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Elezioni Usa 2024, cosa succederà alle Big Tech? Gli scenari

Ormai il countdown verso le elezioni presidenziali negli Stati Uniti è agli sgoccioli. Che cosa succederà dopo il 4 novembre, a seconda del candidato che si insedierà alla Casa Bianca? Se lo chiedono anche le “Magnifiche Sette”, ovvero le grandi aziende tecnologiche a stelle e strisce, tra cui Microsoft, Amazon e Meta, consapevoli che l’esito delle urne influenzerà significativamente il contesto in cui operano. 

Il rapporto tra Washington e le Big Tech

Come True-News ha già raccontato a proposito della discesa in campo di Elon Musk, queste imprese, a lungo celebrate per la loro capacità di innovazione, promozione della crescita economica e creazione di posti di lavoro, sono cresciute in una sorta di far west normativo, ma negli ultimi anni hanno raggiunto un’influenza tale da suscitare maggiore attenzione da parte di Washington. 

Per esempio, alcune scelte politiche dell’amministrazione Biden, come la nomina di Lina Khan a capo della Federal Trade Commission (FTC), hanno introdotto un approccio più severo e una maggiore facoltà di controllo istituzionale, che ha portato in particolare a un esame più rigoroso degli accordi per fusioni e acquisizioni da parte del governo, da quelle di grandi dimensioni, come Microsoft e Activision, a quelle piccole e bolt-on come Amazon e iRobot.

Elezioni Usa 2024 e Big Tech: gli scenari

Quale influenza potrebbero avere le imminenti elezioni presidenziali americane su questo settore? In generale, in caso di amministrazione democratica, si può prevedere una certa continuità, mentre le cose cambierebbero se venisse rieletto l’ex presidente Donald Trump. Anche se il tycoon è ben lungi dall’essere un sostenitore delle Big Tech, tanto che nel 2020 il Dipartimento di Giustizia (Department of Justice, DOJ), sotto la sua presidenza, ha intentato una causa antitrust contro Google, a prevalere potrebbe essere però l’avversione generale del Partito Repubblicano verso la regolamentazione aziendale, come scrive MorningStar, che definisce quattro possibili scenari.

Presidente democratico, Senato democratico

In caso di vittoria democratica sia alla Casa Bianca che al Senato, si prevede una forte continuità nella linea avviata da Biden, con un serrato controllo delle fusioni e acquisizioni delle Big Tech, che resterebbero concentrate sul riacquisto di azioni e sugli investimenti in intelligenza artificiale.
 

Presidente democratico, Senato repubblicano

Questo scenario rappresenta una sorta di equilibrio tra esercizio del controllo e possibilità di cambiamento nella regolamentazione antitrust. Harris potrebbe essere spinta a un approccio più moderato, soprattutto se fosse messa sotto pressione da influenti donatori democratici, come il co-fondatore di LinkedIn Reid Hoffman.

Presidente repubblicano, Senato democratico

Una presidenza repubblicana potrebbe tentare di nominare nuovi leader per la FTC e il DOJ, ma sulla scelta dei sostituti di Khan e Kanter influirebbe un Senato democratico, che porterebbe probabilmente anche in questo caso a un compromesso tra controllo normativo e flessibilità. In altre parole: candidati critici nei confronti delle Big Tech, ma difficilmente in grado di assumere la stessa posizione combattiva degli attuali.

Presidente repubblicano, Senato repubblicano

Questo scenario sarebbe il più favorevole alle Big Tech, poiché aprirebbe una prospettiva anti-regolamentazione. Probabilmente i repubblicani nominerebbero figure dall’approccio più indulgente verso le fusioni e acquisizioni delle Big Tech, che porterebbero una sostanziale diminuzione nell’aggressività dell’applicazione delle norme antitrust.

In ogni caso, al di là della questione delle fusioni e acquisizioni, l’attenzione dei regolatori si concentrerà anche su altri aspetti, come la supervisione sugli sviluppi dell’intelligenza artificiale e la privacy dei dati.  

Come investire

Le migliori scelte di investimento in questo momento? Per MorningStar sono Microsoft, che ha mostrato un’elevata capacità di adattamento anche in un contesto normativo sfavorevole, e Alphabet, le cui azioni presentano un prezzo interessante, perché, secondo gli analisti, il danno arrecato alla valutazione dell’azienda a seguito delle contestazioni antitrust è stato eccessivamente punitivo.