026 la disponibilità di quasi 3 miliardi di euro, giustificando così la diluizione in più fasi sia del piano di assunzioni del personale che della defiscalizzazione dell’indennità di specificità.

Il sindacato esprime ulteriori dubbi sul fatto che le risorse destinate alla sanità potrebbero provenire dall’anticipo di future imposte pagate da banche e assicurazioni. Se così fosse, si tratterebbe di finanziamenti non strutturali, mentre gli interventi sul personale richiedono fondi stabili e continuativi. Guido Quici, presidente di Cimo-Fesmed, auspica che gli effetti della defiscalizzazione dell’indennità di specificità siano immediati e che non sia necessario attendere la conclusione del contratto 2025-2027 per vedere gli aumenti in busta paga, soprattutto considerando che l’atto di indirizzo per avviare le trattative non è ancora stato emanato. “I medici e i professionisti sanitari stanno vivendo un grave disagio, e le misure per alleviarlo non possono essere dilazionate nel tempo. Speriamo che il testo definitivo della Legge di Bilancio possa dissipare le nostre preoccupazioni e confermare le misure anticipate dalla stampa nei giorni scorsi. Altrimenti, ci sentiremmo ancora una volta presi in giro”, conclude Quici.